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Toni Negri, l’impero, la moltitudine e... la Costituzione europea

Publie le lunedì 16 maggio 2005 par Open-Publishing
1 commento

Dazibao Europa Referendum Francia

di Il Collettivo Bellaciao

Qualche citazione dall’intervista rilasciata dal prof. Toni Negri a Libération dovrebbe bastare a cogliere la sostanza del suo pensiero. Ve ne proponiamo alcune, senza rinunciare, se lo desiderate, a leggere l’intervista, aggiungendovi l’articolo dei direttori delle riviste "Cosmopolitiques" e "Multitudes".

"La Costituzione é un mezzo per combattere l’Impero" "Solo la prosecuzione della costruzione europea puo’ permettere di realizzare delle alternative globali per quelle che io chiamo le moltitudini, i movimenti di resistenza all’Impero". "La Costituzione introduce una nuova tappa verso un maggiore federalismo, anche se non é abbastanza federalista". "Si sa che lo spirito della Costituzione é fondamentalmente liberista... E allora? Si’, é piena di difetti, di mancanze, ma introduce nuovi diritti attraverso la carta dei diritti fondamentali." Cosa vogliono? [i sindacati e la società civile, NdT] Una Costituzione europea o una Costituzione secondo un modello comunista? "Se il si’ vince, ci sarà crisi, ineluttabilmente. Ma questa sarà internazionale. Sarà quella che opporrà due modelli: quello europeo e quello americano".

Tutto intento a creare nuove categorie sociologiche (ma sono proprio nuove?) come le moltitudini oppresse dall’Impero, il vecchio Toni ha forse dimenticato l’imperialismo, il proletariato, la lotta di classe, scambiando il Primo Maggio per il May day? O ha fatto la sua scelta, dopo essersi dissociato, o addirittura pentito delle sue esperienze giovanili, visto che preferisce a una Costituzione "comunista" una Costituzione "europea", non diversamente dai suoi colleghi professori di Compîègne, che finiscono per ammettere che occorre "farla finita una buona volta con le logore ricette di una economia senza mercato"?

Noi troviamo che, piuttosto che un modello europeo, la Costituzione rappresenti un modello per il padronato europeo e non sia alternativa ma piuttosto subalterna al "modello americano" (quello del padronato americano, s’intende), né vediamo, ci perdoni il professore, quali nuovi diritti introduca, a meno che il diritto di lavorare rappresenti un importante progresso rispetto al diritto al lavoro.

Il Collettivo Bellaciao


Referendum del 29 maggio. Toni Negri, esponente altromondista, invita a dire si’ alla Costituzione: "Si’, per far sparire questo Stato-nazione di merda"

di Vittorio de FILIPPIS e Christian LOSSON

Toni Negri, italiano, 71 anni, é un pensatore della contestazione del capitalismo ed un esponente dell’altromondismo. Ha ispirato i "disobbedienti" italiani all’epoca delle manifestazioni contro il G8 a Genova ed ha scritto Moltitudine con Michael Hardt, americano, nel 2004. Questa sera partecipa ad un meeting a Saint Miochel sur Orge (Essonne) insieme a Julien Dray (socialista) e Daniel Cohn-Bendit (Verde).

Come puo’ invitare a votare si’ un contestatore radicale come Lei?

Perché la Costituzione é un mezzo per combattere l’Impero, questa nuova società capitalista mondializzata. L’Europa ha la possibilità di fare da scudo contro il pensiero unico dell’unilateralismo economico: capitalista, conservatore e reazionario. Ma l’Europa puo’ anche ergersi come contropotere contro l’unilateralismo americano, la sua dominazione imperiale, la sua crociata in Irak per dominare il petrolio. Gli Stati Uniti, che fin dagli anni 50 lottano ferocemente contro la costruzione europea, lo hanno ben capito. Vi vedono un catenaccio che impedisce l’estensione del loro potere. Nello stesso modo, si oppongono all’emergere della Cina o ad un’alleanza regionale in America latina...

I pro-europei del no rimproverano proprio alla Costituzione di non essere portatrice di un modello sufficientemente alternativo a quello degli Stati Uniti...

