Home > La lettera di Pietro Ingrao al congresso PRC

La lettera di Pietro Ingrao al congresso PRC

Publie le giovedì 3 marzo 2005 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Partiti Partito della Rifondazione Comunista Parigi

di Pietro Ingrao

Care compagne e compagni, invio al vostro congresso e ad ognuno di voi un caldo, amichevole augurio di buon lavoro. Mi dispiace che l’età avanzata e impegni che non possa trascurare m’impediscano d’essere presente al vostro dibattito: in un momento, in cui il dialogo e la ricerca comune fra compagni sembrano così necessari e ineludibili.

Ma questa lettera non è di distanza. Anzi con essa io vi chiedo di accogliermi nella vostra organizzazione, per partecipare alla vostra lotta.

Tante volte - in questi decenni aspri, in cui abbiamo dolorosamente visto tornare la guerra - ci siamo incontrati nelle piazze, e tra i monumenti inauditi di Roma: per tutelare e rivendicare diritti del mondo proletario, o per invocare la pace violata dal nuovo imperialismo americano. Quante volte ho vissuto questa fratellanza che scavalca questioni di nomi e vincoli di tessere.

Abbiamo visto insieme con un groppo alla gola, piazze ricolme di una generazione a volte giovanissima, che balzava in testa ai cortei e dava vita a una nuova ricerca e a una lotta che traversava i continenti. Ne ha parlato il mondo.

Presto però, quasi contemporaneamente abbiamo veduto tornare - gestita dalla più grande potenza del mondo e addirittura esaltata nella sua capacità salutare e preventiva - la guerra nel mondo: tragicamente contrastata da un disperato e sanguinoso terrorismo. Mutavano, tragicamente, forme e dimensioni del conflitto sociale. Sorgeva la difficile domanda su come si poteva allargare la lotta per la liberazione degli oppressi e al tempo stesso difendere la pace del mondo anche dalla risposta terroristica.

E’ qui che è tornata per me in modo nuovo ed urgente l’interrogativo sulla politica e sulle leggi.

E cioè: su come si poteva - e si doveva - incidere sui poteri e legittimati a comandare; a volte con la frode, ma pur sempre poggiando su un sistema giuridico, su una legittimazione a volte bassamente, cinicamente fraudolenta ma che dava poteri (e strumenti) con cui dirigere e controllare addirittura nazioni e continenti.

E’ qui che risorgeva per me la domanda, assillante e insoddisfatta circa un agire politico, il quale incidesse su quel potere di Stati e di Imperi, che ora aveva nelle sue mani strumenti tanto terribili e nuovi circa la vita e la morte. E così - come il vostro segretario - ho incontrato nella mia riflessione la sete e la speranza della non violenza. E tutto il discorso e l’impegno sulla politica hanno preso un volto e dimensioni nuove e ineludibili.

Capite - spero - perché sono ora qui a chiedere la tessera del vostro partito: e torno a scegliere un vincolo così forte, che per lungo tempo già prese tanta parte della mia vita.

Buon lavoro a voi.

Messaggi