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Tortura: silenzio sul processo di Bolzaneto e in Parlamento

Publie le mercoledì 2 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Polizia Giustizia

di Amnesty International (sezione italiana)

In occasione dell’udienza preliminare sulle violenze compiute nella caserma di Genova Bolzaneto durante il G8 del 2001, Amnesty International e l’associazione Antigone denunciano ancora una volta la preoccupante lentezza con cui la Camera dei Deputati sta affrontando il tema della tortura rilanciando l’iniziativa per una sollecita introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. “A quasi quattro anni dalla presentazione del primo progetto di legge, siamo ancora una volta in attesa che si pronunci la commissione Giustizia della Camera, per poter poi superare l’esame dell’Aula e del Senato. Il Parlamento e’ inadempiente anche di fronte alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato gli appelli rivolti ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi’ ha dichiarato Marco Bertotto, presidente di Amnesty International Italia.

‘Apprezziamo il fatto che i deputati sembra abbiano trovato l’accordo su un nuovo testo sufficientemente conforme alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura’ - ha sottolineato Patrizio Gonnella, coordinatore nazionale di Antigone. ‘A maggior ragione, la lentezza dei lavori parlamentari e’ incomprensibile e inaccettabile, soprattutto ora che si avvicina la fine della Legislatura. La mancanza di un reato specifico nel codice penale italiano non solo costituisce una grave inadempienza dell’Italia in tema di diritti umani, come piu’ volte evidenziato dalle Nazioni Unite, ma garantisce l’impunita’ a chi compie atti di tortura nel nostro paese’.

veritagiustizia.it
Solo un piccolo presidio del “Comitato Verità e Giustizia per Genova” ha manifestato lo scorso 27 gennaio mattina davanti al tribunale di Genova per l’udienza preliminare nei confronti di 47 imputati, presieduta dal Gup Maurizio de Matteis, sulle violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto durante il G8, nel luglio del 2001. Il Comitato “per non dimenticare” ha tappezzato gli scalini dell’ingresso del tribunale con fogli bianchi in cui erano denunciati i vari soprusi a carico dei detenuti avvenuti a Bolzaneto.

E sul silenzio dei partiti politici del centro-sinistra ha scritto una lettera aperta alla GAD Lorenzo Guadagnucci, giornalista del Resto del Carlino e impegnato nel Comitato Verità e Giustizia per Genova. "Avresti potuto, cara Gad, almeno dichiarare il tuo solenne impegno ‘ in caso di vittoria alle prossime elezioni ‘ ad approvare una seria legge sulla tortura: l’Italia è l’unico paese europeo a non prevedere questo reato nel proprio ordinamento. Avresti potuto aprire una franca discussione sullo stato dei diritti civili nel nostro paese, sempre citato nei rapporti di Amnesty International per i maltrattamenti inflitti a fermati e detenuti, per il pensoso stato delle carceri e ‘ appunto ‘ per gli abusi compiuti dalle forze dell’ordine durante il G8 di Genova. Avresti potuto dire che senza verità e giustizia sui fatti di Genova la nostra democrazia resta monca, menomata nella credibilità. Avresti potuto annunciare il tuo impegno a varare nella prossima legislatura una commissione parlamentare d’inchiesta. Avresti potuto fare e dire molte cose. Invece hai taciuto".

Preoccupazione comune, che serpeggia tra le parti offese e i loro difensori, è che i reati rischino la prescrizione, soprattutto se sarà approvato anche il decreto “Salva-Previti”. L’avv. Gilberto Pagani, del Foro di Milano, che assiste quattro manifestanti stranieri, ha sottolineato invece che “dal momento che questo non è un processo come gli altri, in quanto si tratta di 255 persone offese dai servitori dello Stato, brillano per la loro assenza i partiti politici, compresi quelli di sinistra. La scelta è chiara: non entrare in contrasto con l’apparato dello Stato”.

L’udienza preliminare è stata rinviata al 19 febbraio. Tra le novità c’è quella di citare a giudizio tre ministeri (Giustizia, Interni e Difesa) che sono poi i diretti datori di lavoro dei rappresentanti delle forze dell’ordine per i quali si dovrà decidere il rinvio a giudizio. La richiesta di procedere in tal senso è stata formulata dagli avvocati che rappresentano le 150 parti civili che si sono costituite nel procedimento. Se il giudice Maurizio De Matteis decidesse che i 47 indagati dovranno essere processati e se la sentezza fosse di colpevolezza nei loro confronti, allora saranno i ministeri che dovranno pagare i risarcimenti alle parti offese. Gli stessi dicasteri avevano rinunciato a costituirsi parte civile. L’udienza si è protratta per quasi 8 ore utilizzate interamente per notificare la costituzione delle parti civili.

Altre fonti: Ass.Antigone, Gazzetta del Sud, Comitato Verità e Giustizia per Genova

http://www.unimondo.org/