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Dopo il dolore, la rabbia

Publie le mercoledì 2 febbraio 2005 par Open-Publishing

Movimenti Lucio Garofalo

di Lucio Garofalo, Lioni (Avellino)

Dopo il momento dell’orrore, dello sgomento, del dolore e della pietà, è subentrato quello della rabbia e del dubbio. Confesso che anch’io, mosso da un istintivo e naturale senso di commozione, di solidarietà e fraternità umana, ho versato, tramite i famosi sms, alcuni euro in favore (almeno questa è la speranza comune) delle popolazioni asiatiche sterminate dallo tsunami. In seguito, ho riflettuto meglio, è subentrata la fase (salutare) della ragione, del dubbio e dell’analisi critica.

Ho cominciato a pormi alcune questioni serie e cruciali, derivanti da qualche dato di fatto evidente ed oggettivo, quindi assolutamente innegabile. Mi sono chiesto come mai, nell’attuale epoca postmoderna ed ipertecnologica, non si è riusciti ad avvertire tempestivamente le aree poi colpite dal furioso maremoto, durante un periodo di circa due ore, che è intercorso tra il sisma sottomarino registrato al largo delle coste di Sumatra (in Indonesia) e l’avvento dell’onda anomala? C’è stato tutto il tempo utile e sufficiente per dare l’allarme e per correre ai ripari. Invece...

Di certo, i milioni di sms e di telefonate sarebbero serviti prima dell’arrivo dello tsunami sulle coste del Sudest asiatico, avvisando e salvando una larghissima parte delle popolazioni disastrate.

Dopo la catastrofe abbiamo assistito ad una diffusa, spontanea ed esaltante manifestazione di solidarietà da parte della gente comune, su scala globale. Addirittura, nelle zone devastate moltissime persone del luogo, già duramente provate dalle conseguenze dello tsunami, hanno mostrato pietà e senso di fratellanza verso gli sventurati turisti occidentali in evidente difficoltà. Come al solito, sono le masse popolari a pagare (in ogni angolo e ad ogni latitudine del mondo), sia versando lacrime e sangue, sia versando denaro. Invece, gli avidi e voraci capitalisti del pianeta, sempre più ricchi, cinici e rapaci, non hanno versato un bel nulla. Anzi, approfitteranno dell’ennesima sciagura umana per lucrare e trarre ulteriori e cospicui profitti privati! Infatti, l’immane tragedia del Sudest asiatico, con le centinaia di migliaia di morti, dispersi e feriti, con il pericolo imminente di un’incalcolabile catastrofe sanitaria e umanitaria, rischia di diventare, nell’immediato avvenire, un’opportunità assai preziosa di sfruttamento neo-colonialistico da parte dei Paesi più ricchi e tecnologicamente avanzati del Nord planetario, ma soprattutto da parte delle potenti compagnie economiche multinazionali. Tale imperdibile occasione di arricchimento è rappresentata ovviamente dalla ricostruzione, da compiere nei prossimi anni, delle economie, delle infrastrutture e del tessuto urbanistico e sociale nelle vastissime zone devastate dallo tsunami.

Altro che aiuti umanitari, come ci viene quotidianamente ripetuto e fatto credere da una poderosa campagna mass-mediatica che è assolutamente ipocrita e strumentale. Si tratta di una propaganda di segno palesemente filo-occidentale, completamente funzionale agli interessi di un sistema di rapina, di sfruttamento e di espropriazione materiale e culturale dei popoli del mondo intero, da parte di un ristretto gruppo di “superpotenze” economico-militari. Non a caso, nessuno dei Paesi più ricchi sembra seriamente intenzionato ad abbattere o ridurre il colossale debito economico che affligge i popoli del Sud del mondo, nella fattispecie del Sudest asiatico, costringendoli in un perpetuo stato di dipendenza e soggezione.