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Roma - Occupato il Ministero del Lavoro

par InformationGuerrilla

Publie le mercoledì 26 novembre 2014 par InformationGuerrilla - Open-Publishing
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#StopJobsAct: precari, studenti e disoccupati occupano il Ministero del Lavoro

Mercoledì, 26 Novembre 2014

A Roma decine di precari, disoccupati e studenti occupano per due ore il Ministero del Lavoro e incontrano il Capo di Gabinetto e il Segretario Generale del Ministero

Ieri (25.11) è stato approvato alla Camera il Jobs Act, quest’oggi alle 14 abbiamo occupato il Ministero del Lavoro. Per prendere nuovamente la parola e ripetere con forza quanto affermato in questi mesi e, più in particolare, lo scorso 14 novembre, con lo Sciopero sociale che ha inondato il Paese: Renzi e Poletti non parlano a nostro nome!

Il Re è più che nudo. Si distrugge lo Statuto dei lavoratori (non solo l’articolo 18), promettendo l’estensione universale degli ammortizzatori sociali: niente di più falso! Per finanziare il Naspi (il sussidio di disoccupazione) saranno stanziati 2 miliardi e 200 milioni, pochi spiccioli per non più di 200.000 persone. Da sottolineare, inoltre, che il Naspi non riguarderà le partite Iva, già prive di diritti (alla malattia, alla maternità) e colpite dal prossimo aumento dell’aliquota INPS e, per quanto riguarda i minimi, del sostituto d’imposta.

Renzi e Poletti tolgono diritti a chi ne aveva, non ne danno nessuno a chi non ne aveva e non ne ha: questa è la verità del Jobs Act!

Durante l’occupazione, abbiamo richiesto e ottenuto un incontro con Paolo Pennisi, Segretario generale del Ministero, e Luigi Caso, Capo Gabinetto. Nel confronto, del tutto interlocutorio, abbiamo presentato nel dettaglio le pretese programmatiche elaborate a partire dallo Strike Meeting di settembre e rese potenti e contagiose durante lo Sciopero sociale del 14 novembre: reddito di base, salario minimo europeo, welfare universale, abolizione delle 46 tipologie contrattuali, stabilizzazione dei precari. In più, abbiamo ribadito che precari, studenti, partite Iva, disoccupati, neet, non sono rappresentati da nessuno, dunque nessuno può parlare in loro nome.

Pennisi e Caso, nel sostenere il Disegno di legge delega, ci hanno però confermato quanto da noi con forza denunciato in questi mesi. Ai 2 miliardi e 200 milioni stanziati per il Naspi, si aggiungeranno 1 miliardo e 400 milioni che già sono annualmente previsti per i sussidi di disoccupazione: risorse del tutto insufficienti per una riforma degli ammortizzatori sociali degna di questo nome. Renzi mente e i numeri ufficiali parlano chiaro.

L’unica buona notizia appresa è quella relativa agli annunciati rinnovi centinaia di operatori (precari) delle politiche attive, collaboratori di Italia Lavoro in scadenza contrattuale (per la maggior parte) il 31 dicembre. Sapremo verificare, con attenzione, nelle settimane a venire.

Quello di oggi pomeriggio è un ulteriore passo delle mobilitazioni contro il Jobs Act, che di certo non si fermano. Domenica 30 novembre, a Napoli, ci sarà l’assemblea dei Laboratori dello Sciopero sociale, lì si prepareranno le prossime mosse, a partire dalla convergenza sotto il Senato nel giorno dell’approvazione definitiva del Disegno di legge delega.

#STOPJobsAct

Laboratorio romano dello Sciopero sociale

www.scioperosociale.it

Il volantino distribuito durante l’azione

Nonostante le mobilitazioni e gli scioperi che inondano il Paese, Renzi e Poletti accelerano e il Jobs Act procede verso l’approvazione definitiva.

L’emendamento governativo, che nulla risolve rispetto all’eliminazione dello Statuto dei lavoratori, è servito soltanto a pacificare una parte del PD, comprimendo al minimo l’opposizione della minoranza. La logica rimane la stessa: eliminare l’articolo 18 senza estendere, a mezzo di risorse adeguate, gli ammortizzatori sociali. Una truffa ai danni di tutti, precari e lavoratori stabili.

Ma Renzi e Poletti hanno fatto male i conti: le mobilitazioni non si fermano! Lo sciopero sociale del 14 novembre è stato solo una battuta di inizio. Un processo di sindacalizzazione diffusa del lavoro precario, degli studenti, dei disoccupati, dei neet, sta prendendo forma. L’opposizione al Jobs Act va avanti ora e andrà avanti durante il voto finale al Senato, e nel periodo di definizione dei decreti attuativi.

Chi è senza diritti alza la testa e vuole essere ascoltato, rifiuta retribuzioni da fame e pretende salario minimo europeo, reddito di base, welfare universale.

