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GRECIA: E ORA?

par Moreno Pasquinelli

Publie le martedì 24 febbraio 2015 par Moreno Pasquinelli - Open-Publishing
4 commenti

[ 24 febbraio ]

E’ fastidiosa quanto risibile la sicumera con cui molti anti-euro gridano al "grande tradimento" riguardo all’accordo siglato dal governo di Tsipras. Essi non fanno che raccogliere la narrazione dei media euristi, che a loro volta riprendono e amplificano la lettura tedesca, tutta tesa a dimostrare che il governo greco ha sottoscritto una resa unilaterale. Peggio! Se ci fate caso sono talmente accecati dalla loro presunzione che non puntano l’indice contro il carnefice ma verso la vittima. Morale della favola: per costoro l’euro-Germania non solo avrebbe vinto su tutta la linea ma la partita greca sarebbe oramai derubricata, chiusa.
Forse le cose non stanno così.

E’ un fatto che il governo di SYRIZA, in cambio dei quattrini senza i quali non avrebbe potuto nemmeno dare corrente alla sede del governo, si impegna ad applicare molte delle clausole forcaiole del vecchio Memorandum imposto dalla troika. Ma non c’è solo questo. Ci sono anche misure d’emergenza a favore degli strati popolari più colpiti dalle terapie austeritarie. Ultimo ma non per importanza, c’è un formale recupero del principio di sovranità nazionale, la fine quindi, almeno sulla carta, del regime di protettorato esterno.
Solo chi non sappia dove sia di casa la politica può sottovalutare l’importanza di queste "briciole" se si considera che la sola arma in mano a SYRIZA è conservare il più ampio sostegno da parte dei suoi cittadini—il sondaggio diffuso ieri dalla più accreditata agenzia demoscopica greca dice che la popolarità del governo di Tsipras è salita ad oltre l’80%.

La prima domanda è: che succederà se, in questo o in quel punto, nei prossimi mesi Atene non sarà in grado di rispettare le clausole dei patti sottoscritti? Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. L’accordo infatti, è per ora è solo teorico, dovrà essere messo in pratica, e in questo passaggio si nascondono diverse insidie. Per stare alla metafora sportiva, direi che la partita di andata si è conclusa con una rotonda vittoria tedesca. Quella di ritorno si giocherà ad agosto, forse anche prima, ed il suo esito non è affatto scontato.

Ma ce n’è una seconda: che accadrà ad agosto se la Grecia, nonostante abbia fatto diligentemente i "compiti a casa", scoprisse di non avere ottenuto la piena fiducia dei "mercati" e si trovasse ancora sull’orlo del default? A quel punto la terapia imposta dal sinedrio eurocratico avrebbe fatto nuovamente fiasco e saremmo da capo a quindici. Davvero si pensa che a quel punto Tsipras tornerà dai tedeschi col cappello in mano per chiedere, a condizioni ancor più dure, il rinnovo della "assistenza" europea? O non sarà vero piuttosto il contrario? Che Atene, guadagnato tempo, tirerà fuori un "piano B"?

Io non credo che i dirigenti di SYRIZA, per quanto "europeisti" (ricordiamo che il vecchio SYNASPISMOS, il vero centro dirigente di SYRIZA, nel 1992 votò addirittura a favore del Trattato di Maastricht), non mettano nel conto l’eventualità della rottura dell’eurozona.

A dispetto delle chiacchiere di circostanza sulla "vittoria", è certamente evidente, sia a Tsipras che a Varoufakys, che essi escono politicamente sconfitti dalla partita negoziale. Essi hanno sperato di potere dividere il blocco euro-tedesco, e invece si sono trovati isolati e con le spalle al muro. Hanno puntato tutto sull’idea che sarebbe stato possibile "cambiare l’Europa", che si è invece dimostrata non solo ambiziosa ma impossibile. Solo dei mentecatti possono pensare che da qui ad agosto i rapporti di forza in seno all’Unione cambieranno. Non cambieranno infatti. Se i "più-euopeisti" hanno orecchie per intendere, intendano.

