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tutti in crisi... nessun colpevole

par zag(c)

Publie le venerdì 15 agosto 2014 par zag(c) - Open-Publishing

Nel 2* trimestre il Pil della Germania fa -0,2%, in Francia crescita piatta. E Renzi prende la palla la balzo e afferma che non c’è un caso Italia. Come a dire non è colpa sua se l’Italia pur nella crisi generale è la più “incasinata”. Ma se anche non vi sentite responsabili siete comunque partecipi.
Ma questo quasi respiro di sollievo come a dire la crisi è ovunque , non certo giustifica anzi ne è la prova lampante che la politica di “salvataggio”, le ricette anti crisi pensate dalla Troika ed applicata in tutta Europa non solo non funzionano, anzi peggiorano la situazione e che le “riforme” di declinazione renziana applicato al nostro paese non centrano nulla con la crisi. Non la risolvono, non fanno “crescita”, ma comporta solo la morte di quella “democrazia” fin’ora conosciuta come tale e sancita da una Costituzione ormai solo carta straccia anzi “Carta straccia”. L’arretramento del PIL in Germania ne è la riprova.
Ma anche questo dato non è inaspettato,

ma era prevista dalla teorica dei fondamentali dell’economia classica, tant’è che tanti economisti sia di matrice marxista , ma anche di estrazione neoclassica e borghese, ma di onestà intellettuale, l’avevano pre-detto.
Esiste una “legge” in economia la quale permette di leggere alcuni fenomeni. Quando di parla di Germania si parla di paese virtuoso dimenticando che in epoca non sospetta uscendo fuori e alla grande dai parametri di Maastricht ed applicando per prima l’abbassamento dei salari, gli consentì di ristrutturare le industrie della Germania Ovest, di smantellare il welfare esistente in quella regione ed abbassando sia i salari che alzando l’orario di lavoro, permise la ricostruzione in senso capitalistico della Germania Ovest ( considerata il Sud) e di ristrutturare il tessuto industriale fordista sviluppando elettronica, informatica e robotica con flessibilità e precarietà del lavoro.
La “legge” economica afferma che quando un paese è “forte” economicamente, esporta , i suoi prodotti vengono venduti, la moneta di questo paese si rivaluta Tutti vogliono comprare, in questo caso marco , il marco è richiesto affluiscono capitali e automaticamente per la legge della domanda e dell’offerta, il Marco costa di più, si rivaluta e le merci prodotte costano di più e il riequilibrio con i paesi più deboli si ristabilisce attraverso il meccanismo dei cambi. Occorre quindi ricorrere a trucchetti di tipo monetaristico o finanziario , svalutazione/rivalutazione della moneta e/o inflazione interna nel senso di ribassare i salari tale da ristabilire il flusso di profitto per gli imprenditori ecc ecc .
Un meccanismo utilizzato da quasi tutti i paesi e l’Italia del periodo CAF ( Craxi. Forlani Andreotti e per tutti gli anni ‘80) l’ha utilizzato abbondantemente per poter stare al passo. Le svalutazioni erano a gogo , l’inflazione consentiva profitti drogati e abbassamento dei salari reali. Il marco era stato rivalutato ben sei volte nello Sme, contro le quattro svalutazioni della lira. Se da una parte si rivalutava dall’altra si svalutava e si raggiungeva il riequilibrio perso. ( In ultima istanza chi pagava il prezzo, poi , è un altro film)

