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EDUCAZIONE

par Antonio Recanatini

Publie le domenica 26 aprile 2015 par Antonio Recanatini - Open-Publishing

Si parla di educazione in maniera ambigua, in fondo il ceppo, l’etimologia della parola stessa proviene dal latino educare, anzi ducare. Sarebbe un po’ come formare, insegnare, ammaestrare, affinare, correggere. Da qui le concezioni sull’educazione e le buone maniere sono il riscontro di un insegnamento, di una formazione. Educazione non significa, quindi, evitare di dire quel che si pensa, per cui, come diceva Funari, se uno è stronzo non je puoi di’ che è uno stupidino. Con l’uso di questo termine, spesso si vogliono sminuire le verità, magari solo perché nell’espressione esce una parolaccia, una bestemmia, un vaffanculo previsto dalla costituzione dell’umana specie. Guardo con diffidenza quelli che parlano di educazione, per me l’ineducato è colui che accetta le pessime condizioni sociali con un grazie, l’ineducato è colui che pur di mostrare buon senso o "senso artistico", va in direzione opposta ai sentimenti, agli ideali, alla visione del mondo. Personalmente preferisco quelli che non hanno peli sulla lingua, i cosiddetti maleducati, perché nei loro tratti somatici, nelle loro pause, vedo quasi sempre uno spiraglio di lealtà.
L’abuso e le accezioni contemplate nell’educazione sono paragonabili alla differente visione e descrizione della libertà, come di altre parole, consumate e riadattate per allargare il consumo, per allargare uno spento consenso. Rivalutare i termini nella loro essenza sarebbe una guerra persa, ma di sicuro daremmo un colpo agli equilibristi che dipingono, di volta in volta, volti e principi di insani colori.

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