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Report Meeting nazionale "Abitare nella crisi"

par InformationGuerrilla

Publie le venerdì 12 settembre 2014 par InformationGuerrilla - Open-Publishing

Report del Meeting nazionale della rete Abitare nella Crisi, "Territori in Resistenza", Pisa 6-7 settembre 2014 UUP Spazio Antagonista Newroz

Le lotte per il diritto all’abitare per tutto lo scorso anno sono state capaci di coinvolgere e mobilitare migliaia di persone. Il terreno dell’abitare è stato il crocevia di bisogni e aspirazioni comuni a un ampio segmento sociale. Partendo da una rottura, dalla messa in discussione degli assetti esistenti nell’attacco alla rendita, si è definita un’alterità che ha indicato nuove condizioni di possibilità e trasformazione dell’esistente. Uno spazio di riconoscimento tra proletari e precari che percepiscono in termini differenti la propria povertà si è aperto all’insegna del riscatto. Dal 19 ottobre e passando per il 12 aprile abbiamo lanciato questa sfida di riscatto, provando a concretizzarla nei territori con le lotte attorno all’abitare.

Tutto ciò è stato importante, ma non è ancora sufficiente.

Abbiamo iniziato a rappresentare una minaccia e questo ha prodotto delle risposte nella guerra quotidiana condotta contro i segmenti più deboli della società. Il Governo Renzi con il Piano Casa e l’articolo 5 ha provato a rompere le rigidità prodotte dalla massificazione delle occupazioni nella capitale e che si sviluppavano in tante altre città. Siamo stati noi a condurre un attacco che ha prodotto una risposta che ancora oggi trattiene lontani dalle lotte Paolo, Luca e tanti compagni e compagne colpiti da misure restrittive e cautelari. Per questo, rivendicando la legittimità di un processo di lotta per la dignità che sorge sul terreno dell’incompatibilità, saremo tutti e tutte mobilitati il 10 ottobre, giorno in cui questi compagni si presenteranno all’udienza del tribunale del riesame, per pretendere a gran voce la libertà per Paolo e Luca, affermando che la libertà di movimento non si può limitare!

Per queste stesse ragioni il solco da noi aperto deve continuare a fronteggiare gli effetti del Piano Casa su più livelli. Dev’essere denunciato e contrastato il dispositivo di aggressione ai diritti fondamentali della persona e alla sua dignità e quindi continuiamo a pretendere il ritiro del Piano Casa; allo stesso tempo concretamente saremo impegnati nel sabotarne l’applicazione e pertanto continueremo ad assediare le anagrafi per opporci alla revoca delle residenze, rivendicando inoltre pubblicamente la legittimità della resistenza collettiva ai distacchi o dei riallacci abusivi. L’opposizione al Piano Casa e alla sua logica di tutela della rendita e della proprietà privata passa per non indietreggiare rispetto alle nostre rigidità collettive. Le barricate in via Gori a Firenze di qualche giorno fa ci indicano ciò che è nelle nostre possibilità: costruire nuovi argini, mettere in campo il blocco delle città e dei suoi flussi contro i tentativi di sgretolare quelle resistenze in grado di aumentare il nostro costo sociale per chi governa.

Le accelerazioni del governo Renzi in materia di attacco alle garanzie sociali e torsione del pubblico a welfare del privato ci vedranno impegnati nei prossimi mesi su tutta una serie di fronti sui quali ingaggiare battaglia nell’ambito della lotta per la casa sui territori. Pensiamo al rilancio della truffa dell’Housing sociale, al recente decreto Sblocca Italia, ennesimo regalo a costruttori e speculatori, e ai programmi di vendita delle case popolari rispetto ai quali sarà indispensabile andare, già nelle prossime settimane, a individuare nei territori le responsabilità delle agenzie di edilizia sociale e pubblica bloccandone le sedi.

