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L’Eurogruppo vuole schiantare il governo greco

par Claudio Conti ( Contropiano )

Publie le lunedì 9 marzo 2015 par Claudio Conti ( Contropiano ) - Open-Publishing
4 commenti

Lunedì, 9 Marzo 2015

Le poche dichiarazioni provenienti dall’Eurogruppo convocato oggi sono restano vaghe o bisognose di precisazioni che non arrivano. Secondo un comunicato del governo Tsipras, per esempio, iI negoziati riprenderanno mercoledì a Bruxelles, il Governo greco continuerà ad aggiornare la lista delle riforme e le istituzioni sono disponibili a risolvere i problemi finanziari del governo.

Le settimane passate ci hanno però abituato a smentite clamorose, retromarce e ultimatum rinviati. Vedremo. Da quel che è stato dichiarato invece all’ingresso, da parte dei principali protagonisti, sembra chiaro che l’Unione Europea ha deciso di stringere il cappio al collo della Grecia e di Cipro (le cui banche centrali non potranno comprare titoli di stato del proprio paese). Il che appare comprensibile solo se questo tipo di pressione drastica è interna a una logica di regime change, sul tipo imposto con le "guerre umanitarie". L’unica differenza è che le armi usate sono fondamentalmente finanziarie.

Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, per dirne una, ha confermato che mercoledì riprenderanno i negoziati «con le istituzioni» (il tedesco Schaeuble è più sbrigativo e continua a chiamarla Troika). Le discussioni avverranno a Bruxelles e saranno sul piano definito "tecnico", ma «allo stesso tempo» l’Eurogruppo pretende che propri funzionari siano presenti ad Atene, per condizionare o comunque interferire con le decisioni del governo Syriza. Insomma: il quadro prima rifiutato.

All’Eurogruppo la Grecia si era presentata con una lista di sette "riforme" (c’è chi dice sei) invece delle venti pretese dalla Ue e dal Fmi. Soprattutto, le riforme indicate non erano tra quelle richieste. Tra il taglio delle pensioni che sta a cuore a Bruxelles e la lotta all’evasione fiscale prospettata da Atene c’è una certa differenza: cambiano totalmente i volti di quelli chiamati a pagare.

Ma senza le riforme "prescritte" non ci sarà nessuna erogazione dell’ultima tranche di "aiuti" nei confronti della Grecia. Lo stesso Dijsselbloem si è mostrato strafottente e annoiato: «È stato perso molto tempo, non dobbiamo perderne ancora. Dall’ultima riunione dell’Eurogruppo è stato fatto poco, la questione del tempo è una questione centrale adesso. Sosterremo ulteriormente la Grecia se il paese proseguirà sulla strada delle riforme e penso che le discussioni sul programma e sulle riforme debbano riprendere molto rapidamente».

La traduzione non sarebbe necessaria, ma va fatta lo stesso: il governo greco fin qui non ci ha obbedito (o almeno non totalmente), quindi ci siamo stufati e cerchiamo di fargli capire che qui comandiamo noi; loro dovranno fare quello che noi gli diciamo di fare, come avveniva con Papandreou e Samaras; non c’è spazio per chi vuole "riformare" la governance che noi esercitiamo in maniera incontrollabile dai singoli governi nazionali (Germania a parte, unico paese in cui Parlamento e Corte Costituzionale giudicano se gli accordi europei violano o no la "sovranità" tedesca).

Ancora più diretto, nello stesso senso, Wolfgang Schaeuble, secondo cui il governo greco «deve realizzare quanto promesso e deve astenersi, così come concordato con l’Eurogruppo, da ogni iniziativa unilaterale non decisa assieme alla troika». Come avveniva prima che Tsipras e Varoufakis vincessero le elzioni per portare fuori la Grecia dall’austerità e dal tallone di ferro "europeista".

Anche Washington, alla fine, sta premendo sulla Grecia perché abbassi la testa e faccia quel che le viene ordinato. In fondo, messi sulla bilancia, i poveri greci contano assai meno di quell’Unione Europea impegnata nel negoziato Ttip per la creazione di un "mercato comune euroatlantico".

Come sempre avviene quando cerchi di condurre un negoziato con chi vuole soltanto sottometterti, il governo Tsipras prova a mischiare di continuo le carte per cercare di accontentare i "partner" senza scontentare troppo il popolo che l’ha mandato al governo. Ma il potere - al contrario del governo - è di un altro pianeta.

Fonti ufficiali del governo hanno spiegato che proporranno nuove misure, in grado di produrre "immediatamente" risultati finanziari e di bilancio. Tempo e velocità, infatti, erano stati pochi minuti prima citati da Dijsselbloem come punti fondamentali. Ma non esce dal sentiero stretto che l’esecutivo si è dato nel trattare: previsti infatti incentivi per favorire la richiesta di scontrini e fatture in ogni operazione commerciale, in modo da abbattere buona parte dell’evasione (in Italia se parla da millenni, perché solo mettendo in contraddizione gli interessi di chi compra e di chi vende si può far registrare una transazione; ma naturalmente non se n’è mai fatto nulla).

