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DOCUMENTO ALTRACRESCITA / CAPITOLO 2

Publie le venerdì 18 febbraio 2005 par Open-Publishing

Dazibao Consumo-Pubblicità Movimenti Economia-Budget

di: Matt Lechien tradotto dal francese da karl&rosa

GENERAZIONE ELETTRONICA / prima parte

E’ innegabile che se c’é una sfera che puo’ aiutarci a mettere meglio sotto controllo il nostro consumo, é certamente quella dell’elettronica. Ben inteso, come sempre tutto dipende dall’uso che se ne fa. Abbiamo visto precedentemente che l’altracrescita é indissociabile dal progresso.

Ora resta da sapere che cos’é esattamente il progresso. Tutti se ne riempiono la bocca, dai politici più reazionari agli industriali ed ai pubblicitari, dall’estrema sinistra all’estrema destra, praticamente tutti ne fanno l’apologia. Dunque, cio’ vorrebbe dire che il progresso é a geometria variabile. Oppure che c’é il vero ed il falso progresso.

Scegliero’ piuttosto questa seconda ipotesi. Dunque, per vederci più chiaro, impiegheremo il termine "progresso" ricordando che deve essere positivo e qualificheremo "acchiappamuccioni" (i muccioni sono un incrocio inventato dall’autore fra i montoni e i piccioni: NdT) il progresso negativo.

Nell’altracrescita vi é certamente la parola "crescita". In questo preciso caso, cosa cerchiamo di far crescere? Il consumo di yogurt, che si ritiene eliminino tutto il vostro colesterolo in meno di tre settimane? La cultura degli ananas transgenici sulla banchisa? L’uso massiccio dello srotolatore di carta igienica che riconosce la voce? ...NO! Quello che si vuole far crescere é il nostro livello di conoscenza, la nostra cultura, la scienza al servizio della comunità, la nostra capacità di essere informati in modo obiettivo, la ricerca, la qualità della vita, la preservazione del nostro ecosistema, il nostro livello di realizzazione... Per farla breve, é naturale, cerchiamo di arricchirci intellettualmente e di elevare il nostro livello di coscienza. E’ questo il modo di procedere che alimenta il vero progresso. E’ molto importante per un buon progresso sociale, l’oscurantismo porta diritto all’intolleranza e, nella sua scia, alla violenza.

Quando si conosce il numero di analfabeti o di persone poco istruite sul nostro pianeta, si ha il diritto di dirsi che l’umanità manca sicuramente di molte cose. A dir poco, sapere che un bambino non potrà accedere alle basi della conoscenza per colpa delle ineguaglianze create dal sistema economico é desolante quanto il livello di un presentatore televisivo. La tecnologia elettronica non é soltanto uno strumento formidabile per correggere rapidamente quest’ineguaglianza intollerabile, é anche un mezzo formidabile per progredire tutti insieme in seguito scambiando il nostro sapere. Ma, prima di questo, é un potente strumento rivoluzionario che permette di fare molto male alle multinazionali che si sono smisuratamente arricchite vendendo dell’immateriale a peso d’oro, pervertendo l’arte e il nostro senso dei valori. Abbordero’ concretamente tutte queste idee e tentero’ di materializzarle fornendo il maggior numero possibile di applicazioni.

1) La carta riciclata

Se é vero che viviamo nella sociatà dello spettacolo, viviamo anche nella società della carta. E di carta se ne consuma, tanto da credere che gli alberi spuntino allo stesso ritmo dei funghi! Si potrebbe quasi completamente far saltare l’occupazione legata alla carta, arrestando il saccheggio ecologico di cui é responsabile.

Senza perifrasi: saro’ radicale. Praticamente l’obiettivo é: zero consumo di carta.

In quanto membro al cento per cento dell’ambiente letterario, ho letto con attenzione quel che propone Greenpeace con la sua iniziativa "Penne verdi" per cercare di arrestare il consumo irragionevole di carta. Inutile tergiversare, non vi nascondo la mia delusione di fronte a questa "misuruccia" che non entusiasmerà che qualche borghesuccio attrezzato per il consumo pseudoecologico. Alla fin fine questo tipo d’azione ha lo stesso effetto di una medicazione su una gamba di legno, da l’illusione che la barca affondi un po’ più lentamente, alleviando qualche coscienza.

