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Ostaggi francesi: ore decisive

Publie le mercoledì 1 settembre 2004 par Open-Publishing

Guerre-Conflitti Francia Daniele Zaccaria

Scade anche il secondo ultimatum. I reporter ancora nelle mani dei rapitori

di Daniele Zaccaria

Anche il secondo ultimatum è scaduto. Christian Chesnot e George Malbrunot, i giornalisti francesi rapiti in Iraq da un commando del fantomatico "Esercito islamico" sono ancora nelle mani di chi li ha condannati a morte. In attesa che qualcosa si sblocchi. La Lega araba, tramite la voce del presidente Moussa, è però convinta che l’ultimatum sia in realtà di 48 ore e che quindi bisognerà attendere fino alle 21.00 di stasera.

Tutta la giornata di ieri è stata un susseguirsi di segnali contraddittori e appelli umanitari, un’altalena di indiscrezioni, di spiragli di luce e di porte che si richiudono, con la diplomazia ufficiale che ha prestato il volto all’oscuro lavorìo delle mediazioni sotterranee. Con il barabaro massacro dei 12 prigionieri nepalesi che ha accompagnato la ridda di conferme e smentite come un sisnitro presagio.

Alle 15 e 40 ci potrebbe essere i colpo di scena: la Tv in lingua araba al-Arabiya annuncia la «liberazione imminente» dei prigionieri. La notizia circola velocemente sui siti internet di mezzo mondo e infonde un velato ottimismo. Sarà breve. Alle 16 e 45 lo sceicco Mohammad Bachar al-Faidhi, portavoce del Consiglio degli ulema sunniti, gela i più speranzosi: «Si tratta di voci e informazioni del tutto infondate, al contrario siamo spiacenti di non essere ancora riusciti ancora a contattare i membri dell’Esercito islamico». Il ministro degli Esteri Michel Barnier è intanto volato dall’Egitto in Giordania dove ha incontrato il re Abdullah e il suo omologo Marouan Mouacher nel tentativo di coinvolgere nelle trattative le tribù sunnite frontaliere che si rivelarono essenziali nella liberazione di nove ostaggi giordani: «Abbiamo molti contatti indretti con diversi gruppi che praticano il sequestro in Iraq», ha detto Mouacher. Oggi Barnier sarà nuovamente al Cairo, dove incontrerà il suo omologo tedesco Jhoska Fischer e il premier palestinese Abu Ala.

Secondo il quotidiano Le Monde e la radio Rtl, la Francia non si è limitata a coordinare i negoziati, ma anche spedito un piccola task force della Direzione generale della sicurezza esterna (Dgse) guidata dal generale Philippe Rondot, uno specialista di missioni segrete. Un classico della politica estera francese che non si è mai troppo fidata dei sistemi di intelligence anglosassoni.

Da Parigi, governo e presidenza hanno dal canto loro confermato la morbida linea del dialogo, evitando di innescare la retorica dei conflitti di civiltà e di cimentarsi con il linguaggio guerresco di molti leader occidentali, richiami in grado di innervosire non poco i militanti fondamentalisti. E quando il conservatore Chirac afferma che «La Francia farà di tutto per ottenere il rilascio», si ha la sensazione che sia una frase veriteria e non un regola di servizio. Anche l’informazione si è adeguata alla strategia del pudore e della prudenza eretta da maggioranza e opposizione per salvare la vita di Chesnot e Monbrunot: nessuna televisione, locale e nazionale, ha trasmesso le immagini diffuse da al-jazeera in cui gli ostaggi chiedono di revocare la legge sul velo. «E’ una scelta di principio per non entrare nella logica dei rapitori e in segno di rispetto verso due persone che hanno parlato in chiaro stato di prostrazione», spiega Ulysse Gosset, direttore della redazione di France 3. Medesimi concetti espressi dai direttori di tutti i telegiornali. Allo stesso tempo, continuano le mobilitazioni, siti-in e cortei in solidarietà con Chesnot e Montbrunot: in prima linea anche stavolta le associazioni di giornalisti e il mondo musulmano francese. Migliaia di persone si sono rassemblate al tramonto davanti al municipio di Parigi raccogliendo l’appello a manifestare di "Réporter sans frontières".

Il ministro dell’interno Dominique de Villepin, che fu tra i principali fautori del rifiuto francese alla guerra anglo-americana, ha lanciato un nuovo messaggio ai rapitori in un dicorso pronunciato in un affolato raduno alla moschea di Parigi: «Oggi ho solo un desiderio: vorrei che il messaggio di solidarietà che sta toccando molti cuori nel mondo arabo e tra i popoli musulmani arrivi fino al cuore dei sequestratori».

http://www.liberazione.it/giornale/040901/default.asp