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Ma quanto sono democratici ...

par InfoAut

Publie le sabato 24 maggio 2014 par InfoAut - Open-Publishing
2 commenti

Piazza del Popolo, militante Pd prende a calci contestatore

http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2014/piazza-del-popolo-militante-pd-prende-a-calci-contestatore/166808/165296

Manifestazione Pd, contestatori cacciati a spintoni e insulti dalla piazza

http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2014/manifestazione-pd-contestatori-cacciati-a-spintoni-e-insulti-dalla-piazza/166806/165294

Movimenti irrompono nella piazza Pd, rissa con i militanti

http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2014/movimenti-irrompono-nella-piazza-pd-rissa-con-i-militanti/166802/165290

E Piazza del Popolo è mezza vuota

http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-europee-2014/renzi-non-riempe-piazza-del-popolo-vista-dall-alto-e-vuota-a-meta/166813/165301


La piazza è del popolo, Renzi vattene!

Venerdì 23 Maggio 2014

Ancora a poche ore dalle elezioni, non si ferma l’ondata di contestazioni che ha accompagnato i comizi di Renzi ad ogni sua apparizione pubblica: ieri sera a Roma i movimenti di lotta per la casa hanno rovinato la festa al premier, interrompendone il discorso con fischi e slogan. Immediata la reazione della polizia a difesa del partito degli incontestabili, che ha portato via diverse persone. Di seguito il racconto di quanto accaduto:

Ieri a Piazza del Popolo, nel giorno di chiusura della campagna elettorale, abbiamo contestato il premier Renzi, riportando in quella platea le voci di chi, quotidianamente, prende posizione contro le politiche di austerity e precarizzazione messe in campo da questo governo.

Sempre ieri, come nelle settimane precedenti, in tutte le città del paese i movimenti si sono schierati a difesa del diritto a una vita dignitosa, alla casa, al reddito.

Il clima politico che viviamo è sempre più paradossale: da una parte il partito di governo e il suo esponente di spicco, contestati sistematicamente in piazze sempre più vuote, dall’altra una volontà di riscatto che si esprime sempre più nelle lotte dal basso che fioriscono in tutti i territori.

Queste elezioni europee, l’ennesima pantomima di una democrazia rappresentativa ormai svuotata da ogni legittimità o consenso sociale, si sono trasformate in un’occasione in cui evidenziare tutte le contraddizioni di politiche neoliberiste, sempre più in antitesi con i reali bisogni della gente.

Lo dimostra la recente approvazione del decreto Poletti e del Piano Casa, che invece di farsi carico della crescente emergenza sociale, la trasformano nell’ennesimo business su cui speculare, istituzionalizzando la precarietà a vita e finendo di smantellare un welfare già ridotto all’osso.

Proprio per questo a contestare il PD eravamo in tanti: occupanti di case, migranti, studenti, precari, disoccupati, un movimento sempre più forte, che non si lascia intimidire dalle provocazioni subite ogni giorno da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni.

Emblematiche sono le immagini che già circolano su tutti i media e mostrano la violenza che gli esponenti del PD hanno messo in atto nei confronti dei manifestanti.

Questa giornata riconferma la chiusura degli spazi di agibilità politica messa in campo da questo governo: l’hanno dimostrato gli arresti di Paolo e Lucadurante la conferenza stampa a Montecitorio, in difesa del diritto a l’abitare e lo sgombero dell’occupazione giovanile del Neet Bloc del 21 Maggio, così come oggi lo spropositato schieramento delle forze dell’ordine, all’opera con assurde identificazioni preventive e 50 fermi di alcune ore, che ha provato a bloccare la contestazione.

Questa giornata è stata solo una tappa verso il vertice sulla disoccupazione giovanile dell’11 luglio a Torino; un’occasione per continuare a portare avanti con la stessa rabbia e la stessa determinazione le rivendicazioni di chi lotta tutti i giorni nei territori.

Ci vediamo il 31 maggio a Torino per costruire insieme l’appuntamento dell’11 Luglio.

#nopianocasa #renzistaisereno #civediamolundici #nojobsact #libertàdimovimento

Movimenti per il diritto all’abitare, contro l’austerity e la precarietà

http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/11833-la-piazza-%C3%A8-del-popolo-renzi-vattene

Allo stesso link c’è un bel video di You Reporter ...

