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L’ossessione del paradosso

par Antonio Recanatini

Publie le giovedì 27 novembre 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Il paradosso non è circostanziale e neppure visibile dal basso, il paradosso è nel sistema dei neuroni bruciati, arsi dalle migliaia e migliaia di confusionari infiltrati un po’ ovunque. Il paradosso è la stessa quotidianità, nello stesso metro di giudizio con il quale valutiamo le questioni e la storia, il paradosso nasce quando il proletariato sceglie di farsi rappresentare dalla borghesia.
A questo punto, son sicuro, qualcuno dirà "senza borghesi non ci sarebbe mai stata una sola rivoluzione". Falso. ogni vera rivoluzione e non quelle descritte sui testi di cultura classica statunitense, dettati con coerenza e imprecisione; ogni vera rivoluzione, dicevo, è stata vinta con il sangue del proletariato.
Forse non è sempre colpa del popolino, forse il popolino è riottoso perché non vuole mettere a disposizione il proprio sangue per innalzare altri borghesi.... forse
Ma quel che mi stupisce è la facilità con cui si glissano i dubbi della maggioranza, mi stupisco nel vedere puntare il dito sul non voto, come non mi stupisco degli appoggi a destra del m5s.
Ma poi, perché un uomo di strada dovrebbe farsi rappresentare dall’alta borghesia?
Difficilmente qualcuno saprà rispondere, qualcuno vi parlerà del Che, di Lenin o di Allende, come se fosse possibile il paragone. La differenza è così immensa da non lasciar spazio neanche alle divagazioni.
I paragoni soddisfano la mente degli arrivisti, Il paradosso non è nell’ignoranza, ma negli insegnamenti.
Borghesia e proletariato sono due ideologie contrapposte, lo ripeteva Lenin, a ogni discorso, a ogni riunione, a ogni momento di riflessione, prima e dopo la rivoluzione.
Il paradosso è ravvisare che la superiorità numerica del proletariato serva a dividere la povertà e a innalzare la borghesia. Il paradosso!

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