Home > Rina Gagliardi: mostri

Rina Gagliardi: mostri

Publie le lunedì 2 agosto 2004 par Open-Publishing

Partiti Rina Gagliardi

di Rina Gagliardi

Mostri

No, non c’entrano niente i due eventi - chiamiamoli così - che hanno vivacizzato ieri mattina il torrido week-end romano. Non c’è alcun nesso tra la cattura di Luciano Liboni al Circo Massimo (con gli spari, gli ostaggi, la fuga e la scontata conclusione di morte, come in uno dei tanti telefilm correnti tra l’horror e il pulp) e il pugilato scatenato dai leghisti alla Camera dei deputati (con l’indecorosa aggressione a una donna, il solito break dei commessi, la disperazione di Casini). Eppure, è difficile resistere ad una sorta di cortocircuito emotivo, ad una sensazione - non più che una sensazione - di coerenza profonda tra i due fatti. Li unisce soltanto, forse, un alto grado di concitazione violenta, che di colpo trasforma in indebito Far-West luoghi a ben altra vocazione civile e istituzionale - il centro storico della capitale, il palazzo centrale della politica rappresentata. O forse li accomuna una categoria che esplode, specialmente, in estate: quella dei mostri. C’è il mostro sociale, protagonista della cronaca nera, un killer in impossibile fuga, un uomo che si esprime in un unico linguaggio, quello di un revolver, una persona vocata a un solo destino, di sconfitta e di morte. E ci sono i mostri politici e però nessuno li insegue, anzi sono protetti, nientemeno, che dall’immunità parlamentare.

Questi mostri del leghismo, che affollano in notevole quantità le nostre aule parlamentari, che occupano addirittura importanti incarichi di Governo, che in qualche caso amministrano città medie e grandi, conoscono, anche loro - quasi come il povero «Lupo» - una sola arte: quella di menar le mani. La loro identità profonda è nel gusto del selvaggio, nell’esaltazione muscolare, nel rigetto di tutto ciò che sa di ragione, cultura, mediazione - e rispetto del prossimo. Sarebbe, tutto questo, il contrario della politica, se la politica non fosse oggi largamente ridotta a loro misura. E se tutto questo non fosse accompagnato da una pratica quasi parossistica di «mercantilismo» - in realtà furbo e modernissimo. Quando mai si è assistito ad una «dialettica» di maggioranza fatta tutta di ricatti, mercati delle vacche, calci e scalciamenti? Quando mai il parlamento è stato costretto a «funzionare» a colpi di ritorsioni più o meno violente, ivi compresa la sua trasformazione in ring? Eppure, è quello che è accaduto sotto i nostri occhi nell’ultimo mese. E, in attesa del ritorno di Bossi, i leghisti ne sono stati i protagonisti «eccellenti».

Era proprio questo che intendevamo dire quando dicevamo che la persistenza di questo Governo può fare solo danni. Danni politici e sociali, ma, ancor più, l’ulteriore corrompimento del tessuto profondo del Paese. Che rischia di abituarsi a vivere con le sue diverse - e diversamente spettacolari - mostruosità.

http://www.liberazione.it/giornale/040801/LB12D6BB.asp