L’emergenza abitativa sarà cornice permanente nella quale ci troveremo ad agire. Nelle metropoli ha già perso qualsiasi tratto emergenziale ed episodico rivelando integralmente il proprio portato di sistematico attacco di classe condotto dall’alto verso il basso. Come realtà politiche e sociali autorganizzate non possiamo farci carico di questa emergenza, sperare di risolverla in una dimensione vertenziale il cui sbocco spesso è quello della contrattazione a ribasso di una "soluzione". Dobbiamo invece dotarci di forza a partire dalla contrapposizione ai livelli della governance e del comando a noi più prossimi, per scaricare il peso di questa emergenza sulla nostra controparte.

A riguardo, sull’emergenza sfratti siamo riusciti in diversi territori a strappare delle importanti vittorie grazie allo sviluppo di alcune rigidità fondamentali espresse da una nuova soggettività proletaria trasformatasi nella lotta, una soggettività cresciuta praticando alcuni NO collettivi. Ai picchetti antisfratto abbiamo posto precise condizioni: gli affitti devono essere abbassati e non si esce di casa senza soluzioni dignitose! Il blocco degli sfratti può essere strappato laddove, resistendo agli ufficiali giudiziari e alla forza pubblica, con i picchetti e i blocchi, impediamo di scaricare verso il basso la soluzione dell’emergenza abitativa, costringendo quindi la governance a fare i conti con la propria incapacità di avanzare su un piano riformistico, con la sua incapacità di approntare soluzioni dignitose.

Al centro del lavoro sulla casa dev’esserci allora la costruzione di una capacità collettiva di resistere, di non avere più paura, come condizione per invertire i rapporti di forza che regolano i processi di impoverimento. L’aumento del nostro costo sociale deve diventare un’emergenza permanente per chi governa. Questo è possibile grazie al radicamento nei territori delle esperienze di lotta improntate al rifiuto della povertà e all’esigenza di riappropriarsi delle ricchezza sociale. La sfida e il rischio sta nell’attraversare territori complessi organizzandoli in pratiche di lotta su uno spettro ampio di bisogni. Lotte che non cominciano e finiscono nel conquistarsi un tetto, ma devono iniziare a guardare a tutte le dimensioni della vita e della crisi: il lavoro, la vivibilità dei territori, il caro-vita, le utenze, le tasse. Lotte che a oggi certo non controllano tutto, ma che sicuramente rappresentano un essere di parte collettivo, capace di incarnare i valori di una radicale alterità all’esistente. Decisi ad aumentare la nostra forza nei territori per poter decidere delle nostre vite, costruiremo l’avvicinamento alla settimana di mobilitazione europea "take the city" lanciata dal 10 al 18 ottobre: lo sciopero sociale metropolitano del 16 ottobre, avendo come obbiettivo in quella giornata di blocco l’espressione di un’opposizione sociale al modello Renzi fatto di austerità, tutela della rendita e attacco alle garanzie sociali; la giornata del 18 ottobre con la costruzione di decine e decine di cortei e manifestazioni che rilancino e connettano le lotte sui territori resistenti in Italia e in Europa.

Abitare nella Crisi

http://www.abitarenellacrisi.org/wordpress/2014/09/11/report-del-meeting-nazionale-della-rete-abitare-nella-crisi-del-6-7-settembre-a-pisa/


#15S assediamo il Campidoglio! Riprendiamoci la città, blocchiamo tutto! #takethecity

#15s tutt UUP in Campidoglio alle ore 15 per esprimere la nostra ferma opposizione al disegno di privatizzazione della città di Marino &co e lanciare la mobilitazione permanente contro il piano casa e l’art 5, verso la settimana di mobilitazione europea 13-18 ottobre.

Riprendiamoci la città, blocchiamo tutto! #takethecity


Palermo, nuova occupazione dei senza casa

11 settembre 2014

Palermo, via Fattori, quartiere San Lorenzo; alcune famiglie di senza casa presentano oggi alla stampa l’occupazione che da dieci giorni circa da alloggio a più di trenta adulti e dieci bambini.
Inizia quindi con una nuova occupazione la stagione autunnale del comitato di lotta “Prendocasa”. Le famiglie, subito dopo l’occupazione della proprietà abbandonata da diversi anni, confiscata alla mafia e di un’agenzia immobiliare, hanno infatti da subito contato sull’appoggio e la solidarietà del comitato. Oggi quindi, la conferenza stampa.

