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L’ONESTO FASSINO

Publie le venerdì 18 febbraio 2005 par Open-Publishing
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Dazibao Partiti

di Riccardo Orioles

L’onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram, ha visto una zingarella che infilava la mano nella borsetta di un’anziana signora, evidentemente con intenti loschi e predatori. L’onesto Fassino ha subito dato l’allarme, il tranvai s’e’ fermato, l’autista ha bloccato le porte e poco dopo una pattuglia di Regi Carabinieri ha preso in consegna la zingarella. "Ladri!". "Non si puo’ campare piu’!". "Sul sangue della povera gente!". "Mascalzoni!". E l’onesto Fassino annuisce, inchinandosi mesto e grave a destra e a manca.

Il giorno dopo, l’onesto Fassino, mentre si recava al Partito in tram (veramente i segretari d’oggigiorno usano l’autoblu’: ma questa e’ una novella edificante), ha visto la stessa vecchietta del giorno prima, con la medesima borsetta. E, boja faus!, la borsetta era aperta e una mano ci stava frugando dentro. "Altola’!". Ma ecco che il proprietario della mano si volta (stavolta e’ un signore distinto, con cravatta e tutto) e fa: "Prego?". "Mah... non so, lei sta... insomma lei starebbe... rubando?...". Al che il signore sospira, tira fuori una tessera e gliela porge. "Ecco, guardi qua". Fassino guarda il documento e non c’e’ dubbio, e’ una regolare tessera da Vip. "Sono il segretario del partito X" fa severamente l’uomo. "Ah... mi scusi... non potevo immaginare... io non sapevo...".

L’uomo lo squadra con disprezzo, mentre continua a esplorare la borsa della vecchietta. "Eh" fa infine, con l’aria chi si contiene solo per buona educazione, mentre guarda controluce le due misere carte da venti che ne ha tirato fuori. "Permesso. Devo scendere. Permesso". E se ne va tranquillamente, non si sa se piu’ offeso dalla scortesia di Fassino o dalla miserabilita’ di questi pensionati d’oggigiorno.

Fassino resta la’ imbarazzato, la vecchietta continua a guardare tranquillamente fuori dal finestrino (tanto c’e’ l’onesto Fassino che vigila) e la vita va avanti come al solito fra Porta Palazzo e l’Albergheria. Certo, mica puoi chiamare i carabinieri per un Politico nell’esercizio delle sue funzioni: e che siamo, communisti? Pero’ Fassino si sente a disagio lo stesso.

Come immagino si sara’ sentito subito dopo aver invocato, fra i numi tutelari del Riformismo, il ladrone Craxi. Turati che scrive l’inno dei lavoratori, Prampolini che arringa i braccianti, Gramsci con gli occhialini e i riccetti, Matteotti che fa agli sgherri "Ucciderete me, ma non la mia idea!" e, panzuto e spavaldo, il Bettino. Certo, c’e’ dei buoni motivi per mettercelo la’: lo Sdi, lo Sdo, la Gad, la Bad e tutto il resto. Ma io mi ricordo quei cinque o sei ragazzi della Fgci, in quel paesino di mafia, col loro volantino contro i mafiosi e i ladroni. Non che abbiano fatto carriera nel Ds (i figiciotti, intendo). Pero’ forse un pensiero anche per loro ci stava bene.

Non e’ che Fassino voglia un bene particolare a Craxi o che, fra tutti i ladroni possibili, abbia una simpatia specifica proprio per costui. Il fatto e’ che Fassino e’ un "politico" come Craxi. E gia’ ai tempi di Craxi questa parola (filologicamente nobilissima) aveva perso ogni complicita’ con la polis, la politica e tutto il resto. A Roma come a Pechino, a Washington come a Mosca, "politico" vuol dire ormai "gestore professionale del potere". A volte col consenso, a volte con la tirannia: ma sempre al di sopra e al di fuori delle persone comuni. Vip o nomenklatura fa lo stesso. Questa categoria (o forse ormai classe sociale) da noi deriva direttamente dall’antico notabilato cittadino, non privo di suoi valori, ma irrimediabilmente altra cosa rispetto alla democrazia. Per capire fino in fondo la solidarieta’ istintiva fra un Fassino e un Craxi, bisogna sapere che da noi il diritto di voto e’ stato benignamente concesso (nel 1848) da un re, che fino al 1909 e’ stato ristretto al sette per cento della popolazione (i piu’ ricchi), fino al 1913 al venti per cento, fino al 1946 al cinquanta per cento circa (i maschi) e solo da due o tre generazioni e’ diritto universale. Quando finalmente la democrazia e’ arrivata, essa e’ stata gestita - bene - da due grandi partiti-chiese, nessuno delle quali era completamente democratico nella propria struttura interna ne’ privo di teologie autoritarie cui render conto.

Ecco perche’ il banale "la legge e’ uguale per tutti" non riuscira’ mai ad arrivare fino a un Fassino. Non perche’ egli sia "communista", ma perche’ e’ un notabile italiano. E’ lo stesso motivo che, in forma patologica, genera i Berlusconi. Nella nostra cultura i cittadini infatti *non* sono uguali. Il concetto stesso di cittadino e’ rarissimo nella nostra storia, fatta da sudditi, da ribelli, da principi, da cortigiani, da prelati, da tutti fuorche’ da cittadini. (Ma, e la Resistenza? e i garibaldini? Andate a vedere quanti partigiani e quanti garibaldini hanno "fatto carriera" nel sistema ufficiale, sinistra compresa, senza dover ammorbidire significativamente le proprie caratteristiche egualitarie e di cittadini).

Craxi, Fassino, Berlusconi e gli altri non sono dei corpi estranei in questo paese. Sono l’Italia storica, "l’autobiografia della nazione"; il passato. Se ne esce solo con un salto di generazione. Il Quarantatre’, il Sessantotto, l’antimafia dei primi anni Novanta sono stati dei tentativi in tal senso, magari inconsapevoli, ma via via piu’ precisi. Il prossimo arrivera’ prima o poi, perche’ nel Paese profondo nomenklatura e notabili, che pur sono i soli a parlare, non convincono affatto e anzi cominciano ad esser visti come una razza a parte. Gli applausi tributati a Fassino in un "luogo politico" difficilmente gli sarebbero stati concessi all’uscita di una metropolitana, o in una fabbrica o in una scuola.

CATENA DI SAN LIBERO 17-2

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