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La morte di un prete losco

par Antonio Recanatini

Publie le mercoledì 13 agosto 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing
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È morto padre jaguar, un tipo da tenere nascosto, un prete particolare, un po’ naif. Un mito cattolico, un uomo senza nessun rispetto di una qualsiasi morale, filosofia o civiltà, un prete dalle mille sfaccettature, una tra tutte "l’omosessualità compulsiva per i ragazzi", mai dichiarata apertamente, sempre smentita, anche di fronte all’evidenza e ai reati annessi. Solo che in prigione dovette cambiare spesso cella, non per motivi di salute, ma perché sempre al centro di scandali e di orge consumate tra i detenuti, molti dei quali chiesero il suo allontanamento. Le amicizie influenti e il contante a portata di mano gli hanno evitato altre decine e decine di denunce per stupro e pedofilia. Vantava la sua amicizia con silvio c’è, apertamente, tanto che lo definì in questo modo "Berlusconi è un vero amico, prima che il capo di governo. Vorrei poterti dire ti amo".
Don pierino doveva tanto al nano, oltre la gelmini sconosciuta, portata in parlamento, ma in quel caso pare che la colpa fu di suo fratello, un altro sacerdote conosciuto negli anni settanta Padre Eligio Gelmini, chiamato il prete in cachemire. Amico di veline e calciatori dell’epoca, molto vicino alle trame nere. Don gelmini muore, qualcuno lo metterebbe tra i buoni della chiesa, ignorando che i due preti fratellini di sangue, in quegli anni continuavano a costruire un impero, con gli affari in Argentina. Strano caso, perché in quel periodo Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires guidava una jaguar e veniva inquisito, e arrestato, per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Il buon don pierino riuscì anche nell’intento di figurare come manager di una ditta import-export in america latina di quel tempo, quella regimi dittatoriali, quella in cui la politica sanguinaria passava attraverso la protezione dei nazisti. Finì in carcere e la curia lo mandò in esilio, tanto per espiare i peccati. Dopo pochi mesi, i due preti continuarono ad avere uno stile di vita da imperatori, ville lussuose, macchine, donne, ragazzi, feste e balli esoterici ecc ecc.
Il più attivo dei due fratelli si fece iniettare il virus dell’aids, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul virus, ma nessuno poté consultare le analisi e verificare il senso del suo "martirio", infatti non è morto di aids.
Ora fate anche l’inchino a questo bastardo e pregate per lui!

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