L’estate che si avvia alla conclusione non ha visto sgomberi degli stabili occupati in via Alloro, Oberdan e piazza Venezia; e la necessità di inserirsi in una rete di lotta, quella del comitato “Prendocasa”, che i nuovi occupanti di via Fattori hanno immediatamente individuato come unica possibilità di soluzione, ci segnala quanto sempre più a Palermo, al problema dell’emergenza abitativa si risponda con la lotta, dal basso, e con una comune strategia d’azione.
Dall’amministrazione comunale solo parole (le ultime dichiarazioni sono quelle in agosto del sindaco sulla possibilità di un inventario degli stabili abbandonati da privati e/o confiscati) a cui non sono seguiti i fatti. Piuttosto, l’amministrazione non fa che aggravare il problema: un’estate di sgomberi e blitz a danno degli ambulanti di piazza Maggione (ritrovo estivo della “movida” palermitana) e la quasi totale pedonalizzazione del centro storico, a danno soprattutto degli stessi, non ha fatto e non farà che accellerare la necessitá degli strati più popolari di abbandonare il centro storico in cerca di abitazioni altrove, fuori dai limiti fisici del prossimo centro-vetrina che sará.
Ma come abbiamo visto anche il fronte della lotta si va inspessendo e rafforzando; un fronte in cui il coordinamento e la reciproca collaborazione tra le diverse occupazioni mette in luce contraddizioni sistemiche e speculative sull’emergenza casa, ma anche immediate soluzioni.

InfoAut Palermo


Roma: nasce a Trastevere il ’Piccolo America’

A pochi giorni dallo sgombero dello storico cinema di Via Natale del Grande questa mattina gli abitanti di Trastevere hanno assistito alla rioccupazione dei locali attigui. Una trentina di attivisti armati di megafono e fumogeni colorati si sono impossessati di un ex forno che si trova proprio accanto alla sala chiusa 14 anni fa e ottenuto ora in comodato d’uso gratuito.

La scorsa settimana a interrompere un negoziato in atto con varie istituzioni con la mediazione di esponenti politici ed artisti ‘di peso’ ci avevano pensato le forze dell’ordine che a sorpresa, nonostante le rassicurazione del ministro Franceschini, avevano ordinato lo sgombero del centro sociale recuperato due anni fa all’abbandono e all’incuria e diventato punto di riferimento per molti giovani del quartiere e di quelli limitrofi.

Quella scattata stamattina, spiegano gli attivisti in un comunicato, è una ‘occupazione anomala’ in quanto formalmente a prendere in gestione la struttura che sorge accanto all’ex cinema sequestrato è l’Associazione ‘Piccolo Cinema America’ composta da ex occupanti, attori e autori cinematografici. "Avevamo promesso che non saremmo usciti da Via Natale del Grande e così è stato: prima stavamo al 6, ora siamo al civico 7. Vi diremo di più: confiniamo, siamo vicini, attenti osservatori dei vincoli ministeriali, saremo i “Vicini di casa” in stile Belushi ed Aykroyd, insomma vi costringeremo a fuggire dal sequestro insensato del nostro cinema, anzi del cinema di tutti. – recita il comunicato - Questo spazio sarà il vostro più grande incubo, vi consigliamo da subito di murare le finestrelle dei bagni del piano terra dell’America, non sia mai che qualche pericoloso studente medio di 15 anni decida di intrufolarsi per rivivere i grandi successi del cinema italiano nella vecchia sala anni ’50. Ma sarà anche uno spazio libero, aperto e partecipato, un osservatorio permanente, realizzeremo dal suo interno ciò che avete ingiustamente sottratto a tutta la cittadinanza: aula studio, sala riunioni, cinema, iniziative e dibattiti (ed anche le partite della magica). – continua ancora la nota - Questa settimana purtroppo saremo impegnati nei nostri soliti ed amati “lavori di restauro”, valorizzeremo anche la funzione del Forno, l’inaugurazione la comunicheremo al più presto, ma vi annunciamo che la prima proiezione sarà “Le ali della libertà” di Frank Darabont”.
Il comunicato fa appello alla cittadinanza a sostenere questo nuovo “osservatorio sulla speculazione degli spazi abbandonati” donando materiale edile per il restauro e a materiale informatico per allestire la nuova aula studio. Poi continua: “Torneremo nelle piazze e sui muri, nelle strade e nelle scuole, negli spazi aperti ed abbandonati di questa città fantasma per proporre un modello di crescita culturale e giovanile in contrapposizione con quello che quotidianamente si vive partendo dai casi del Cinema Etoile, del Palazzo degli Esami ed ora del Cinema Metropolitan con Benetton. La tutela delle destinazioni d’uso dei cinema storici ottenuta con la direttiva ministeriale dei primi di settembre da parte del Ministro Dario Franceschini è una vittoria alla quale non rinunceremo facilmente”.