Di fatto, la Troika ha preteso il ritorno dei propri funzionari ad Atene, probabilmente gli stessi che il governo Syriza si era rifiutato di incontrare subito dopo la vittoria elettorale.

Un gesto politico, non economico.Perché la natura della partita è solo politica: schiacciare la Grecia finché non cambierà governo. O perché quello insediato si arrende, o perché - se resiste - si manda il paese sul lastrico e se ne "spinge" uno molto più obbediente. Regime change, insomma, perché nessuno deve illudersi di cambiare la natura dell’Unione Euro-tedesca.

Claudio Conti

http://contropiano.org/internazionale/item/29571-l-eurogruppo-vuole-schiantare-il-governo-greco

Messaggi

  • E così anche Conti alla fine della fiera potrà dire "lo sapevamo che andava a finire così".
    Seguo da sempre i voli pindarici dei duri e puri della cosiddetta "sinistra" sulla questione greca, e debbo constatare che il sostegno più corposo a questa maledetta Troika viene proprio da questi.
    Non si sa, e mai lo sapremo probabilmente, cosa abbiano in mente come alternativa i compagni invaghiti del movimentismo, ma una cosa è sicura, nei panni della Troika mi preoccuperei innanzitutto di fare terra bruciata intorno al paesotto che voglio annettere, e una volta assicuratomi che gli embedded sono e rimarranno fedeli (vedi i governi fascioliberisti che riescono a mantenere le opposizioni di sinistra e antagonista ai margini di qualsiasi possibilità di governo) terrei d’occhio i duri e puri, una volta constatato che questi non muoveranno un dito per sostenere la Grecia mi basterà scegliere il momento opportuno per assestare la botta finale.
    Intravedo con amarezza una sorta di godimento per una eventuale debacle greca, il tutto perché Syriza ha avuto il torto di essere sostenuta in Italia dai nostri sinistrati ormai decisamente impresentabili, questo perché ancora ci si ostina a tenere in piedi faide interne mai risolte.
    Siamo in guerra per chi non fosse ancora chiaro, e sono sempre più convinto che una risolutiva picconata tra capo e collo a qualcuno rifugiatosi in Messico acquista sempre più legittimità, se non si vuol perderla sta guerra.
    Saluti comunisti... molto amari, ahimé.

    • Quello di cui parli è uno "stato d’animo" indubbiamente largamente diffuso a sinistra ... e che, a mio giudizio, credo abbia più bisogno dello psicologo che non del politologo a spiegarlo ...

      Però questo, con mia somma e positiva sorpresa, non è mai stato invece, almeno dalla vittoria elettorale di Syriza in poi, l’atteggiamento di Contropiano ... e, a leggere bene l’articolo, nemmeno quello personale di Conti ...

      A volte ho l’impressione che si commenti senza leggere prima quello che si dovrebbe commentare .....

    • Francamente, dello "stato d’animo largamente diffuso a sinistra" ne avrei piene le tasche, senza contare che con gli stati d’animo che non partoriscono plausibili proposte e alternative non si va da nessuna parte, e siccome non è certo il primo articolo di Conti che leggo sulla questione suggerirei di andarsi a rileggere il trend che s’è creato su Contropiano (e non solo) sulla questione, tant’è che manco su Contropiano m’azzardo a porre certe opinioni, ma aspetto che le si porti in giro.
      Che poi tutto si debba risolvere con una botta al cerchio e una alla botte lo vedo un esercizio inutile.
      Ho sempre pensato che lasciare il vuoto a sinistra di Syriza fosse un errore madornale... anche se verifico che più che un errore è una prassi scientificamente percorsa con l’intento di togliere ogni eventuale respiro a chi da sinistra cerca di reagire al cappio al collo in questione.
      Mettiamo i piedi per terra, capisco che è difficile perché la rete è aleatoria per default, ma insisto sulla questione: non è da compagni, né da comunisti e né di sinistra perdere di vista la realtà.
      Comunque carta canta, ce lo sapremo ridire un domani.

    • Sinceramente credo che la reale contraddizione di Syriza sia purtroppo una contraddizione di fondo ...

      E cioè il fatto che la Ue è irriformabile .... così come la moneta unica ...

      Sono state concepite e create, sin dall’inizio e per motivi geo-politici oltre che economici, come un qualcosa "a trazione tedesca" e non è possibile alcun cambiamento rispetto a questo ...

      Una volta detto questo, però, credo che al tentativo di Syriza vada dato il massimo sostegno e solidarietà ... fosse pure soltanto per dimostrare nei fatti l’irriformabilità della Ue ...

      Credo che Tsipras e c., che mi sembrano tuttaltro che ingenui, abbiano ampiamente messo nel conto l’espulsione della Grecia sia dall’euro che dalla Ue .... arrivo a dire che è una cosa che auspicano pure .... semplicemente credo vogliano appunto "essere buttati fuori" e non invece dichiarare unilateralmente l’uscita .... cosa che avrebbe conseguenze molto più pesanti ...

      In generale comunque diffido di chiunque, e a vario titolo in Italia questi sono ormai un esercito, pretenda di dare lezioni e consigli al governo greco ... da quale pulpito ?