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Una nuova cultura

Publie le domenica 6 giugno 2004 par Open-Publishing

Manifestazioni-azioni Partito della Rifondazione Comunista Parigi Rina Gagliardi

di Rina Gagliardi

«The day after», su Roma splende un sole quasi estivo. Anche la meteorologia si adegua e si riconcilia, mentre lo spot elettorale di B. & B. consuma i suoi ultimi malinconici spiccioli. Per noi (e per tutti), è tempo di bilanci politici, ben oltre la felicità e le emozioni di venerdì, compreso il respiro di sollievo che molti hanno tirato. Per il governo, e segnatamente per Silvio Berlusconi, il bilancio non potrebbe essere più fallimentare: la visita di Bush non si è trasformata né in una festosa manifestazione celebrativa né in un efficace palcoscenico propagandistico. Al tempo stesso, la strategia dell’allarmismo è stata battuta dalla straordinaria maturità della piazza e dalla responsabilità delle forze dell’ordine.

Tutti segnali che confermano il declino "inesorabile" del centrodestra, la sua perdita di consenso nel Paese. Ma anche l’opposizione maggioritaria, e segnatamente la leadership ulivista, non ha molto di cui esser soddisfatta: non solo è stata assente da una giornata indimenticabile, ma ha lanciato, da capo, messaggi politici ambigui. Non è casuale che proprio in questi giorni dalle file del centrosinistra (della Margherita) si sia riaffacciata la "tentazione neocentrista", la voglia, cioè, di rompere a sinistra e di beneficiare del prossimo, prevedibile sfaldamento del centrodestra.

Per il movimento e per la sinistra alternativa, segnatamente per Rifondazione comunista, il successo politico è stato inequivocabile - tanto che ce lo riconoscono i media più moderati e meno accecati. E non si tratta, semplicemente, di un successo contingente, di una bella e riuscitissima manifestazione pacifista. Come ha detto il segretario del Prc, «è nata una cultura»: una nuova soggettività politica di massa, capace di coniugare la radicalità del rifiuto della guerra (e del modello di civiltà che la ispira) con una vera pratica nonviolenta.

Ecco un dato di fondo, che il sistema dell’informazione, nel suo insieme, non è proprio in grado di capire: il rifiuto totale di «questo mondo» e dei suoi obbrobri, e il bisogno di mutarlo radicalmente, non si misurano oggi su una violenza "militare" pari e opposta a quella dell’avversario, ma sulla forza del conflitto maturo che non separa, più di tanto, i mezzi dai fini. Questa, del resto, è la lezione che ci viene dalle lotte di questi anni, a cominciare dalle nuove lotte operaie (Melfi).

Rifondazione comunista è la sola forza politica che ha scommesso su questi processi di trasformazione, sul protagonismo dei movimenti, sulla politica partecipata, non per convenienze tattiche, ma per vera persuasione strategica. Ora i fatti ci stanno dando ragione. Forza, compagne e compagni, alle elezioni manca ormai meno di una settimana

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