Messaggi

  • Venerdì 22 Maggio 2014

    Come si (ri)diventa fascisti: lo stato di polizia del governo Renzi

    Come si (ri)diventa fascisti. Il titolo è impegnativo, quindi ciò che sto per scrivere non sarà esaustivo. Al contrario, si basa su riflessioni precedenti rispetto alla data di oggi e intende andare oltre per indicare una soglia di pericolo - il fascismo, appunto - che al momento appare già varcata.
    Torniamo all’oggi dunque, giovedì 22 maggio, e ricordiamoci di questa data. Che cosa è successo?

    Il presidente del consiglio Matteo Renzi, a capo di un governo (il terzo di fila) mai votato da nessuno, ha scelto piazza del Popolo per chiudere la campagna elettorale con cui il Partito Democratico ha affrontato le imminenti elezioni europee.

    L’appuntamento con il discorso del "capo", previsto per le ore 19 arriva insieme alla desolazione di una piazza semivuota, animata con molta fatica da zelanti volontari (o dipendenti?) che si affannavano a distribuire ai presenti quante più bandiere del PD possibili.

    Il tempo, come è sua natura, passa: i militanti piddini sperano che qualcun altro arrivi, e i loro desideri vengono esauditi soltanto a metà. In piazza, infatti, insieme ai quattro gatti del comizio c’è anche un buon numero di cittadini e cittadine qualunque: studenti, precari, disoccupati, migranti, lavoratori impossibilitati ad arrivare alla fine del mese... una rappresentanza, insomma, di quelle oltre dieci milioni di famiglie italiane costrette a (sopra)vivere al di sotto della soglia di povertà.

    Quello che salta agli occhi, appena la piazza viene animata da queste nuove presenze, è la profonda differenza antropologica tra i nuovi arrivati e i militanti del PD. Da una parte, insieme a tutti i colori del mondo, si sprigionano odore di officina, di libri e di cucina, mentre le voci parlano di cantiere e di call center e i vestiti raccontano l’arte di arrangiarsi. Tra i militanti del PD, al contrario, si apprezzano le giacche comprate in centro e le hogan ai piedi, gli afrori di lacca per capelli e i volti distesi di chi non si sta ponendo né il problema del pranzo né quello della cena. Questa spaccatura, ormai definitiva e irreversibile, dei corpi che un tempo non lontanissimo ancora condividevano uno spazio genericamente definito "di sinistra" dovrebbe essere presa in considerazione più attentamente, ma quello che è sicuro è che a piazza del Popolo una simile differenza produceva dissonanze incapaci di passare inosservate. I primi ad accorgersene, gli impiegati della DIGOS, la polizia politica che, per l’occasione, è stata mobilitata in grande stile: le stesse lacche dei militanti piddini sui capelli, le stesse hogan ai piedi.

    I poliziotti della politica, mentre Renzi ancora non si affaccia sul palco allestito per l’occasione, sono decine e decine; e gli uomini ai loro ordini, in divisa, con i caschi e i manganelli, molte centinaia. Si coordinano e, incordonati, si gettano addosso a chi è considerato "diverso" e le pelli degli africani e degli indios sono le prime a farne le spese, insieme a quelle di chi ha meno anni sulle spalle, ritenuto, probabilmente, "colpevole" di non indossare le orrende magliette arancioni con cui si pavoneggiavano i Giovani Democratici presenti al comizio.

    Così, senza proferire parola, la polizia si scaglia su tutta questa massa di intervenuti, spinta a manganellate fuori dalla piazza, con l’ausilio di schiaffi e pugni di volenterosi militanti del PD, completamente a loro agio in questo ruolo di ausiliari di polizia, né per nulla ostacolati in questo compito da chi la divisa la porta per mestiere: altra circostanza foriera di inquietanti parallelismi con le abitudini delle vecchie squadracce in camicia nera, sempre all’opera sotto l’occhio compiacente delle forze dell’ordine "regolari".

    Attenzione perché stiamo parlando di donne, studenti giovanissimi e signori di mezza età maltrattati e picchiati dalla polizia nel centro di una piazza dove era in programma un comizio, eppure nessun militante PD ha pensato di potersi schierare al fianco del più debole e del perseguitato.

    In ogni caso, la prima domanda, di fronte alla polizia che si abbatte su un comizio per aggredire una parte dei presenti, potrebbe o dovrebbe essere spontanea: sulla base di quale legge, regolamento, norma o disposizione si può impedire a dei comuni cittadini di essere nel luogo in cui sono nel momento in cui ci vogliono essere?