Laboratorio per lo sciopero sociale - Roma

Il prossimo 30 novembre assemblea nazionale a Napoli dei laboratori per lo sciopero.

http://www.dinamopress.it/news/stopjobsact-precarie-e-precari-occupano-il-ministero-del-lavoro

Portfolio

Messaggi

  • Pisa - Occupata sede provinciale del PD

    ***

    Comunicato dalla sede provinciale del PD occupata

    #nojobsact #noninmionome

    26 Novembre

    PRECARIETà E SFRUTTAMENTO? NON IN MIO NOME. #NOJOBSACT

    Ieri il jobs act è stato votato alla Camera, con un giorno d’anticipo rispetto alla tabella di marcia dei lavori parlamentari. Una discussione a tappe (volutamente) forzate, un anticipo senza preavviso, forse nel tentativo di chiudere in fretta una vicenda talmente infamante per la politica odierna, che lo stesso partito promotore, il PD del superpremier Renzi, ha affrontato un’ennesima spaccatura interna per poterlo approvare.

    Nel teatrino dell’agonizzante partito (ricordiamo, en passant, i 400mila iscritti persi in un anno su un totale di 500mila del 2013), ieri si è consumato l’ennesimo, grottesco atto: tra gli appelli alla “responsabilità” fatti dalla corte renziana, si è costituita una nuova fronda: 29 “dissidenti” che hanno abbandonato l’aula, unendosi a Lega, Fi e M5S. Renzi ringrazia i fedeli e minimizza il dissenso, stavolta anche quello interno, come sembra prassi abituale per qualunque batosta stia portando a casa negli ultimi mesi.

    Poco ci interessa addentrarci nelle beghe di partito, svuotate di qualunque significato già da tempo. Quello che è bene sottolineare, invece, è che l’opposizione a Renzi e alle sue manovre scellerate(sblocca Italia, legge di stabilità), di cui il Jobs Act rappresenta la forma più compiuta, è ormai diffusa in tutto il Paese e trasversale come non mai. Lo dimostrano le contestazioni che si sono ripetute, puntualmente, ad ogni apparizione pubblica del premier e degli esponenti del suo governo, in ogni città d’Italia, tanto da spingere, molto spesso, gli “ospiti d’onore” a non presentarsi agli appuntamenti; il messaggio, insomma, è chiaro ovunque: Renzi e i suoi pretori non sono benvenuti nelle nostre città, sono corpi estranei che cercano di venire a predicare il dogma della precarietà e del lavoro gratuito in territori abitati da soggetti che, collettivamente, li rifiutano.

    Nonostante le mobilitazioni e gli scioperi che attraversano il Paese, Renzi e Poletti accelerano e il Jobs Act procede verso l’approvazione definitiva.
    L’emendamento governativo, che non impedisce la cancellazione dello Statuto dei lavoratori, è servito soltanto a pacificare una parte del PD. La logica rimane la stessa: eliminare l’articolo 18 senza estendere, a mezzo di risorse adeguate, gli ammortizzatori sociali. Una truffa ai danni di tutti, precari e lavoratori stabili.

    Il 14 Novembre scorso, è stata costruita una straordinaria giornata di sciopero sociale, diffuso in decine di città italiane, costruito in maniera nuova, molteplice, sperimentando modalità comunicative e intrecci relazionari nuovi. é stato uno sciopero del lavoro precario e precarizzato, degli studenti, dei disoccupati, dei neet, di tutti quei soggetti sempre più vessati nel mondo del lavoro firmato Matteo Renzi. é stato, soprattutto, uno sciopero di chi si oppone con forza al jobs act, alla precarietà imposta, al ricatto del lavoro gratuito come unica possibilità di ingresso nel mondo lavorativo, sotto la forma subdola di stage, tiroci, contratti in formazione che altro non nascondono se non sfruttamento e precarietà.

    Un manifesto pubblicitario del PD torinese (a proposito del jobs act) mostrava, ipocritamente, le sagome degli Strikers, gli scioperanti senza volto e con le braccia incrociate a cui abbiamo dato voce e parola tutt* insieme nella costruzione della giornata del 14N. Siamo qui oggi perchè siamo noi quegli strikers, siamo noi ad aver riempito le strade delle nostre città affermando con forza la nostra contrarietà al jobs act, al lavoro gratuito, allo struttamento, rivendicando salario minimo europeo, reddito di base, welfare universale come garanzie per l’esistenza di tutte e tutti.

    Oggi riempiamo di contenuti lo spazio vuoto che viene ormai solo incorniciato dalla retorica renziana, portiamo la reale opposizione sociale al piano delle riforme di questo governo della precarietà e del suo ministro del Lavoro Poletti dentro i luoghi stessi in cui questi processi si producono e sviluppano le proprie vuote dinamiche contrappositive, che niente hanno a che fare con la forza propulsiva dei movimenti nel Paese che sta fuori.

    Come è già accaduto stamattina a Roma, dove precarie e precari hanno invaso il Ministero del Lavoro al grido di “Non in mio nome!”, anche a Pisa oggi gli strikers continuano a parlare, a partire proprio dai luoghi simbolo delle contraddizioni del jobs act: oggi occupiamo la sede provinciale del PD.

    L’opposizione al Jobs Act va avanti ora e andrà avanti durante il voto finale al Senato, e nel periodo di definizione dei decreti attuativi.

    La partita è tutt’altro che chiusa.

    #nojobsact #noninmionome

    http://exploitpisa.org/comunicato-dalla-sede-provinciale-del-pd-occupata-nojobsact-noninmionome/