Utilizzare carta riciclata, va bene. Ma bisogna pure sapere parecchie cose prima di farsi un’opinione sulla questione poiché, in certi casi, si tratta di tutt’altro che una panacea:

a) La carta non é riciclabile all’infinito. In capo a cinque o sei riciclaggi le fibre sono distrutte, non si puo’ più fare niente, o quasi. Potete sempre dirvi che é positivo perché permette di usare da cinque a sei volte meno alberi. D’accordo su questo punto, ma vediamo il seguito.

b) Per riciclare la carta ci vuole moltissima acqua. Sapendo che in molti paesi manca, non é granché come idea. Ma non é il solo problema. Perché la carta sia riutilizzabile, bisogna prima togliere l’inchiostro. Ed é li’ che l’idea si rivela pessima. L’ichiostro da stampa contiene un mucchio di porcherie chimiche molto tossiche per l’ambiente. Dopo la disinchiostrazione si ottiene un fango nauseabondo pieno di tutte queste sostanze. Dato che non si sa cosa farne, questo fango é bruciato in un inceneritore. Meglio non abitare vicino. E’ bene anche precisare che occorre considerare il problema più globalmente. All’origine, si é pur dovuto produrli questi inchiostri. E questo procedimento non é affatto ecologico.

c) Il consumatore non ama troppo l’aspetto della carta riciclata grezza, dunque bisogna renderla chiara. E via dunque con uno strato di prodotti chimici perché sia bianca come il bucato, fatto con il detersivo che contiene tanti ottimi enzimi.

Nell’insieme, molti concordano nell’affermare che la carta ricilata é più "ecologica" della carta che non lo é. Questo é vero se ci si riferisce a quella che esce appena dalle industrie occidentali che hanno un capitolato draconiano in materia di protezione dell’ambiente. In questo caso, é meglio. Ma, persisto e sottoscrivo, non é una gran cosa, anche se é meglio. Non si dice, ma diciamo che é "meno peggio". Tutto questo non é che un punto, ma non sono solo gli industriali occidentali a riciclare la carta, a causa delle delocalizzazioni e della mancanza di materie prime. Gli apostoli della carta riciclata dimenticano di precisare che in molti paesi si ricicla la carta senza tanti complimenti. Dopo, i pesci fanno il morto e i pescatori prendono il cancro.

E’ bello promuovere la carta riciclata, ma come si fa perché il consumatore distingua fra quella che é ecologica, di fronte al disatro attuale, e quella che non lo é affatto? Si crea un ennesimo marchio? Un’ennesima carta di qualità? La si mette in vendita nei negozi "trendy" fra due prodotti del commercio detto equo? Siamo seri! Le buone intenzioni funzionano a parole, ma poi tutti sanno che alla fine tutti continueranno a comprare la carta più bianca e meno cara possibile. Non é di trascuratezza che c’é bisogno per salvare il pianeta, ma di alternative e di azione. La buona coscienza sarà per quando i problemi saranno risolti. Aspettando, nessuna pietà per la stupidità.

2) La fine della carta

Due o tre giorni fa discutevo con un amico, delegato sindacale in un ospedale pubblico. Quest’ultimo mi ha detto del suo sgomento davanti allo spreco mostruoso di carta che si verifica in quest’amministrazione. Eppure mi ha detto che non si risparmia per fare in modo che le informazioni interne siano consultate sulla rete informatica piuttosto che su carta. Ma non c’é niente da fare! Bisogna che tutti continuino a stampare un sacco di roba che, alla fine, quasi nessuno legge.

Per ora, la domanda da porsi é: C’é bisogno di tanta carta? Per vederci più chiaro, consideriamo due casi:

a) la carta di cui non c’é assolutamente alcun bisogno. E’ quella sprecata o non richiesta. Ogni anno, solo in Francia, sono 830.000 tonnellate di carta per pubblicità che arrivano nelle nostre cassette delle lettere per finire nelle pattumiere.

b) La carta di cui si pensa di aver bisogno.

E’ facile risolvere il primo caso, non ne dubito. Per questo bisogna informare e impegnarsi al massimo perché i cittadini si sveglino e battano il pugno sulla tavola perché cessi questo crimine contro il pianeta. Ora, restano gli atavismi. Bisogna prenderne coscienza, siamo dei drogati della carta. D’accordo al 100% per dire che per molto tempo era quasi il solo vettore del sapere e dell’informazione, ma ormai non é più cosi’. La vera domanda da porsi é: abbiamo ancora bisogno della carta?

