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Ratti in Abruzzo, il seguito di ordine nuovo

par Antonio Recanatini

Publie le martedì 23 dicembre 2014 par Antonio Recanatini - Open-Publishing
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In Abruzzo c’è stata una retata di topi, pare stavano riorganizzando il partito armato di ordine nuovo, fascisti per chi non ricorda bene. A parte un ex-carabiniere e sua moglie, c’è un elenco di cognomi altisonanti, da sempre legati al periodo fascista, in fatti il fascismo è un virus, spesso tramandato da padre a figlio, ma queste cose non verranno mai scritte sui giornali; viviamo in Italia.
E’ ancor più grave sapere che questa banda si è impossessata della collezione di armi di un architetto conosciutissimo in tutta al regione, residente al centro di Pescara, il suo arsenale personale era costituito da 21 fucili da caccia e una pistola, logicamente i giornali non riportano il nome di costui, perché si sa, quando i privilegiati sono sporchi e marci esiste il segreto d’ufficio. I fucili erano tutti denunciati, questa è la difesa, mentre dovrebbe l’accusa verso chi ha permesso tutto ciò, ma siamo in Italia e certe cose non vanno approfondite.
Tra i 31 indagati spicca il nome di un ex ordine nuovo, scrittore, avvocato e infame, uno di quegli uomini da sterilizzare e cancellare il dna, un uomo da rinchiudere in un ospedale psichiatrico e tenere sotto controllo con la camicia di forza, insieme ai suoi, perchè, dimenticavo, era conosciuto anche come pittore. Lo chiamano intellettuale di destra, sarebbe bastato leggere uno dei suoi libri per metterlo in quarantena, ma si sa in Italia si legge poco e solo quel che la tv pubblicizza. Il signore in questione era l’ideologo dei ratti riuniti. Il suo nome? Rutilio Sermonti! con lui c’erano anche cognomi cari ai fascisti, tipo Montanaro e Gentile, poi un certo Emanuele Lo Grande Pandolfina Del Vasto, Maria Grazia Rapagnetta, in arte Maria Grazia Santi Zuccari, l’ex carabiniere Menni parente di Gianni Nardi, terrorista fascista, uno dei capi della banda di ratti di ordine nuovo.
Tutto il resto è cronaca, dalla quale è giusto staccare la presa, ma quel che sarebbe da lavare con il sangue e da vendicare una volta per tutte, sono gli innumerevoli riferimenti nelle intercettazioni telefoniche sulla Strage di Bologna che definivano un’opera d’arte.
Ultima annotazione personalissima, ho visto la foto dei personaggi implicati, devo convenire con quel che spesso dice un vecchio compagno della zona, i fascisti vecchie e quelli giovani hanno un punto in comune, sono sempre brutti da far schifo a qualsiasi essere pensante.
Buongiorno Italia!

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