Il mercato unico Europeo e la conseguente introduzione della unità monetaria a parità di cambi in presenza di asimmetrie strutturali nei paesi aderenti ha stravolto questo meccanismo. La Germania può tranquillamente continuare a smerciare i suoi prodotti e l’apprezzamento della moneta unica viene scaricata sui paesi “partner” più “deboli”, consentendo cosi ai più forti di diventare sempre più forti e ai più deboli sempre più deboli e poveri. I Paesi “forti” erano favorevoli a finanziare i più “deboli” non per solidarietà comunitaria, ma per convenienza economica che consentiva loro di smerciare i propri prodotti in quelle aree più deboli e sostenere la domanda di beni e servizi.
Il tutto girava e a nessuno- a meno di qualche “gufo” o menagramo” che vi erano anche allora- veniva in mente che il meccanismo era drogato fino a che non si è verificata la bolla del mercato dei subprime e la finarizzazione con i derivati e i titoli tossici( Swap, Future, Credit default swap , ecc. ecc.) di cui ne erano pieni le banche e il sistema finanziario. Il sistema finanziario è entrato in crisi, i crediti non erano più esigibili soprattutto verso gli USA e quindi i paesi “forti” hanno smesso di finanziare i paesi “deboli” esigendo la restituzione dei debiti contratti attraverso politiche di austerità, di lacrime e sacrifici, facendo diventare ideologicamente ciò che prima era una virtù o quasi un miracolo per lo sviluppo ( il debito pubblico) in un vizio capitale ( aver vissuto al di sopra delle proprie capacità, si ma per comprare le merci dei paesi “forti”).

Ma questo inevitabilmente si ritorce contro gli stessi paesi “forti” . Con la politica di austerità tagliando salari e capacità di spesa e con essa la struttura industriale dei paesi “deboli” si tagliano sia i consumi interni, ma anche i consumi “tout court” ( merci primarie e di consumo) e quindi anche i prodotti dei paesi “forti” non saranno più acquistati. E cosa succede se il mercato interno alla UE si contrae? Che il PIL di Germania e dei paesi “forti”si contrae. La moneta unica senza meccanismi di compensazioni, costringe a distruggere l’unica cosa che rende razionale idealmente il progetto di mercato comune: la domanda interna al mercato stesso.
Ma allora basta che la Germania e i paesi forti facciano una politica espansiva, riallineando la politica fiscale fra tutti i paesi aderenti e riallineando la politica dei redditi. E azzerando o comunque allargando le maglie del debito . Questo consentirebbe di aprire il riequilibrio salariale prima di tutto e quindi di dare uno sbocco interno alle merci a scapito di qualche punto percentuale di profitti. Ma la Germania non è un tutt’uno, come ogni paese, non un blocco unico e unitario. Esistono pluralità di pulsioni di interessi scoordinati che spesso dipendono da fattori molte volte aleatori e spesso accumunati da interesse di “classe” . Allora sarà in grado il ceto politico tedesco che si sta avvicinando il punto di rottura e di non ritorno anche per gli interessi complessivi della Germania? Ha a sua disposizione gli strumenti utili e necessari per porvi rimedio dopo che ha abbandonato armi e bagagli agli interessi della finanza e del capitale( in contraddizione e in lotta tra di loro)? E ancora in grado di raccogliere il consenso dell’opinione pubblica, ( la maggioranza del popolo lavoratore e della piccola media borghesia), dopo che essa stessa ha contribuito a renderla disinformata raccontando la favola che la colpa è dei paesi “deboli” che non sono virtuosi ?

Io sono molto scettico e penso che dopo che si sono costruiti totem e tempi pagani, feticci come i parametri del PIL, del Debito Pubblico, del rapporto Deficit/PIL, le società di rating con le loro triple A o triple B , Spread e qualche altra diavoleria VUDU , e dopo che si è capovolto il senso delle cose trasformando quello che era uno strumento della Politica: l’economia, nella sua finalità e scopo. E’ diventata l’economia lo scopo e la Politica lo strumento. Dopo tutto ciò è molto difficile che da sola il ceto politico , la politica fin qui intesa possa da sola ristabilire l’ordine delle cose. Occorre uno stravolgimento , un capovolgimento di idee e di visione.

Occorre non giocare più questo gioco, con questi giocatori e far saltare il Tavolo da gioco

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