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Banche usuraie

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Publie le venerdì 19 dicembre 2014 par # - Open-Publishing
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Bnl condannata a pagare 7 milioni per aver applicato interessi
illegittimi ai danni di un imprenditore di Lecce :

http://lecce.corrieresalentino.it/2014/11/bnl-condannata-a-pagare-7-milioni-per-aver-applicato-interessi-illegittimi-ai-danni-di-un-imprenditore-salentino/#.VJHRZ9J5Nc8

Usura. Don Ciotti: “Via i soldi da Unicredit e Mps, rubano e uccidono
l’economia” :

http://www.articolotre.com/2014/12/usura-don-ciotti-via-i-soldi-da-unicredit-e-mps-rubano-e-uccidono-leconomia/

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Messaggi

  • Sempre per quanto riguarda Bnl, significativo ed illuminante questo recentissimo comunicato sindacale :

    http://www.uilcabnl.com/files/2014-12-18_manifestazioni_dissenso.pdf

    • Assotutela denuncia la BNL

      Il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato oggi 19/11/2014 ha sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti della Banca Nazionale del Lavoro e nei confronti del funzionario nazionale che risponde al nome di C.G. per la concessione di prodotti di affidamento bancario, con tasso superiore a quello consentito dalla Legge 108/96 che stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, per i reati di usura, estorsione e truffa e per i seguenti illeciti: anatocismo, Swap, derivati, interessi ultralegali, delta interessi.

      “Per l’ennesima volta, ci troviamo dinanzi ad una situazione che ci ha costretti a presentare denuncia in Procura a Roma per un presunto caso di usura ai danni di centinaia di iscritti” dichiara il leader Maritato.

      “Siamo stanchi ed amareggiati di assistere ai continui soprusi nei confronti di cittadini che lavorano con l’obiettivo di far girare l’economia nazionale che invece le banche stanno facendo inabissare. Non è assolutamente tollerabile – prosegue Il Presidente di Assotutela Maritato – che un lavoratore debba subire sulla propria pelle le conseguenze di un sistema sbagliato che si permette il lusso di eccedere ai limiti imposti dalla legge.”

      Il Presidente Maritato conclude sostenendo che: “Con questa querela miriamo a risolvere anche questa situazione in modo che vengano ristabiliti i limiti leciti. Il nostro paese è stato ormai paralizzato dalle banche di sistema che prestano denaro usurario e dalle banche centrali che emettono la moneta dello Stato prestandola, abbiamo perso ogni sovranità ed il prossimo passo sarà la denuncia querela al Monte dei Paschi”.

      http://www.usura-bancaria.net/usura-bancaria/325-assotutela-denuncia-la-bnl-2

    • Se chiude De Masi è colpa delle banche

      Antonino De Masi? “E’ una persona perbene, un industriale serio, che non chiede nulla a nessuno e che dà lavoro buono in una terra difficile”. Parole di operai tecnici e sindacalisti che lavorano nelle fabbriche ideate e fondate dalla famiglia De Masi. E poi: “Se chiude De Masi nessuno potrà più parlare di legalità. Nè in Calabria nè in Italia. Ed è tutta colpa delle banche usuraie”. Alcuni dei 160 operai del Gruppo De Masi, che resiste nella Piana di Gioia Tauro, hanno iniziato lo sciopero della fame. Digiuno ad oltranza mentre i loro compagni si astengono dal lavoro. Vertenza affrontata in sintonia con un’impresa che non si è mai piegata al pizzo mafioso. E che, nonostante la ‘ndrangheta, ha realizzato idee e prodotti di qualità. De Masi progetta, brevetta e costruisce macchine per l’agricoltura, che esporta in tutto il mondo: Tunisia, Iran, Portogallo, Grecia, Spagna, Messico, Israele, et cetera. Oggi, dicembre 2014, l’azienda non riesce più ad andare avanti. “Impossibile stare sul mercato se non puoi aprire neppure un conto corrente bancario”, afferma Massimo Covello della Fiom regionale calabrese. I segretari provinciali e regionali della Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno chiesto l’intervento del Governo Renzi e del presidente della Giunta regionale calabrese per impedire i licenziamenti nel Gruppo De Masi. Sulla stessa scia anche il referente di “Libera” della Piana di Gioia Tauro, don Pino Demasi: “Una vicenda simbolica di tutela dei diritti e di legalità”. La storia di Nino De Masi e della sua famiglia principia nell’anno 2000, quando l’imprenditore accede ai finanziamenti per lo sviluppo industriale e la nuova occupazione: Legge statale n. 488. Incentivi per realizzare stabilimneti, comprare attrezzature e fare assunzioni. De Masi inizia a produrre le sue macchine anche grazie ai prestiti di banche come BNL, Unicredit e MPS. Un giorno si accorge che gli interessi che gli vengono applicati, dalle banche, sono, per così dire, un pò troppo alti. Chiede spiegazioni ai responsabili bancari ufficialmente. Risultato? La chiusura di tutte le linee di credito. Ma non si arrende. D’accordo con i suoi operai, denuncia gli istituti bancari per usura. Decine di udienze, dieci anni di processi ma alla fine ottiene giustizia anche in Cassazione. I giudici non riescono ad individuare responsabilità personali, ma non hanno dubbi sui fatti e nel 2011 sentenziano: “La De Masi ha pagato tassi usurai che vanno dal 25 al 45%, per questo va anche risarcita”. Fino a quel momento De Masi aveva lavorato comunque, ma solo per contanti. Gli acquirenti pagavano in anticipo e con quei soldi l’azienda acquistava le materie prime per realizzare le macchine e pagava i dipendenti. Nessun conto correnti bancario, niente pagamenti dilazionati o rate, nessun prestito. Solo denaro in contante. I De Masi hanno potuto resistere solo “Vendendo beni di famiglia e grazie agli operai che pazientemente hanno aspettato gli stipendi. Ma ora non è più possibile, o succede qualcosa o, alla scadenza degli ammortizzatori sociali in deroga (31 dicembre 2014, ndr), siamo costretti a chiudere”. Contro la ‘ndrangheta, che da anni lo minaccia tramite attentati, lo Stato ha dato, a Nino De Masi, la scorta personale e l’Esercito italiano presidia i suoi capannoni giorno e notte. Però, sostiene l’imprenditore “…Dalle banche non so più come difendermi”. Un perito di parte ha quantificato il risarcimento dovuto dalle banche al Gruppo De Masi in 215 milioni di euro. Le banche sono disposte a scucire soltanto 3 milioni. La riunione per trovare un accordo tra le parti ha prodotto il nulla. Il 31 dicembre prossimo l’azienda chiude la sua attività principale, pur essendo produttiva ed avendo un mercato in espansione. “Abbiano contratti in sospeso per milioni di euro – racconta De Masi – potrei assumere anche domattina decine di operai e dare lavoro, ma così è impossibile”. Già, in Italia è impossibile.

      http://www.puglia014.it/?p=4131

    • Altro giro, altra condanna per BNL

      Interessi da usura, la Bnl condannata a Teramo :

      http://bellaciao.org/it/spip.php?article34706