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La Sara nazionale

par Antonio Recanatini

Publie le lunedì 19 maggio 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing
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Il passato da tennista non può farmi chiudere gli occhi sul personaggio Errani. Qualche anno fa, quando non era famosa, aleggiava un giudizio comune a tanti intenditori "brava si, ma troppo piccola per raggiungere grandi traguardi", "veloce di gambe, ma troppo lenta con il braccio", "la sua palla non cammina", "dove ci presentiamo con una nana?"
A quel punto Sara sposò il tennis, continuò a sottoporsi ad allenamenti duri, durissimi. È rimasta in campo anche dieci ore di fila, evitando lo sfarzo del mondo patinato e il rigurgito del marketing intorno a lei, fino a diventare la numero 5 al mondo, traguardo che, fino ad allora, sembrava proibitivo per le italiane. Cullava un sogno, vincere gli internazionali d’Italia a Roma. Finalmente quest’anno è arrivata in finale contro la Willliams, numero uno indiscussa. La sua avversaria è andata subito in vantaggio 0-3, ma il nostro furetto, correndo come una gazzella è riuscita a portarsi sul 4-3, con il servizio a disposizione e la possibilità di raggiungerla. Il sogno è finito per un dolore muscolare, forse non avrebbe vinto ugualmente. È rimasta in campo per onorare la sfida e per rispetto delle persone accorse a sostenerla, alla fine è scoppiata a piangere, davanti alla platea rimasta in piedi ad applaudirla, davanti alle telecamere di tutto il mondo. Certo, nessun paragone con le donne italiane che lavorano dodici ore al giorno e sopravvivono grazie agli aiuti, nessun paragone con le donne licenziate dalle aziende fallite e quelle spostate all’estero, nessun paragone e tanto meno lo farei io.
La Errani mette in luce il valore combattivo della donna italiana, del sentimento genuino, a dispetto delle stangone venute da Marte e delle varie minetti, che girano in tv a mostrare tette e culi.

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