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Iraq, liberati Florence Aubenas e il suo interprete

Publie le domenica 12 giugno 2005 par Open-Publishing

Dazibao Media Guerre-Conflitti Internazionale

di Red

La giornalista francese Florence Aubenas e il suo interprete iracheno, Hussein Hanoun al-Saadi, sequestrati il 5 gennaio a Baghdad, sono stati liberati. Lo ha annunciato a Parigi la portavoce del ministero degli Esteri, Cécile Pozzo di Borgo. «Sono stati liberati», ha detto la fonte, nel precisare che l’inviata di Liberation è già in volo per Parigi e il suo aereo, decollato da Baghdad alle 12 ora locale, le 10 in Italia, atterrerà in una base militare alla periferia della capitale. Il suo autista e interprete è naturalmente rimasto in Iraq. dove ha già potuto riabbracciare la propria famiglia.

Il direttore di Liberation, Antoine de Gaudemar, ha detto successivamente che i due sono stati liberati sabato pomeriggio e che la giornalista «sta bene». Aubenas, 44 anni, da diciotto a Liberation come inviata nei teatri più caldi del globo, era arrivata in Iraq per un’inchiesta sulla sorte della popolazione di Falluja costretta a fuggire dopo l’assalto delle truppe statunitensi contro una delle roccaforti della ribellione sunnita. Insieme con il suo interprete e guida, fu sequestrata all’uscita del suo albergo di Baghdad.

Per la loro liberazione vi è stata una grande mobilitazione in Francia e in Europa. Ieri, l’organizzazione Reporter senza frontiere aveva detto che per la liberazione della giornalista era stato chiesto un riscatto di 15 milioni di dollari, ma il governo francese smentito questa informazione.

Parlando domenica mattina in diretta con l’ emittente Lci, de Gaudemar ha riferito che il giornale ha avuto «stamani ufficialmente la notizia della liberazione di Florence. Ma già da ieri sera sapevamo che le cose stavano evolvendo positivamente». Il direttore del quotidiano francese ha detto di non aver parlato con la giornalista, perchè «è in aereo per ritornare a Parigi. Sappiamo che è in buona salute, e che i medici che l’ hanno visitato l’ hanno trovata nelle migliori condizioni possibili dopo una prova del genere. Florence è una donna forte». De Gaudemar ha quindi sottolineato «la grande mobilitazione che si è sviluppata attorno alla sorte di Florence. È stata una cosa straordinaria».

La cronologia del sequestro

Un rapimento durato 157 giorni quello di Florence Aubenas e del suo interprete Hussein Al-Saadi. Furono rapiti il 5 gennaio scorso, all’uscita dal loro albergo di Baghdad. Lei, giornalista del quotidiano francese Libération era già stata in Iraq nel settembre 2003 e c’era tornata il 16 dicembre scorso, per seguire i primi passi del Paese dopo la caduta di Saddam.

Dopo il rapimento nessuno azzardò ipotesi sui rapitori, su chi potessero essere, a quale gruppo appartenere. Il presidente Chirac sconsigliò quasi immediatamente l’invio di altri giornalisti in Iraq, la Francia si mobilitò immediatamente, ma in qualche modo al buio: silenzio sui rapitori, su chi potessero essere, sulle loro richieste, sulla salute degli ostaggi. Non c’erano neppure le prove che si trattasse davvero di un rapimento. La conferma arrivò drammaticamente il primo marzo in un video: il volto della giornalista provatissimo in primo piano, nessuna immagine, nessuna persona, nessuna scritta in arabo che potesse identificare il gruppo che la teneva prigioniera; sfondo senza insegne, di colore granata, nessun oggetto a contorno. Solo la disperazione della giornalista: «il mio nome è Florence Aubenas, sono francese, sono una giornalista di Libération», e poi la richiesta di aiuto rivolta al parlamentare Didier Julia, che aveva già seguito le trattative per Christian Chesnot e Georges Malbrunot, altri due giornalisti francesi rapiti e tenuti prigionieri per lunghissimo tempo.

La Francia manifesta in piazza, in Italia il suo nome è affiancato a quello della collega Giuliana Sgrena, la giornalista del Manifesto che sarebbe stata liberata tre giorni dopo. Della collega francese, invece, da quel momento non si sa più nulla come pure di Hussein Al-Saadi. Il 3 giugno la madre della giornalista lancia l’ennesimo appello: «vi chiedo di non imprigionare la libertà di informazione».

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