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democrazia: smettiamola con giochi di parole

par maraia

Publie le martedì 2 dicembre 2014 par maraia - Open-Publishing

Titola Massimo Fini su “il Fatto Quotidiano” a pag. 18 del 29 novembre scorso: “non è disaffezione la democrazia è finita”, a proposito delle ultime elezioni in Emilia Romagna e Calabria dove hanno votato rispettivamente il 37% e il 44% degli elettori aventi diritto.

Desidero rispondere in modo secco, senza fronzoli, senza dotte citazioni né del presente, né del passato: la democrazia nel suo significato originario (potere del popolo), non è mai esistita, figuriamoci oggi che la globalizzazione ha espropriato gli stati nazionali dal controllo sulle proprie economie, che dipendono da banche, multinazionali che oggi possono delocalizzare tranquillamente dove pagano meno la manodopera, dove pagano meno tasse, e sono decine di migliaia gli imprenditori che hanno licenziato e chiuso attività in italia per riaprire dove gli conveniva.

In Italia, come negli USA, dove già da tempo la percentuale dei votanti è sotto il 50%, i cittadini si rendono conto proprio di questo fatto fondamentale, che non è la politica che comanda, ma l’economia, che tra l’altro ha la capacità di comprare e far eleggere i propri compari (li chiamano educatamente “lobbysti”), che non sono né democratici, né repubblicani, ma sono li per lasciare le cose come sono, ossia che la politica estera la decidano il Pentagono, la CIA, e il complesso militare industriale, guerre comprese, e se da Presidente prendi decisioni diverse, la pacifica e democratica America ricorre al vecchio buon piombo.

Qui in Italia è stranamente nato l’unico progetto politico che io conosca, per ora ancora immaturo e imperfetto, di far decidere ai cittadini i nomi dei candidati in modo che possa venir eletto chi è conosciuto sul territorio per la sua onestà, per le sue iniziative politiche, per le sue capacità di organizzatore e di comunicatore.
Solo in questo caso non si hanno i nominati dalle segreterie dei partiti e si incomincia a diventare una democrazia e, per non farlo diventare una professione a vita, basta la regola della ineleggibilità dopo due legislature.

Spero che la “stanchezza” di Grillo sia in realtà una presa d’atto e di coscienza che tutte le decisioni politiche devono essere prese dagli eletti in Parlamento e che sia lui che Casaleggio hanno funzioni solo organizzative e di garanzia.
Solo il lavoro di base sul territorio, protratto nel tempo, potrà dare i frutti di una democrazia compiuta e segnare una diversità, anzi un abisso, con tutti i vecchi partiti, sempre che non ci si dimentichi che l’ultima parola spetta sempre agli iscritti che devono votare su ogni tema importante.
Paolo De Gregorio