9 Settembre

http://contropiano.org/in-breve/italia/item/26215-roma-nasce-a-trastevere-il-piccolo-america


Roma: il diritto alla città si fa spazio

Venerdì, 12 Settembre 2014

Più avanti troverete il comunicato scaturito dagli incontri tra tutte le realtà che hanno attivato in questi anni spazi sociali occupati a Roma. Due parole in più rispetto a questo tema possono aiutare a contestualizzare le questioni sollevate e il contesto nel quale devono agire.

Prima di tutto il tema del “Diritto alla Città” è un tema apparentemente stretto, che non riesce a ramificare al suo interno la vera essenza e tutti i passaggi di questa lotta. I Centri Sociali romani, che sono stati attaccati duramente appena insediato il governo Renzi, hanno deciso comunemente di ribadire quel che succede in tutta la città: una città museo, un monumento morto e già svuotato della sua caratteristica principale, della sua reale bellezza: i suoi abitanti.

Se dovessimo descrivere questo porcile asettico che sia va via via prospettando, qualsiasi cittadino, orribilmente schifato, scenderebbe in piazza a gridare lo scandalo verso questo modello di metropoli, questo è infatti l’intento dell’assemblea pubblica del 17. Lasciateci dire che le cose stanno pian piano cambiando, che un percorso di mobilitazione allargata sta creando attorno a sé per la prima volta un consenso popolare complessivo, perché effettivamente, il diritto alla città, è una battaglia culturale, una battaglia politica, è, in tutto il suo essere, una battaglia morale, per la qualità della vita a Roma.

Non faremo l’elenco dei Centri Sociali colpiti da polizia e gli obliqui giornalisti che lavorano per costruttori privati che hanno tutto l’interesse a formare una città di grandi opere, ma si sta aprendo una piattaforma aperta ai lavoratori e agli occupanti, insomma, chi la città la vive realmente.

Pensiamo solo al “Salva Roma” o al pacchetto “Sblocca Italia” che contiene al suo interno, un decreto che costringe coattivamente tutti i beni comuni (acqua e trasporti ecc ecc) alla dissoluzione in società per azioni, così distruggendo di fatto la facoltà già espressa dai cittadini per non far privatizzare questi enti pubblici.

Il 17 settembre ci sarà un’assemblea pubblica davanti il Cinema Palazzo, altro luogo simbolo di una lotta contro la degradazione urbana da parte di alcuni avidi privati, e in questo invitiamo tutti a partecipare. Perché, come diceva Aristotele, essere cittadino non vuol dire vivere in una società, ma vuol dire viverci bene.

Qui di seguito il comunicato comune che ha convocato per mercoledi 17 settembre una assemblea in piazza a San Lorenzo:

"L’estate sta volgendo al termine.