Sono d’accordo. Ma sbagliano appuntamento. Mitizzano una Costituzione che é solo un passaggio. Fa del bene, e farà del bene subito! La vera questione é: chi stabilirà le regole del mercato mondiale? La resistenza nazionale non é più un bastione. Solo la prosecuzione della costruzione europea puo’ permettere di realizzare delle alternative globali per quelle che io chiamo le moltitudini, i movimenti di resistenza all’Impero. Cambiamenti che delimitino un nuovo spazio politico in cui questo Stato-nazione di merda sparirà. La Costituzione introduce una nuova tappa verso un maggiore federalismo, anche se non é abbastanza federalista.

Come puo’ un avversario dei mercati sostenere un testo che consacra il liberismo?

Non si tratta di questo! Si sa che lo spirito della Costituzione é fondamentalmente liberista... E allora? Si’, é piena di difetti, di mancanze, ma introduce nuovi diritti attraverso la carta dei diritti fondamentali. Bisogna essere pragmatici. Che significa essere di sinistra oggi? Quale alternativa propone il no? Non vi é neppure un progetto di riorganizzazione sociale di cui siano portatori i sindacati o la società civile che abbia prodotto progressi reali da una generazione... Cosa vogliono? Una Costituzione europea o una Costituzione secondo un modello comunista?

Come altri rivoluzionari, Lei é diventato "liberal-realista"?

Non sono improvvisamente diventato un vecchio cretino liberale. Sono un rivoluzionario realista. Perché la Francia é tanto ostinata? In Italia, in Germania, in Spagna, anche negli ambienti altromondisti, il mio messaggio é udibile. Hanno ben compreso la posta in gioco del si’. In Francia il dibattito é rovesciato. Passo per un oscurantista, ma sono gli altri che lo sono. Io sono chiaro: bisogna essere un imbecille per credere che si possa costruire l’uguaglianza a partire da una Costituzione. Se la Francia dice no pur essendo il motore dell’Europa insieme alla Germania, manca un passaggio storico.

Per Lei sarebbe il "si’ o il caos"?

E’ si’ oppure é la politica del tanto peggio. E’ si’ oppure é la scomparsa di un nuovo spazio di lotta contro l’egemonismo dell’Impero. E’ si’ oppure é abdicare di fronte ai neocon americani. Non si puo’ essere antimperialisti, altromondisti e non aver coscienza di questo rapporto di forza! Il no distrugge questo equilibrio, distrugge tutto; il pericolo sarà enorme. Qualunque sarà il risultato, ci sarà una crisi. Se la Costituzione é bocciata, la crisi sarà europea. Si vivrà il ritorno delle lacerazioni familiari, in Francia, ma anche fra la Francia e la Germania. Se il si’ vince, ci sarà crisi, ineluttabilmente. Ma questa sarà internazionale. Sarà quella che opporrà due modelli: quello europeo e quello americano.

http://www.liberation.fr/page.php?Article=296227


Le politiche nazionali non hanno protetto i lavoratori contro la finanziarizzazione mondiale. Il no, voto dell’impotenza

di Dominique BOUILLIER e Yann MOULIER BOUTANG

professori all’Università di tecnologia di Compiègne e direttori delle riviste Cosmopolitiques e Multitudes

Perché il dibattito sulla Costituzione assume talvolta l’aspetto patetico del tutto o niente, della lotta dell’ultima spiaggia, mentre si rimprovera alla formulazione dei suoi articoli di non essere abbastanza chiara e mobilitante? Perché traduce e rivela un intenso sentimento di perdita, il rimpianto di un’epoca in cui la politica "nazionale" trovava delle soluzioni, dei compromessi.