Anche se già da qualche anno faccio con passione il mio mestiere di scrittore mondano, faccia parte di una generazione che parla piuttosto di dattiloscritti che di manoscritti. Dal 1994 ho cominciato a interessarmi da vicino al libro elettronico e ai supporti informatici. Dal 1996, con alcuni colleghi, abbiamo pubblicato alcune opere sotto copyleft su Internet. E visto che c’eravamo abbiamo usato una parte del potenziale multimediale che offre questo supporto per mettere in rilievo i nostri scritti. Quale é stata la mia sorpresa quando, a più riprese, persone che fanno parte dei miei amici mi hanno fatto la seguente domanda press’a poco in questi termini: "Allora, Matt, a quando un nuovo titolo?" Ed io: "Non hai letto l’ultimo? E’ disponibile in versione elettronica." Per sentirmi rispondere: "Non quella! Quand’é che pubblichi un VERO libro?"

Questo si’ che é un ragionamento che trovo veramente stupido. E il meno che possa dire é che é molto diffuso, una vera pandemia planetaria. Che differenza c’é fra redigere un libro su carta o per un supporto informatico? Personalmente, non ne vedo nessuna! Ce l’ho sempre messa tutta, qualunque fosse lo scopo del progetto letterario o redazionale. E molto spesso, iniziando un nuovo libro, non so come lo pubblichero’. E dunque é sempre più o meno irritante sentirsi dire che si é redatto un sotto-testo, senza neppure averlo letto, giusto perché il suo supporto, apparentemente, non é politicamente corretto.

In queste condizioni, per continuare su questa via, meglio essere combattivi. Per far procedere le cose, ogni volta che si presenta l’occasione, vado a spiegare il mio modo di procedere. Anche se questo lavoro paga a livello di militanza "altroeditoriale", invece di agitarmi su questo punto preferirei che si trattasse un fatto acquisito.

So bene che molti di voi pensano che lettura sullo schermo non é confortevole. In parte é vero. Leggere un autore classico su uno schermo non fa bene agli occhi. Non si scrive nello stesso modo per una lettura sullo schermo e per una pubblicazione su carta. Per il primo caso, si cerca di dare al testo ariosità e un massimo di ritmo. Non é la migliore soluzione per ottenere uno di questi premi letterari che fanno sbavare tutti i pennivendoli delle alte sfere al servizio del libro merce, ma funziona molto bene per far passare un’informazione o un’emozione.

Dopodiché, esiste una soluzione che si fa attendere da anni. Si tratta del libro elettronico. Lo si trova in due forme:

a) Sotto forma di tavoletta di lettura (vedi illustrazione qui sotto) orribilmente chiamata "ebook" da qualche individuo che farebbe bene a fare un "break" sulla "coke". Gli ultimi modelli funzionano con l’aiuto della tecnologia detta dello schermo bagnato. E, per essere precisi, é l’inchiostro ad essere elettronico, non la pagina. Nella sua ultima versione, questo libro puo’ mostrare video a colori.

b) Per quelli che amano voltare pagina, esiste una versione in corso di sviluppo che somiglia moltissimo ad un libro classico, con la piccola differenza che le pagine sono un po’ più spesse, ma nondimeno molto elastiche. Basta telecaricare un testo perché venga a collocarsi sulle sue pagine, la cui consistenza é molto simile a quella della carta. Il concetto puo’ essere seducente, ma siamo vicini al gadget, dato che i modelli convenzionali adempiono ottimamente al loro ruolo. Perché complicare le cose semplici? Ponete la questione ai servizi di marketing delle imprese incriminate, saranno liete di rispondervi, almeno suppongo.

Malgrado le loro numerose qualità, le tavolette di lettura non sono state accolte favorevolmente dal pubblico in occasione del loro lancio commerciale a partire dal 1999. Peccato, perché nell’ambiente dell’edizione libera ci aspettavamo molto dalla loro divulgazione. Purtroppo, malgrado una copertura mediatica abbastanza buona, la diffusione é stata minima. L’attaccamento dei lettori al supporto cartaceo non é il solo responsabile. Gli editori commerciali non sono estranei a questo fiasco. Non hanno assolutamente alzato un dito per mettere a disposizione dei titoli. Tutto quello che si puo’ trovare sono autori classici esenti da diritti che rendono ancora dei profitti agli addetti ai lavori che non sono veri editori, giusto venditori di carta. In altre parole, é un po’ come se si fosse lanciata la piastra CD senza la disponibilità di CD.