Eccoci dunque alla terza domanda: qual è l’eventuale "Piano B" di Tsipras e Varoufakys?

Azzardo un’ipotesi: davanti all’impossibilità conclamata di onorare il debito e di restare nell’eurozona, tenteranno di salvare capra e cavoli, proponendo a Berlino ed al sinedrio eurista la possibilità di una separazione consensuale: un’uscita che sia al contempo la meno dolorosa possibile per il popolo greco e la meno distruttiva per l’Unione europea.

Quarta domanda: accetterà Berlino una separazione consensuale. Probabilmente sì, ma se, e solo se, Atene si impegnerà a rimborsare il grosso del suo debito. In poche parole: separazione consensuale ma niente default a spese dei creditori.

Questa sarà la partita di ritorno. L’esito dipenderà anche dal successo o dall’insuccesso della manovra di logoramento tedesca, che punta infatti a indebolire e far cadere il governo di Tsipras riportando al governo i suoi fantocci. Se in questi mesi SYRIZA saprà conservare tra i greci il suo enorme capitale di consenso (la sua principale arma, la seconda essendo quella di una sterzata geopolitica ad Est) no, l’esito della partita di ritorno non è già scritto.

Escludo che SYRIZA, dopo il primo cedimento a cui è stata costretta (certo, anche per insipienza e codardia) accetti di farne un secondo, che sarebbe fatale, diventando il boia incaricato di inchiodare sulla croce il proprio popolo. Non potendo che rifiutare questo macabro ruolo, il governo Tsipras, o farà le valige mandando greci alle urne (col rischio del caso sociale e politico totale e dagli esiti davvero catastrofici), o sarà obbligato a gestire il default e l’uscita unilaterale dall’eurozona.

P.s.

Di contro a chi si prepara a tradire e lasciare solo il popolo greco proprio nel momento del massimo bisogno, gridando al "grande tradimento di SYRIZA", noi dobbiamo invece seguire con più attenzione di ieri la vicenda greca, così piena di insegnamenti per tutti noi, e come ieri, a dispetto dei profondi limiti del governo di Tsipras, esprimere la nostra solidarietà al popolo greco che resiste.
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Ascoltate attentamente quanto afferma Varoufakys. Alla fine (minuto 5:41), confessa quale sia la sua opzione, la via per venire fuori dal marasma. Il governo greco non dovrebbe unilateralmente uscire dall’euro, ma dovrebbe dichiarare default, mettendo così gli eurocrati davanti alle loro contraddizioni. A quel punto o accetteranno il fatto compiuto assorbendo il default, o l’eurozona salterà in aria ed a quel punto che si torni pure alla dracma.

https://www.youtube.com/watch?v=FVi59jZ7SXQ&list=UUIUS1ZTwPg7TQNl8-sNzT8Q


Moreno Pasquinelli

http://sollevazione.blogspot.it/2015/02/grecia-la-resa-dei-conti-e-solo.html

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Messaggi

  • Ieri l’economista "no euro" Nino Galloni, sempre sul sito Sollevazione, diceva più o meno le stesse cose ...

    GRECIA: LO SCONTRO DECISIVO È SOLO RINVIATO di Nino Galloni :

    http://sollevazione.blogspot.it/2015/02/grecia-lo-scontro-decisivo-e-solo.html

  • condivido quest’analisi.
    ma dopo aver spiegato quello che è successo, come la grecia abbia sperato di ropere il blocco interno alla ue e di come invece si sia trovata sola e con le spalle al muro, come sia stata costretta ad accettare un accordo seppur vago nei contenuti per far fronte alla mancanza di liquidità che avrebbe impedito al governo di syriza di pagare stipendi e quant’altro... perché si dice: "Escludo che SYRIZA, dopo il primo cedimento a cui è stata costretta (certo, anche per insipienza e codardia) accetti di farne un secondo, che sarebbe fatale, diventando il boia incaricato di inchiodare sulla croce il proprio popolo. "
    viste le premesse dell’articolo, vista la conclusione che rimanda alle parole di varoufakis su l’ipotizzato "piano b", a quale insipienza e a quale codardia ci si riferisce? così, per capire la logica di certe affermazioni!