I gruppi sociali che si apprestano a votare no sono in maggioranza coloro che si percepiscono come perdenti da trent’anni. Hanno subito la distruzione delle solidarietà operaie, delle reti di protezione, per farla breve, di una larga precarietà decantata sotto il nome di flessibilità. La finanziarizzazione, altro nome della mondializzazione, non ha solo fluidificato i capitali, ma si é estesa agli stessi lavoratori. Riconosciamo che gli Stati-nazione, come l’Europa, non hanno tentato di opporsi a questa tendenza, che essi siano di destra o di sinistra: i politici ammettono talvolta esplicitamente di essere impotenti o intendono semplicemente accompagnare questo movimento; la politica ne esce screditata. L’ostilità nei confronti della Costituzione si nutre di questo scetticismo riguardo alla politica e di un estremo risentimento verso la classe politica: poco importa che un insieme politico europeo più coerente limiti i poteri dei finanzieri, sono conti ben più vecchi che vengono saldati cosi’, con questa voglia furiosa e malinconica di ripetere la parola di Cambronne.

Ma quelli che parlano più forte contro questa Costituzione non sono necessariamente i più esclusi (i veri perdenti sono spesso fuori dal gioco politico e rischiano di astenersi ancora una volta): sono i battaglioni del settore pubblico o i protetti che temono di perdere quel che hanno, in particolare una certa sicurezza. Da qui una focalizzazione sui servizi pubblici e sulla loro riduzione al loro surrogato europeo, i servizi "di interesse economico generale", che suscita senza dubbio la maggiore inquietudine. Su questo e sul resto si sente di tutto e il contrario di tutto. L’Europa, che era criticata per la sua volontà di regolamentazione prudente (classico slogan antieuropeo) viene ormai presentata come campione della deregolamentazione! La terza parte sarebbe scritta "nel marmo" e impossibile da cambiare perché per una revisione occorre l’unanimità, anche se si dimentica che questa era la regola per tutti i trattati precedenti (la Costituzione é ancora un ibrido giuridico interstatale). Nello stesso tempo, quello che dovrebbe essere considerato come antiliberista (la solidarità fra le regioni, per esempio) viene considerato puramente verbale. Si esprime, per esempio, il timore di non poter più fare funzionare i servizi pubblici francesi o di non poter più riprendere la gestione pubblica dell’acqua, se una collettività locale lo desidera. Il testo diventa onnipotente, nulla sarà più possibile contro di esso e se fate notare che la vaghezza di certi passaggi dovrebbe lasciare alla Corte di giustizia del Lussemburgo la possibilità di decidere, questa diventa un’altra prova dell’onnipotenza del testo! Il primo riflesso é di accusare una tale lettura di essere disonesta, insufficiente o obliqua. Errore, essa dice soltanto che una buona parte dei cittadini di sinistra in Francia non ha più presa sulla società, che si sentono impotenti e che temono che quel po’ di spazio e di sogno che restano vengano loro definitivamenti tolti.

E’ colpa della Costituzione? Non proprio. Si tratta purtroppo dell’impotenza della sinistra a far vincere i lavoratori ed i precari contro il rullo compressore delle logiche del capitalismo finanziario. L’ironia della sorte é che i portavoce di tutti coloro che si sentono impotenti sono ancora i partiti e le organizzazioni che hanno prodotto questo triste bilancio della sinistra, gli stessi che hanno organizzato le sconfitte successive delle forze nate dal movimento operaio. Cosa ci propongono, infatti, i trotskysti, il PCF e perfino Attac? "Votate no e domani imporremo un nuovo testo". E via ad elaborare proposte di Costituzione alternativa, le une più lodevoli delle altre, senza neppure una parola sulla loro strategia per imporla. Secondo questo giochetto, ogni partito, in ogni paese europeo, avrebbe dovuto difendere la sua Costituzione ed attendere il diluvio perché una di esse fosse selezionata. E’ una gara di audacia per proporre un altro testo (che nessuno ha scritto d’altronde, dimostrazione che il lavoro di redazione della Costituzione ha costituito un considerevole passo avanti): ma come arrivare a convincere quelli che non sono d’accordo? Come portarli a trattare, come fare perché gli Stati-nazione cedano alcune loro prerogative mediante voti a maggioranza come prevede la Costituzione? Ci si lamenta facilmente dei settori che non sono soggetti alla regola della maggioranza qualificata; si dimentica di dire che con Nizza quasi tutto resta all’unanimità.