A prima vista, si puo’ essere tentati di pensare che l’atteggiamento degli editori sia dovuto al loro lato conservatore. In effetti non si tratta di questo. Attualmente, permettetemi di ricordarvi che il mercato dell’edizione é detenuto in grandissima parte da multinazionali che sanno di avere buon naso, come si dice da noi. Verso la metà degli anni 90 tutto l’ambiente letterario si interrogava sul futuro del libro e si parlava già di libro elettronico. Tutti erano ai blocchi di partenza, in prima fila i pescicani dell’edizione. Solo che quando hanno visto la Beresina che si profilava all’orizzonte per le majors del disco con l’MP3, inutile dirvi che hanno presto fatto marcia indietro. La causa é semplice, avrebbero perduto lo strumento per controllare efficacemente i diritti d’autore - leggi i diritti di editore. L’idea che i lettori possano scambiarsi dei libri tramite Internet senza tirar fuori una lira ha fatto loro drizzare i capelli in testa. E dunque hanno incaricato i fabbricanti di trovare un sistema tecnico per limitare l’uso dei testi comprati - precisamente a questo sta lavorando la ditta di Bill Gates. Dato che cane non mangia cane, i fabbricanti hanno rimandato alle calende greche l’uscita commerciale massiccia di questi supporti.

Per l’occasione, mi trasformero’ di colpo in commerciale per vantarvi tutte le qualità del libro elettronico.

Quel che colpisce subito quando si utilizza una tavoletta di lettura é il confort che procura. Occorre anzitutto parlare del confort di lettura. In formato equivalente a quello di un best-seller, si ha sotto gli occhi la stessa superficie di lettura di un libro classico, meno il fastidio dell’elasticità delle pagine che costringe spesso a tenere il libro divaricato mantenendolo con entrambe le mani. Per girare le pagine, due pulsanti situati opportunamente permettono di andare avanti e indietro. Gli schermi sono antiriflesso, non c’é dunque alcun problema per leggere in piena luce. Si puo’ anche regolare le dimensioni dei caratteri. Il vantaggio diventa enorme quando la luce é ridotta o non esiste proprio. Grazie allo schermo che si illumina da dietro gradualmente in funzione della luminosità ambiente, si mantiene sempre lo stesso confort di lettura. Se siete a letto con qualcuno che desidera raggiungere Morfeo prima di voi, non c’é bisogno di lasciare accesa la lampada sul comodino per leggere, continuate tranquillamente con la retroilluminazione senza disturbare nessuno. Per quanto riguarda i giornali, il meno che si possa dire é che il formato tabloid non é dei migliori per leggere sui mezzi di trasporto. Per ovviare a questo basta telecaricare il vostro giornale favorito nella vostra tavoletta di lettura per leggerlo comodamente con una sola mano nei vostri spostamenti. Quanto allo spazio, dato che questi apparecchi hanno tutti una memoria che puo’ contenere parecchi libri, perché ingombrare inutilmente la vostra valigia quando andate in vacanza? I libri pesano. E poi c’é anche l’argomento economico. Non avendo più da finanziare la parte carta, la logica vorrebbe che gli editori dividano almeno per tre il prezzo degli scritti. E, per finire, piuttosto che essere obbligati a leggere le vostre vere informazioni dal vostro sito Internet libero preferito, inchiodati davanti al vostro minicomputer, telescaricatele sulla vostra tavoletta per leggerle dove vi pare e mettete al bando la stampa asservita.