    Perché forse è anche così che si (ri)diventa fascisti: affrontando le cerimonie ufficiali con una massiccia ondata di fermi preventivi, giustificati da nulla ma eseguiti nel nome del sospetto che alcuni "malintenzionati" possano rovinare con il loro intervento la festa preparata dal capoccia di turno. Senza dubbio durante il fascismo si procedeva anche in questo modo, ma non è il Ventennio l’unica epopea dittatoriale da cui trarre un precedente, anche Mobutu, in Congo, usava comportarsi così: e in Cile? o in Argentina?

    La stessa, triste, gravissima cosa.

    Di questo, adesso, bisognerebbe parlare. E questo è ciò che sarebbe utile leggere sui giornali: di uno stato europeo, l’Italia, in cui si è consumata a ciel sereno la pratica del fermo preventivo di massa, a totale arbitrio di uno schieramento misto di poliziotti in borghese, poliziotti in divisa e militanti del PD con la lacca sui capelli e le hogan ai piedi.

    I numeri raccontano di 50 persone accusate di nulla eppure costrette con le buone, o più spesso con le cattive, a seguire le forze dell’ordine nelle caserme e nelle questure, affrontando uno stillicidio di ore dietro le sbarre, salvo poi essere rilasciati (mentre scrivo non si riesce ancora a capire se tutti) con un foglio che parla di "verbale di accompagnamento in ufficio", visto che di altro non può proprio parlare.

    Ma perché la pratica del fermo preventivo è ancora più grave di quello che sembra?

    Perché la pratica del fermo preventivo disegna, con la sua indeterminatezza, un’area grigia di sospensione del diritto: una zona dove non si punisce un reato specifico, ma in cui ad alcuni - poliziotti e militanti del PD oggi - si affida il ruolo di giudicare tra omologati e non omologabili, salvando i primi e arrestando "per sicurezza" i secondi.
    Per questo, d’altro canto, sto scrivendo un pezzo intitolato "come si (ri)diventa fascisti", perché il fermo preventivo non è che l’ennesimo dispositivo con cui si consente l’arbitrio poliziesco su quote di cittadinanza di volta in volta ritenute esterne al campo delle libertà personali. Il fermo preventivo, infatti, giunge al culmine di una lunga stagione che ha introdotto, con i CPT, i CARA e i CIE, la detenzione dei migranti per questioni di natura burocratica (la mancanza di documenti) e non per ragioni di materia penale; proseguendo poi, prendendo come scusa la "sicurezza negli stadi", con la pratica delle schedature di massa (vedi tessera del tifoso) e l’abominio giuridico di poter essere arrestati "in flagranza di reato" addirittura dopo 48 ore dallo stesso; arrivando con il ministro Alfano - cioè con il governo Renzi - a vietare come se niente fosse ai cortei "violenti" (e chi lo decide?) la possibilità di manifestare; e sommando tutto questo alla grande massa di leggi speciali e di emergenza (la legge Scelba, la legge Reale, eccetera) sempre rimaste attive anche dopo che il periodo emergenziale o presunto tale finiva per essere archiviato nei libri di scuola.

    Tra gli appunti dedicati al come si (ri)diventa fascisti, un altro dato va sottolineato in rosso. La principale caratteristica del fascismo, infatti, non era e non è soltanto l’impianto razzista delle sue leggi e il carattere censorio della sua informazione - tutte pratiche tra l’altro perfettamente rintracciabili nell’attuale sistema statale - ma anche, e per certi versi soprattutto, la natura corporativa della sua governance: un’amministrazione che nasconde dietro valori "superiori" - ce lo chiede l’Europa!, urla Renzi, come Mussolini gridava "ce lo chiede la Patria!" - la realtà di un comitato d’affari che agisce con la mediazione-fantoccio di sindacati gialli, cioè senza nessuna mediazione, sul conflitto sociale e sulle rivendicazioni di classe. Fascismo come sistema corporativo, dunque, allo stato delle cose rappresentato in maniera inquietante non soltanto dai regolamenti liberticidi del già menzionato Angelino Alfano; ma con decreti come quello di Maurizio Lupi, il famigerato "piano casa", che dichiara guerra ai movimenti per il diritto all’abitare imponendo il distacco delle utenze e la revoca delle residenze agli "abusivi" mentre finanzia senza pudore i palazzinari e le banche con meccanismi dipinti come bonus-affitti o sostegno ai mutui; o come quello del ministro del lavoro Poletti, che se nel ruolo di presidente della Lega delle Cooperative promuoveva lo sfruttamento selvaggio della manodopera - in primo luogo i facchini - dell’Emilia Romagna, all’interno di un sistema in cui il "pubblico" diveniva sinonimo di "Partito Democratico" e in cui "Partito Democratico" sinonimo di gestione personalistica degli apparati statali, da ministro istituzionalizza in scioltezza la precarietà, consentendo senza ritegno, grazie al suo "jobs act", il perpetuarsi di qualunque tipologia contrattuale, purché non garantita.