Si dimentica che le rinunce volontarie alla sovranità come quelle che gli estensori della Convenzione sono riusciti a far ratificare all’unanimità dai 25 esecutivi degli Stati membri, sono avvenimenti storici che non si ripetono facilmente e che valgono da soli che si voti si’. Se si vuole andare verso un’Europa federale, evidentemente! Infatti molte organizzazioni che sostengono il no fanno il doppio gioco e parlano con due lingue. Il PCF non ha mai nascosto il suo nazionalismo ed é la perdita d’influenza della Francia che unisce questi eterogenei fautori del no, anche quando non sono più fautori della sovranità e si limitano a voler "semplicemente" (modesta esigenza!) imporre la laicità "alla francese", la Repubblica "alla francese" e i servizi pubblici "alla francese" a tutto il Continente. La nostalgia per la sparizione del gaullismo si legge facilmente sia a sinistra che a destra!

La responsabilità delle organizzazioni che sostengono il no (da distinguere bene da quelle e da quelli che votano) é terribile: si apprestano ad incoraggiare questo grido d’impotenza dei perdenti, per lasciarli perdere di nuovo domani. Infatti, dopo il referendum, qualunque sia il risultato, avremo progredito nell’analisi degli ingranaggi del capitalismo finanziario, ma anche e soprattutto nella costruzione di dispositivi capaci di modificarne gli effetti? La faremo finita con il riflesso conservatore che consiste nel difendere solo i lavoratori ignorando i precari o i consumatori? Si farà finita una buona volta con le logore ricette di una supposta economia senza mercato? Che anche il campo del si’ faccia attenzione: contentarsi di un voto conformista, fatalista e senza progetto europeo non sarebbe meglio. Se la sinistra, maggioritaria il 13 paesi su 15 nel 1998, non é riuscita a modificare le politiche economiche e si é accontentata di fare l"euro (il che va benissimo) senza considerare che avevamo cambiato epoca e tipo di capitalismo, si puo’ temere che quest’accoppiata infernale duri: una sinistra istituzionale impotente quando é al potere ed una sinistra protestataria incapace di organizzare delle lotte e delle alleanze vincenti.

Se votiamo si’, é perché é bene approfittare di ogni occasione di recuperare potere politico a livello europeo (il solo efficace oggi) per regolare lo spazio economico, contrariamente a quanto dicono i perdenti impotenti del no. Quel che il no senza dubbio rappresenta di peggio per l’avvenire é che accredita l’idea che si é fatta progredire la causa antiliberista federando proteste che sono altrettante confessioni di impotenza. Dal 21 aprile 2002 (le ultime elezioni presidenziali in Francia, NdT) si sa chi toglierà le castagne dal fuoco di una tale confusione populista. Qualunque sia l’esito del referendum, dal 30 maggio dovranno dirci come si realizzano i rapporti di forza che ridaranno fiducia ai gruppi sociali, che permetteranno loro di aumentare il loro potere di agire, di pesare nelle istituzioni, di accelerare l’Europa politica di cui abbiamo ed avremo sempre più bisogno.

http://www.liberation.fr/page.php?Article=295827

Messaggi

  • Negri ....... Scalzone .......

    "Corriere della Sera 15-05-05

    Dal nostro corrispondente Massimo Nava-Parigi"

    Il referendum francese sul trattato europeo si statrasformando nel primo grande dibattito transnazionale. Logico che nellacampagna intervengano sempre più anche attori esterni, dai capi di stato agliintellettuali, ai leader di partito. L’altro ieri, sulle colonne di Liberation,si è sorprendentemente schierato a favore del si il professor Toni Negri, l’excattivo maestro e fondatore di Potere Operaio, recentemente definito dallacritica francese il “nuovo Marx”. Definendosi un “rivoluzionario realista”,il professore sostiene che la costituzione europea è il percorso possibileverso un modello continentale alternativo al capitalismo conservatore ereazionario e all¹ultraliberismo dell¹impero americano. Inutile proclamarsi noglobal e anticapitalisti se non si crede nella possibilità di un modellofederale che riafferma i diritti fondamentali dell¹uomo e i principidell¹Europa sociale. Pur senza farsi illusioni.