3) Esperienza personale

Se avessi dei consigli da dare ad una persona che vuole lanciarsi a fondo nella scrittura, mi accontenterei di informarla su quel che l’aspetta in funzione della scelta del suo percorso. Nel caso in cui scelga di restare libero, lo scrittore in erba troverà un eccellente supporto pubblicando su Internet. Affrancandosi dalle pressioni di un editore, potrà far vagare il suo spirito dove gli pare e fare un lavoro di redazione lontano dall’ignobile censura basata sul politicamente corretto, ma anche tenersi fuori dalla mediocrità che provoca la politica del mercato applicato alle arti. I grandi autori, un tempo, non rientravano in nessuno stampo. La cosa più meravigliosa che potrà succedergli seguendo questa via sarà di vivere pienamente la sua passione, interagendo totalmente con i suoi lettori. Lontano dal tumulto provocato dalla mondanità apprezzata dai pennivendoli adulatori dei valori dell’élite, troverà tutto il significato della sua arte vivendo in osmosi con le realtà della sua epoca. A parte questo, andrà incontro ad inizi, metà e fini del mese difficili. Il suo lavoro resterà segreto rispetto ai pastoni letterari che, grazie ai media, assillano certa gente. Dovrà anche imparare a cavarsela da solo, senza correttore e senza nessuno che si occupi dell’impaginazione, senza il sostegno di specialisti esperti negli altri mestieri del libro. Inversamente, colui o colei che opterà per l’edizione asservita raggiungerà forse la (vana)gloria prima o poi, ma a qual prezzo? Quello di essere solo un semplice prodotto che corrisponde a regole alle quali nessun essere umano che si rispetti dovrebbe obbedire. L’essenza dell’arte é di liberare lo spirito. Quello del creatore e quello del suo pubblico. Il mondo mercatile ha vinto la scommessa di stravolgere completamente questa vocazione. Sotto l’influenza plutocratica, l’arte diventa prigione, una prigione all’aperto dove possono trovarsi chiusi a vita gli spiriti più brillanti. A questo stadio, é utile precisare che colei o colui che vorrà entrare nelle buone grazie dell’edizione commerciale dovrà farsi prima riconoscere. Lei o lui vengono già dalla "élite" sociale (mediatica, pseudo-intellettuale, politica, sportiva...) ed in questo caso la strada é già pronta, oppure bisognerà che lei o lui si preparino a leccare innumerevoli stivali prima di stimolare un minimo d’interesse, il che non é affatto detto.

Per quel che mi riguarda, mi considero molto aperto e, senza esitazione, attaccato alla libertà d’espressione. Quel che mi scandalizza non é il fatto che questo o quel parvenu possa pubblicare un libro che, in molti casi, non sarà nemmeno stato scritto da lui. Quello che mi colpisce é che per far questo si possa abbattare un’intera foresta. E questo principio vale anche per la mia persona. Tutti hanno il diritto di servirsi di un’arte fondamentale come la scrittura, tutti dovrebbero comunicare di più per questa via o per un’altra, non é questo il problema. Il problema é che si possa distruggere il pianeta per questo, mentre un’alternativa esiste. Per di più non lo si fa ricorrendo a mezze misure, perché si demolisce un organo vitale. Le foreste sono i polmoni della Terra e, oltre a permetterci di respirare, regolano anche il clima. Ogni volta che si distrugge una foresta avanza il deserto. Il niente filosofico moderno induce il niente della materia vivente.

Allora, domanda: Far passare massicciamente delle idee progressiste su carta o restare allo stadio della quasi segretezza scegliendo un’alternativa impopolare? Crudele dilemma! Come sempre, é il consumatore a decidere. Quando il consumatore ne avrà abbastanza di comportarsi come tale per far posto ad un cittadino responsabile, allora si potrà cambiare il corso delle cose lavorando efficacemente, ognuno nel nostro ambito rispettivo. In altre parole, quando finiremo di essere dei pecoroni ed adotteremo la filosofia applicata tutto rientrerà nell’ordine naturale delle cose. Aspettando, bisognerà continuare a mediare, più o meno di buon grado.

A parte questo, possiamo sempre dirci che c’é anche del buono negli scritti pubblicati su Internet. Come nelle librerie. Per orientarsi, si distingueranno i cyber-scrittori in due categorie:

a) La corrente maggioritaria, che si serve di questo mezzo per tentare di sedurre un ipotetico editore commerciale. In questo caso, la ricerca di gloria e di facile fortuna é il motore di questo modo di procedere.

b) La parte minoritaria, ma nondimeno molto vivace. Raggruppa quanti hanno rifiutato di curvare la schiena davanti al potere economico e sono restati fedeli ai loro ideali. Sono più numerosi di quanto si creda e per loro le parole "condivisione" e "progresso" hanno ancora un senso. Negli ambienti detti " Francia altolocata" che decidono per la massa addormentata, ci si compiace di chiamarli "rivoluzionari", come se questa parola contenesse ad un tempo la peste ed il colera, mentre molte evoluzioni positive di questo mondo solo solo una conseguenza di rivoluzioni filosofiche, scientifiche, tecniche e politiche. Il resto é solo frutto di un caso sottilmente ispirato.