    Le persone fermate in piazza o prima di arrivare in piazza oggi avrebbero portato davanti a Renzi esattamente tutto questo, e posto problemi inerenti un cambio radicale dell’esistente, a partire dall’affermazione di un principio: viene definito "diritto" tutto ciò che non può essere né venduto né comprato, né tantomeno fatto oggetto di speculazione affaristica. La casa, l’istruzione, la salute, il reddito e il lavoro sono diritti che, in questa fase, vengono attaccati da un capitalismo deciso a recuperare l’affanno proprio sulle spalle dei meno garantiti, il contrario dei sostenitori di Renzi ed esattamente uguali a coloro che la polizia dello stesso Renzi ha attaccato, manganellato e recluso a scopo preventivo, anche se le urla contro il governo della fame dell’ex sindaco di Firenze si sono sentite lo stesso.

    Le ha sentite persino Roberto Giacchetti, parlamentare piddino e attuale vicepresidente della Camera, che attraverso twitter ha dichiarato: "la DIGOS ha in mano 1 pugnale trovato a terra durante i tafferugli. E non era un giocattolo".

    Ora, persino spulciando tutti i verbali di "accompagnamento in ufficio" che hanno colpito chi intendeva contestare Renzi, la questione del pugnale non compare. Se il parlamentare piddino non mente spudoratamente, tanto per infamare "a buffo" l’opposizione sociale e i movimenti antagonisti, è lecito pensare che la polizia si sia rivolta direttamente a lui, faccia da pretino, camice stirate di fresco e sigaro nelle mani... ma da quando la digos parla di corpi di reato con soggetti diversi da quelli prescritti dalla legge? Cioè con soggetti diversi da un PM o da un Giudice per le indagini preliminari?

    Da quando stiamo (ri)diventando fascisti, sicuramente sì.

    uno

    http://www.infoaut.org/index.php/blog/approfondimenti/item/11834-come-si-ridiventa-fascisti-lo-stato-di-polizia-del-governo-renzi


    Ogni comizio sarà una barricata

    Venerdì, 23 Maggio 2014

    Se il PD credeva di stare al sicuro almeno ieri, protetto nella sua vetrina radical chic di Piazza del Popolo e garantito da decine di blindati a salvaguardare le apparenze della “competizione” elettorale, oggi si è dovuto ricredere. Il candidato dei lavoratori, Nessuno, insieme ai movimenti di lotta per la casa, è andato a bussargli a casa, nell’evento cittadino a coronazione del suo segretario e Primo Ministro. Non c’è pace sociale che regga, tantomeno nei momenti in cui il potere si crede al sicuro. Non è bastato rinviare il comizio di due ore, terminarlo in fretta e furia, farsi proteggere da centinaia di poliziotti, obbligare digos e polizia ad impedire qualsiasi contestazione, e alla fine andare avanti come se niente fosse. Oggi siamo andati a dire in faccia al partito dell’europeismo neoliberista che è il nemico principale, quello da cui dipendono le nostre condizioni di vita e lo sviluppo della costruzione europea imperialista.

    L’arresto di Paolo Di Vetta e Luca Fagiano non poteva essere lasciato correre come se niente fosse, come se le normali relazioni conflittuali tra movimenti, polizia, magistratura e politica potessero andare avanti seguendo una mediazione da tempo venuta meno. Bisogna solo capire che quel paradigma è cambiato, preparandoci ad affrontare una fase diversa e più cruenta attrezzandoci nel migliore dei modi per farvi fronte. Non il muro contro muro repressivo, perdente in partenza. Ma con la capacità di giocarsi la partita a 360 gradi, riuscendo a raccogliere consenso politico, impedire sul nascere qualsiasi tentativo criminalizzante, costringendo a ragionare politicamente un potere che vuole risolvere una volta per tutte il problema dal punto di vista dell’ordine pubblico e della legalità.