Un’estate che ci immaginavamo, o forse speravamo, diversa. Sgomberi, sigilli, denunce a carico di attiviste e attivisti e campagne a mezzo stampa hanno colpito realtà storiche e radicate dell’autogestione romana così come quelle più giovani e trasversali: la linea di continuità è quella di non tollerare alcuna forma di autorganizzazione che si frapponga tra la città e la sua trasformazione all’insegna di profitti e speculazioni, chiudendo ogni possibilità di trattativa possibile.

Esemplare in questo senso è quanto accade a Milano, dove spazi autogestiti vengono sgomberati in nome della legalità mentre l’Expo e gli enormi profitti che produce, nonostante gli scandali, devono essere salvaguardati e garantiti.

Così come parlano chiaro le nuove norme contenute nel Piano Casa rispetto all’emergenza abitativa. Chi non può permettersi di pagare un affitto e occupa una casa paga col distacco delle utenze e la cancellazione della residenza. Mentre la rendita immobiliare viene garantita con gli sgomberi, sacche sempre più consistenti di popolazione vengono estromesse dal riconoscimento dei diritti e delle garanzie fondamentali. La marginalizzazione sociale non è più un problema sociale ma la sua soluzione. Le pesanti misure cautelari subite da esponenti dei movimenti di lotta per la casa si iscrivono precisamente in questo inquietante quadro.

E’ in atto un pericoloso tentativo di "riscrittura" delle nostre città. Un tentativo che non tocca soltanto gli spazi sociali occupati e autogestiti ma coinvolge tutti e tutte, non ultimo il mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale, che con la futura approvazione della riforma del terzo settore dovrà limitarsi ad essere esecutore materiale di politiche di contenimento imposte dall’alto. A chi è sempre stato presente sui territori e, quindi, ne conosce i reali bisogni, si toglie la possibilità di progettare e decidere insieme gli interventi da attuare.

Il risultato, a Roma, è sotto gli occhi di tutti: una amministrazione comunale incompetente che da un lato promuove una città dove si vive male e si spende troppo per gli alloggi, per i trasporti, per la carenza di infrastrutture sanitarie pubbliche di qualità, di scuole e luoghi di socialità e cultura, incentivando la speculazione dei privati; dall’altro fa pagare un conto salato chiamato "deficit di bilancio", obbligando la città tutta a subire drastici tagli, abilmente riassunti nel decreto Salva Roma

Tutto questo in nome della tanto invocata "legalità", in nome di un debito pubblico da risanare e di un deficit comunale a cui far fronte svendendo tutto. Lasciando come sempre indietro i servizi alla città, le tutele sociali a categorie sempre più ampie di popolazione. Ma è illegale chi costruisce tessuto sociale, autogoverno e welfare dal basso nei territori da anni oppure chi favorisce solo la desertificazione culturale, la rendita e la speculazione tentando di privatizzare e svendere in ogni modo il patrimonio pubblico?

Alla legalità rispondiamo con la legittimità. Quella legittimità che costruiamo ogni giorno insieme a tanti e che nessun potere amministrativo può mettere in discussione. Crediamo che oltre al pubblico e al privato e alla loro sempre più funesta commistione, esista un’altra idea di pubblico in quanto comune, di autentica partecipazione e costruzione collettiva.

Pensiamo che sia centrale rimettere al centro la questione di chi decide in questa città e ritornare a prendere parola su queste decisioni. Per questo invitiamo tutte le realtà che si battono contro la speculazione, le privatizzazioni e per i beni comuni, dai movimenti per il diritto all’abitare ai comitati territoriali, dai sindacati conflittuali al mondo della cooperazione, a un confronto pubblico il 17 settembre h17.30 a Piazza dei Sanniti (San Lorenzo). Per avviare un percorso comune che parli alla città, capace di promuovere una grande mobilitazione per il diritto alla città"

Paolo Congi

http://contropiano.org/politica/item/26274-roma-il-diritto-ala-citta-si-fa-spazio


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