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Torna il movimento nelle piazze a Roma, Londra, Bruxelles e negli Usa

Publie le domenica 20 marzo 2005 par Open-Publishing

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Bruxelles 19 marzo : Vittorio Agnoletto e Alfio Nicotra con il Collettivo Bellaciao e la "nuova" Federazione Benelux del PRC

Centinaia di migliaia di persone nel secondo anniversario dell’invasione dell’Iraq. Contro la guerra e contro il "mostro" Bolkestein

di Fabio Sebastiani

«La nostra è un’Europa sociale, la vostra è quella del profitto. No alla Bolkestein». Quando il segretario generale della Ces John Monks conclude il suo intervento la grand e piazza vicino alla Gare du Nord dove si svolge uno dei tre comizi previsti è piena di gente. Ma più della metà del corteo, allegro e colorato dall’inizio alla fine, deve ancora sfilare. Sulla carta erano previste cinquantamila persone, ma sono molte, molte di più. La differenza l’han fatta i chiassosi e numerosi militanti della Cgt, che hanno gridato il loro no al Trattato costituzionale dell’Ue, ma anche i lavoratori dell’Europa dell’Est, venuti fin qui a sostenere l’idea di «Europa sociale». Slovenia, Croazia, Bulgaria, Romania, Ungheria e Polonia: il sogno di un progresso sociale sotto il segno del liberismo è già finito.

«Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di capire cosa stava succedendo - spiega un sindacalista mischiando francese e italiano - e già dobbiamo subire i tagli dei posti di lavoro e settimane lavorative di sessanta ore». Lo dicono perfino i minatori polacchi del sindacato Zzg e di Solidarnosc, che devono far fronte a un taglio di ben 140mila posti di lavoro. Non è vero quindi come dice Barroso che a sostenere la Bolkestein ci sono i paesi dell’Est. Forse i loro governanti, ma non i cittadini.

Sindacati europei

La differenza l’han fatta i giovani belgi, mobilitati in massa, adolescenti compresi. Vogliono sentirsi liberi di studiare senza l’incubo della privatizzazione della scuola, ma anche senza il terrore di dover partire in guerra. In mezzo a loro tanti ragazzi kurdi, marocchini, e palestinesi che gridano la rabbia, in francese, contro la guerra e contro la coppia Bush-Blair.

Sindacati europei

Il sindacato confederale belga Fgtb sembra avercela messa tutta questa volta. In piazza ha portato le categorie in carne ed ossa, i lavoratori che non vogliono più sentir parlare di dumping sociale e di Bolkestein. «Bolkestein, Frankstein» urlano a squarciagola quelli dei servizi con in mano le bandiere della Epsu, la sigla sindacale che raccoglie tutti i sindacati del settore in Europa. Sembra avercela messa tutta anche la Dgb, il sindacato confederale tedesco, insieme a Verdi e alla Ig metall, che in patria deve affrontare i colpi della delocalizzazione e a Bruxelles non ha mancato di sottolineare l’importanza del rapporto tra sindacati e movimento.

La sensazione è che dentro la Ces gli equilibri, e le posizioni, potrebbero modificarsi se in Europa la lotta contro la Bolkestein dovesse proseguire in questa direzione. L’atteggiamento tollerante del sindacato europeo sul trattato costituzionale e lo stesso slogan «regole per la privatizzazione» diventerebbero insignificanti davanti a un’offensiva liberista che di regole e di trattati non vuol sentir parlare. A tal punto che vuole travolgere anche quei pochi già scritti. La Bolkestein contiene, infatti, tali e tante contraddizioni da dar luogo, se venisse approvata, a un vero e proprio mostro giuridico.

Cantiamo Bella Ciao con la corale

«L’offensiva della destra liberista è forte - sottolinea il parlamentare europeo del Prc Roberto Musacchio, tra gli organizzatori dell’audizione del Gue di venerdi con la società civile e i movimenti - ma giornate come queste aprono nuove prospettive al movimento dopo la fase del cattivo compromesso di Lisbona. Il clima di unilateralità si è rotto».

Tra Cgil (Fiom, Fillea, Funzione pubblica e molte Camere del Lavoro come Brescia e Torino, e regionali come la Toscana e la Lombardia), Prc, manifesto, Emergency e tanti altri, gli italiani presenti al corteo sono stati quasi duemila. Dal palco ha parlato Raffaella Bolini, dell’Arci, che ha sottolineato il valore di un’Europa che da una parte lotta contro la Bolkestein e la direttiva sull’orario di lavoro, e dall’altra chiede il ritiro delle truppe in Iraq.

Per Titti Di Salvo, della segreteria nazionale della Cgil, «se da una parte le elezioni europee hanno consegnato un quadro difficile, dall’altro la realtà dell’aggressione in corso spinge il sindacato europeo a prendere in mano l’Europa sociale».

Il Collettivo Bellaciao con la "nuova" Federazione di Rifondazione- Benelux

Hanno gridato «Europa sociale» anche olandesi, greci, ciprioti e sloveni. L’hanno gridato quelli di Attac e i militanti di Solidaires e di Ac, ma anche i portoghesi dell’Ugt e i tessili europei, presenti in massa, che hanno ricordato a Barroso i 165mila posti in meno da qualche anno a questa parte.

http://www.liberazione.it/giornale/050320/LB12D6F5.asp