    Abbiamo annullato l’iniziativa di dibattito prevista nel pomeriggio, e l’unica alternativa che avevamo era alzare anche noi la posta, rovinare la messa in scena ad uso mediatico, portando l’opposizione al PD fin dentro casa propria. Lo abbiamo fatto, con tutto il resto dell’opposizione sociale e politica romana. Colpevolmente, non avevamo fatto i conti con il nuovo contesto in cui ci troviamo ad operare. Mai avremmo pensato ad un intervento delle guardie preventivo e dentro alla mobilitazione, con centinaia di fermi prima ancora che potesse succedere qualcosa; difficilmente infine avremmo immaginato una tale violenza da parte dei militanti liberisti. Non ci piangiamo addosso, è giusto che sia così. La reazione politica ad una contestazione politica è anche fisica, è sacrosanto che sia anche fisica, e questo lo sanno bene anche quei militanti del PD che erano in piazza ieri. Giocarsi una contraddizione politica attraverso la repressione poliziesca significa però nascondere sotto il tappeto il mare di contraddizioni che si stanno accumulando su quel partito su questa scena politica. Per fare solo un esempio cittadino, si possono anche arrestare tutti coloro che lottano per la casa, ma se la politica cittadina e nazionale continuerà a produrre senza casa, appaltando tutta la politica abitativa ai palazzinari, ci sarà sempre gente disposta a farsi arrestare. Il problema è dunque politico. Ed è per questo che l’uso intensivo della repressione può risolvere nel breve periodo qualche danno d’immagine ma alla lunga prepara la strada alla sconfitta o all’ingestibilità.

    Concludiamo dicendo che, nonostante l’annullamento del dibattito al Lucernario Occupato, la serata musicale è andata come meglio non avremmo potuto sperare. Tantissima gente, in un clima di festa e di lotta che ha visto Nessuno vero protagonista della giornata. Ringraziamo di cuore i compagni del Lucernario, fratelli di viaggio nel nostro percorso politico e parte di quel nuovo movimento da cui potranno ripartire le lotte di classe di questo paese, e ringraziamo i dj di Rotas per aver messo i dischi aggratise, come si dice a Roma, appoggiando le lotte senza guadagnarci un euro. Concludiamo, nella nostra consueta operazione trasparenza, ricordando che abbiamo avuto un introito di circa 600 euro. 200 di questi servono per coprire le spese della campagna elettorale del candidato Nessuno; 400 andranno ai nostri avvocati, oggi più che mai impegnati a fare fronte all’ondata repressiva che sta colpendo i movimenti antagonisti.

    Collettivo Militant - Roma

    • Fischi per Renzi anche a Firenze

      Sabato 24 Maggio 2014

      L’arrivo di Renzi ieri a Firenze per il comizio di chiusura della campagna elettorale è stato coperto da una pioggia di fischi e dal coro urlato a squarciagola "case subito!". "No jobs act No piano casa" e "Renzi nemico di tutti i lavoratori" recitavano gli striscioni esposti. Dopo pochi secondi i cordoni di Digos (più di cento) supportati dal servizio d’ordine del PD hanno attaccato gli occupanti di case, i lavoratori dei sindacati di base e i precari venuti per contestare Renzi spingendoli fuori della piazza. Una piazza mai stata piena che a quel punto si svuota significativamente, svelando quanto spazio fosse in realtà impegnato da agenti in borghese (120 solo quelli venuti da Roma) e contestatori. Un corteo vivace a quel punto ha sfilato per il centro cittadino interrompendo la sua normale movida a misura di turista.
      L’iniziativa di ieri è arrivata a conclusione un’ intensa settimana di lotta iniziata con la manifestazione di sabato e che ha visto il popolo della lotta per casa tenere botta con coraggio e protagonismo facendo emergere a Firenze la voce di opposizione sociale reale al "modello Renzi" e alle politiche di austerità e di precarizzazione.

      Sulle pagine dei giornali di questi giorni le istituzioni cittadine hanno annunciato la loro vendetta con un "estate di sgomberi". Sotto attacco nelle prossime settimane sono l’occupazione della Querce – dove vivono più di cento persone – e l’occupazione di via Pier Capponi – dove una ventina di donne e i propri bambini che il comune aveva confinato in strutture disciplinari e umilianti hanno riconquistato la propria dignità.

      La lotta per rendere inapplicabile l’art.5 sul territorio, la difesa delle case occupate dagli sgomberi militari e la pratica di nuove riappropriazioni si annunciano come i punti centrale delle prossime mobilitazioni sul terreno della questione abitativa in città. La rabbia, il coraggio e la determinazione di occupanti, sfrattati e senza casa saprà ancora stupire tutti...

      VIDEO :

      http://video.corrierefiorentino.corriere.it/renzi-firenze/8a37a152-e2b9-11e3-a90d-7d36738c21ba