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Gli occhi della tragedia

par Antonio Recanatini

Publie le giovedì 26 marzo 2015 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Non serve leggere i giornali per capire la tragedia, basta aprire e gli occhi, alzare lo sguardo e osservare. Ho visto la tragedia in Franco, un grande imbianchino, che giorni fa si è fermato a bere al bar, non voleva tornare a casa, anzi non voleva dire alla moglie di essere stato licenziato. Intorno a lui si è formata la calca e nessuno si è sentito in diritto di fargli una predica. Ho visto Nadia licenziata come donna delle pulizie in un grande hotel della costa, aveva gli stessi occhi di Graziella, a cui è toccata la medesima sorte per la delocalizzazione della Goldenladyacheinfami. Ambedue hanno tre figli, ambedue sopravvivono con poco; ho visto Michele, mio amico d’infanzia sperso in pieno centro, aveva la tragedia segnata negli occhi, una cartella da pagare, lui non lavora da dieci anni. Ho visto la tragedia e aveva anche il nome di Tiziana, suo marito è nell’elenco degli omicidi/suicidi di stato, tira avanti con la forza d’animo rimasta e un buco nello stomaco.
Non bisogna leggere i giornali per capire che siamo in guerra, ho visto militari armati girare nelle stazioni, davanti a genitori con figli al seguito, ho visto la tragedia nei volti di chi non ha più la forza di sopportare.
Ho visto la tragedia negli occhi di Umberto, condannato a cinque anni, faceva parte di un giro losco, pare si spartissero poche centinaia di euro sottratte alle assicurazioni. Ho visto mamme prostituirsi al datore di lavoro, per potersi pagare l’affitto e il riscaldamento; ho visto un papà lavorare 12 ore per venti euro, un signore anziano svenire per strada e all’arrivo dell’ambulanza temere di dover pagare.
Non serve leggere i giornali per sentire la tragedia, basta alzare quel tappeto ipocrita con cui copriamo i sentimenti di rivolta.

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