Certo, occorre fare una cernita, ma non mi dite che é troppo complicato, basta cercare nel posto giusto per trovare. Gli spiriti sulla stessa lunghezza d’onda arrivano sempre a darsi del tu, prima o poi. In seguito, siete voi lettori che dovete diventare attori. Come il cyber-scrittore é autore-editore-diffusore, il suo lettore é un lettore-diffusore. Seguendo questo schema, si puo’ ottenere una nuova catena del libro che non sia sfruttata da Seillière e simili.

4) Conclusione

Non ci sono piccoli gesti, ci sono solo gesti. Questo é valido anche per quel che riguarda il consumo di carta. Per ogni cittadino che fa totalmente a meno del suo consumo di carta, si risparmierebbero almeno sessanta kg all’anno, a parte l’inchiostro. Quanti potrebbero avere sulla coscienza la perdita di reddito per gli autori, provocata da un passaggio dalla carta all’elettronica, non hanno motivo di preoccuparsi. I veri scrittori lo sono corpo e anima. Non c’é dunque nessuna ragione perché cessino di esercitare la loro passione per un semplice motivo di ordine economico. Il guadagno non é mai stato un buon motore per redigere uno scritto degno di questo nome. Aiutatevi aiutandoci in questa migrazione verso l’elettronica, sarete i primi ad approfittarne. Quanto a noi, scrittori di seconda fila, sapremo adeguarci dopo aver fatto a pezzi i mercanti di carta e di sonno sociale che osano pretendere di essere degli editori.

In questo capitolo ho insistito di più sul settore del libro che su ogni altra cosa e non é un caso. Ad esempio, si puo’ facilmente fare a meno di istruzioni su carta e dire agli acquirenti di un oggetto di telescaricarle sulla loro tavoletta di lettura. Non ci sarebbero tanti problemi. Lo stesso per i giornali, riviste, quaderni scolastici, bloc-notes... Dove il dente duole, é a livello del libro. Cio’ é dovuto al suo contenuto affettivo e all’immagine che riflette. Sul primo punto, é importante segnalare che un autore che si rispetti non si preoccupa del supporto. La paternità dell’opera si esercita sul contenuto e non sul contenente. Allora, se l’autore se ne frega, perché preoccuparvi? Sul secondo punto, siamo nel campo del narcisismo. Quante persone hanno nella loro biblioteca libri mai letti e che senza dubbio mai leggeranno? Un mucchio! Il semplice fatto di possedere l’oggetto corrisponde quasi a possedere la sua scienza. Il fatto di essere circondati da libri da a queste persone un senso di intelligenza e di superiorità. Realtà virtuale e nondimeno presente, che risponde ad una logica classica di possesso. Più sono circondato da libri, più questi ultimi sono belli e rari, più mi sento reso credibile dall’influenza della scienza e dalla saggezza che suggeriscono, ecco il ragionamento. A questo punto, il buonsenso vorrebbe che si abbia tutti questa stessa sensazione davanti a Internet, che contiene molti più dati di quanti ne possa contenere una biblioteca fisica. Ma, certamente, là é meno divertente, troppo democratico. La scienza e la saggezza per tutti non sono concepibili per l’élite. A forza di ripeterci che il libro é sacro, tutti finiscono per crederci. Ora, non é l’oggetto che deve essere stimato, ma la somma di conoscenze che fa circolare. La carta non é che un vettore come un altro e la cosa finisce li’.

L’ultima conclusione é ovvia. Per bloccare il consumo di carta bisogna andare oltre il semplice cambio di abitudini, bisogna anzitutto far evolvere le mentalità. Molti hanno già superato questo stadio e considerano adesso che il supporto carta appartiene al passato. Sogniamo di un mondo dove i giovani andranno a scuola muniti semplicemente della loro tavoletta di lettura sulla quale impareranno a leggere e scrivere con l’aiuto di uno stilo. Conterrà dei corsi sotto forma multimediale, ben più appassionanti dei libri scolastici editi da un barone da quattro soldi. E’ possibile, da ora, costruire un altro mondo dove la potenza dell’elettronica non servirà a far girare i computer della Borsa, ma sarà al servizio dell’apprendimento, della condivisione, dell’informazione, dell’emozione, del sapere e della creazione.

Prossimo capitolo: appena possibile