    A Toni Negri risponde un ex allievo, il compagno di viaggio dei “formidabili anni”, Oreste Scalzone, appena uscito da un lungo sciopero della fame per sostenere l’amnistia per quegli anni che, oltre che formidabili, furono dipiombo. Premessa: “Mi sembra assurda la semplificazione con cui si vuolevedere a tutti i costi dissenso e contrasto, come dire che il si è un voto antiamericano e il no è un voto per Le Pen. O come dire che chi vota no è undeficiente. E¹ un modo di ragionare che impedisce di ragionare. Anche perchénon esiste una vera alternativa fra si e no. L¹Europa andrà avanti lo stesso,il sistema resta capitalistico e magari si tornerà a votare una seconda volta,come già si sente dire.”

     Ma lei, se dovesse votare, voterebbe con l¹estrema sinistra francese e con laparte dei socialisti che si riconosce nell¹ex primo ministro Laurent Fabius?

    “Fabius non mi è mai stato simpatico. Piuttosto, per affetto e storia personalemi sento vicino e condivido le ragioni della gente e dei movimenti che votanono, così come rifiuto il paternalismo altezzoso dell’establishment che cispiega che le ragioni del bene stanno dalla parte del si. Mi stupisce che unmarxista e uno studioso di Spinoza come Toni Negri consideri costituzione unguazzabuglio di regole e concetti confusi. Hegel diceva che il diritto oltre uncerto limite diventa come il listino della spesa.”

     Non c’è solo Negri a sostenere che il trattato costituzionale è un grandeavanzamento sul piano dei diritti, sociali e civili.

    “Molti non l’hanno letto bene. Il trattato inserisce deroghe alle legislazioni nazionali che fanno venire i brividi. Credo che si vada nella direzione dellademocrazia totalitaria. Basti vedere le proposte che si vanno facendo sulcontrollo delle frontiere, sugli immigrati, sull’impiego delle forzedell¹ordine, sulla penalizzazione delle devianze. Mi pare che in nome deidiritti si stiano cercando risposte anche all¹ossessione della sicurezza edella punizione.”

     Persino Chirac, come il rivoluzionario Negri, sostiene che il modello europeo può essere un fattore di riequilibrio nella governabilità del pianeta di fronteall¹”imperium” americano. A sostegno della tesi, si ritiene che un’Europa piùforte e più unita non sia nelle aspettative degli americani.

    “È tutto da dimostrare che l’Europa sia più forte con questa costituzione. Chi,come me, si richiama a Marx, dovrebbe comprendere che il capitalismo non è americano o cinese o europeo. Il capitalismo è in ogni luogo, è un modellomondiale. Cambiarlo o combatterlo significa rimetterne in discussione imeccanismi in ogni luogo. Non credo che un¹Europa più o meno liberale siaalternativa al liberismo dei neoconservatori americani, almeno fino a quando lavita della gente, in Europa come in America, resta una variabile dipendente delcosiddetto progresso, una promessa di mondo migliore sempre spostata in avanti,mentre il presente è fatto di tagli della spesa sociale e di licenziamenti.”

     Toni Negri confida nella fine degli Stati nazionali attraverso il federalismo.

    “Su questo punto, come auspicio, sono d¹accordo. Tuttavia, gli Stati nazionali non finiranno con l’Europa federale e con la creazione di un superstato.”

     Non l’affascina nemmeno l¹idea che un’Europa più forte e unita avrebbe potuto contrastare quella che Negri definisce la “crociata” in Irak per il petrolio?

    “Affascinante, se fosse realistica. L’Europa resta nella Nato. Una partedell¹Europa è andata in guerra. Non credo al messianesimo di orizzonti pacificise non si ferma la corsa dell’umanità all’autodistruzione, se non ci ferma ariflettere davvero sulla realtà, come dovrebbero fare i marxisti. Come alsolito, si dirà che sono un acchiappanuvole, ma il si o il no alla costituzionemi ricorda l’alternativa fra Bush e Saddam, un manicheismo deformante che portaa colpevolizzare il dissenso, a insinuare il sospetto, a lapidare la critica.Questa è democrazia?”

    publié par Scalzone dans: newsletteR