    • In effetti hai ragione ... e probabilmente quello che indichi, la frasetta su "insipienza e codardia", è una specie di "mantra" che il buon Pasquinelli, dopo aver detto per mesi peste e corna di Syriza, doveva fatalmente recitare prima di dire che su Syriza ha sostanzialmente cambiato idea ...

      La cosa importante però, a mio giudizio, è che l’abbia fatto ... e che l’abbia fatto anche Contropiano che pure aveva avuto su Syriza un atteggiamento molto simile negli ultimi anni ...

      La verità vera è che un conto è declamare slogans anche largamente condivisibili nel merito ... un conto è poi governare facendo i conti con le casse vuote e con tanta gente veramente alla fame .... e , ripeto, meno male che questi compagni questa cosa l’hanno comunque compresa ... poi, sul resto, giudicheremo nel periodo medio/breve dai contenuti pratici ... e, prima di noi, e certamente con qualche diritto in più di farlo, giudicherà fatalmente il popolo greco ...

    • Grecia:energia e pasti gratis per 300.000 famiglie


      Domenica, 01 Marzo 2015

      Misurare quel che avviene in Grecia, e tra il nuovo governo e l’Unione Europea, con criteri tutti “italiani” - imprintati come siamo dalla nullaggine, o peggio, della “sinistra radicale” ma anche dalla assoluta autorefenzialità un pò snobistica del composito universo "no euro" - porta a capire molto poco.

      Lo abbamo detto fin dal primo momento: la strategia di Syriza è riformista, resta tutta interna alla cornice dell’Unione Europea e non punta a una rottura della gabbia, ma è un tentativo vero di dar corpo a un progetto - contraddittorio, certo – ma che apre contraddizioni interessanti, utili per chi, come noi, e non solo noi, prova a costruire un’alternativa forte, reale, di massa, alla Troika.

      Dopo l’accordo firmato a Bruxelles alcuni giorni fa, in cui l’Unione riapriva temporaneamente (quattro mesi) le linee di finanziamento ad Atene in cambio dell’impegno ad evitare “misure unilaterali”, ovvero non approvate dalla Germania e dall’Eurogruppo, il governo Tsipras ha annunciato in Parlamento le sue prime misure di politica economica e sociale: elettricità gratuita e “bonus alimentari” per le famiglie povere, blocco della possibilità per le banche di chiedere l’esproprio della casa a chi non ce la fa più a pagare il mutuo. Al primo calcolo, sono oltre 300mila le famiglie coinvolte dalle prime due misure. Un gesto concreto, che non le solleva da una condizione terribile, ma “un po’ di fiato”, utile a resistere.

      Sul fronte opposto, per recuperare risorse finanziarie fresche, seguirà un “condono fiscale” da cui sono attesi 2,5 miliardi e un meccanismo utile a liberare le banche nazionali dai “crediti in sofferenza”. E’ quello che viene comunemente fatto, in questi anni, sui mercati finanziari, nella speranza che riprenda il flusso di prestiti verso imprese e famiglie. Difficile dire se funzionerà davvero, ma anche questo è un gesto che neutralizza sul momento un nemico molto pericoloso: le banche e quanti hanno fin qui evaso le tasse dirottando all’estero i patrimoni liquidi.

      Contemporaneamente, il governo ha annunciato anche il ritiro della licenza per il progetto minerario di Skourie, nella Macedonia centrale, oggetto di forti contestazioni popolari guidate da ambientalisti e attivisti della stessa Syriza; avviato anche lo smantellamento del campo per immigrati di Amygdaleza.

      Mosse in due direzioni, palesemente dirette a ricompattare il fronte interno a Syriza, diviso sul giudizio da dare su come sono andate le “trattative” con l’Unione Europea, così come anche nei confronti di quella parte di società greca terrorizzata dalla “calata dei comunisti espropriatori”.

      I sondaggi, per il momento confortano Tsipras, assegnandogli un 42% (alle elezioni di un mese fa aveva avuto il 36,5), accompagnato da un robusto 72% di approvazione della linea tenuta con Bruxelles. Un dato non sorprendente, per un popolo contraddittoriamente convinto di voler restare dentro l’Unione Europea ma senza le politiche di austerità che ne derivano.

      Il tentativo è insomma quello di capitalizzare anche l’incazzatura che serpeggia nel paese per “alzare il prezzo” nel tira-e-molla continuo con i cosiddetti “partners europei”, che hanno dalla loro il non indifferente coltello da 7,2 miliardi dell’ultima tranche di “aiuti”.

      Quale sia l’impostazione dell’Unione Europea davanti a queste mosse sembra chiaro già dal titolo di Repubblica online: “Tsipras sfida la Troika: luce gratis e cibo a 300mila famiglie povere”. Insomma: la Troika è una congrega di affamatori, e dare da mangiare ai poveri è una “sfida” intollerabile alle “regole europee”. Ci sarebbe molto da riflettere sulla natura di un aspirante super-stato che si pone come obiettivo prioritario il ridurre alla fame milioni di persone, vietando persino la possibilità di soccorrerle con misure – obbiettivamente – più da Caritas diocesana che da socialismo. Ma lo facciamo ogni giorno in altri articoli, per ora ci sembra sufficiente sottolineare come – per esempio a Repubblica – questo ruolo omicida sia ritenuto “coerente” e persino “giusto”. Meditate, progressisti rimbesuiti da girotondi e antiberlusconismo di maniera...

      Il fronte europeo è però quello che Syriza ha urgente bisogno di rompere. E Tsipras, sempre ieri, ha aperto una nuova linea conflittuale con i governi di destra di altri due paesi Piigs che dovranno andare alle elezioni nel corso di quest’anno: Spagna e Portogallo. Governi accusati esplicitamente di aver brigato, nel corso dell’ultimo Eurogruppo, per far fallire l’accordo con la Ue o comunque indurire al massimo le “condizioni” poste da un duo già poco raccomandabile come Schaeuble e Dijsselbloem.

      «Abbiamo trovato contro di noi un’asse di poteri guidata dai governi di Spagna e Portogallo che, per ovvie ragioni politiche, hanno cercato di far finire l’intero negoziato nel baratro. Il loro piano era ed è indebolire, rovesciare o costringere il nostro governo a una resa incondizionata prima che il nostro lavoro inizi a dare frutti e prima che l’esempio greco influenzi altri paesi, in particolare prima delle elezioni in Spagna».

      Una martellata indirizzata a Rajoy, che si era precipitato in soccorso di Samaras nel corso della campagna elettorale, ma che deve fare i conti con sondaggi interni che lo danno in pesante difficoltà davanti all’avanzata di Podemos. Anche se il movimento guidato da Iglesias non dovesse vincere in autunno, ma soltanto determinare una “ingovernabilità” di fatto del paese, questo aprirebbe spazi molto più larghi di “rettifica” dell’impostazione rigorista e, soprattutto, sposterebbe il focus dell’attenzione ad altri paesi (anche Portogallo e Irlanda hanno elezioni alle porte, e anche lì i sondaggi danno le sinistre riformiste e antiausterity in rapida ascesa).

      Redazione Contropiano

      http://contropiano.org/internazionale/item/29410-grecia-elettricita-e-buoni-pasto-gratis-per-300-000-famiglie