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Il discorso di Paolo Bolognesi nell’occasione del 25° anniversario della Strage di Bologna

Publie le martedì 2 agosto 2005 par Open-Publishing
10 commenti

Dazibao Estrema destra Attentati-Terrorismo Storia

di Paolo Bolognesi

Venticinque anni fa, il 2 agosto 1980, in questa stazione, in un sabato di sole in cui una miriade di cittadini erano intenti a vivere un normale giorno d’estate, una bomba collocata da terroristi fascisti causò una strage, 85 morti e 200 feriti.

Mani fasciste, poi coperte dai vertici della Loggia massonica P2, causarono morte, terrore e distruzione, tante vite travolte, tanti sogni spezzati, tante speranze svanite in un attimoLa più grande strage italiana in tempo di pace, voluta e attuata per colpire ancora una volta una città simbolo, la nostra Bologna.

Bologna, come l’Italia intera, seppe reagire all’orrore del terrorismo fascista: quel giorno, tutti hanno fatto con dignità la loro parte per limitare il numero dei morti, perché i feriti fossero subito curati, perché i parenti fossero tutti informati al più presto.

Questo straordinario senso civico nel corso degli anni non è mai venuto meno, sostenendoci sempre anche nei momenti più difficili durante i processi, quando menzogne, depistaggi e delegittimazioni tentavano in ogni modo di allontanare la verità e di coprire mandanti ed esecutori dell’attentato.
Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:

I FAMILIARI DELLE VITTIME IMPEDISCONO
CON LE ARMI DELLA VERITA’ E DELLA GIUSTIZIA
LA RISCRITTURA DELLA STORIA
L’OCCULTAMENTO DELLA VERITA’ SULLE STRAGI
LA LIQUIDAZIONE DELLA MEMORIA.

In tutti questi anni la nostra associazione, unitamente ad altre, ha ottenuto che la memoria su questi avvenimenti non si spegnesse; abbiamo denunciato all’opinione pubblica tutti i tentativi di riscrivere le sentenze e riabilitare i terroristi, ma abbiamo la certezza che questo lavoro deve continuare per arrivare ad una consapevolezza sempre più estesa capace di impedire qualsiasi manipolazione e qualsiasi colpo di spugna revisionista di un periodo tragico della vita della nostra repubblica.

Oggi, grazie al loro silenzio, sono tutti in libertà. Degli esecutori materiali e dei depistatori sappiamo nomi e cognomi: sono Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, terroristi fascisti pluriomicidi, sono il generale Musumeci e il colonnello Belmonte allora ai vertici del SISMI, servizio segreto militare, assieme al generale Santovito, sono il faccendiere Francesco Pazienza e il gran maestro della Loggia massonica P2 Licio Gelli che gestivano nell’ombra i nostri servizi segreti.

I mandanti e gli ispiratori politici della strage non sono ancora stati giudizialmente individuati. L’argomento è stato ripreso in una recente fumosa intervista dal Senatore Cossiga. Sarebbe ora che il Presidente Emerito Senatore Francesco Cossiga si decidesse ad assumersi tutte le sue responsabilità senza porre condizioni, sarebbe ora che spiegasse come mai si è circondato, nei momenti più delicati della vita politica italiana, di piduisti. Sarebbe ora che rendesse pubblico il motivo della grande attenzione che lo porta, da sempre, a sponsorizzare i pluriomicidi Mambro e Fioravanti. Ed è proprio grazie ad una raccomandazione del Senatore Cossiga che i responsabili di Comunione e Liberazione hanno invitato Francesca Mambro,insieme con la terrorista delle Brigate Rosse Nadia Mantovani al Meeting dell’Amicizia dell’agosto scorso.

Non solo come parenti delle vittime, ma soprattutto come cittadini, non troviamo parole per esprimere il senso di profonda amarezza che ha suscitato in noi quella sciagurata scelta dell’ospite e l’infamia degli applausi che gli sono stati tributati.
La stessa amarezza ci ha pervaso pochi mesi dopo, quando si è diffusa la notizia che Mambro e Fioravanti sarebbero stati gli ospiti d’onore durante una kermesse elettorale col Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi anche lui già iscritto alla loggia massonica P2 (tessera n 1816)

Negli stessi giorni in cui da tutto il mondo pervenivano, soprattutto ai giovani, messaggi di amore per la pace e di condanna del terrorismo, il commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli aveva pensato bene di propinare ad una platea di ragazzi, i due volgari assassini e stragisti come esempio da seguire.

Per un pugno di voti si stravolge l’etica della politica, utilizzando senza scrupoli la popolarità criminal-mediatica dei due terroristi, cancellando i valori su cui si fonda la Repubblica.

Un progetto indegno dalle finalità ambigue, che solo la grande protesta dell’opinione pubblica democratica ha potuto impedire. E’ insorta un’Italia che non dimentica. Se si voleva valutare il polso del Paese, se si voleva vedere se la coscienza degli italiani era addormentata al punto da accettare anche tali immoralità, la società civile ha risposto forte e chiaro, e ha risposto No.

I due terroristi sono stati lasciati frettolosamente a casa. I messaggi di solidarietà pervenutici sono stati tantissimi e abbiamo avuto la conferma che non siamo i soli a notare l’inquietante trattamento di favore che, da sempre, accompagna gli esecutori materiali della strage di Bologna.

Sono infatti sempre più numerosi coloro che si chiedono come mai Mambro e Fioravanti, con i loro 6 ergastoli e 218 anni di condanne siano da tempo ormai. Sono sempre di più i cittadini che si chiedono come possono dire di aver espiato le loro colpe, se hanno scontato solo 2 mesi di carcere per ogni persona uccisa. Sono sempre di più i cittadini che si domandano perché non vengono mai pubblicate le foto di tutte le altre vittime della furia omicida di Mambro e Fioravanti, perché nessun quotidiano ricorda i loro nomi.

Ma noi, quei nomi, quelle persone, ce le ricordiamo: sono Roberto Scialabba, Antonio Leandri , Maurizio Arnesano, Franco Evangelista, Francesco Mangiameli, Enea Condotto, Luigi Maranese, Giuseppe de Luca. Marco Pizzari, Francesco Straullu, Ciriaco di Roma, Alessandro Caravillani e Mario Amato. E al Giudice Mario Amato vogliamo dedicare qualche parola in più perché, a 25 anni dal suo assassinio, la figura di quest’uomo onesto e coraggioso ancora ci commuove e costituisce un debito di vita e di insegnamento.

Mario Amato è stato il primo magistrato romano che, dopo l’uccisione di Vittorio Occorsio, ha tentato una lettura globale del terrorismo nero, intuendo che si trattava di un ambiente con legami e diramazioni ad altissimi livelli. Il lavoro che svolgeva era difficile e gli ostacoli si trovavano anche nel suo stesso ufficio. La presenza accertata fra i militanti dei NAR di Alessandro Alibrandi, figlio di un magistrato, induceva a inquietanti benevolenze di magistrati e polizia verso quell’area. E proprio dei NAR stava scoprendo retroscena, collegamenti e progetti, ma Mario Amato fu lasciato solo.

Il 13 giugno 1980, poche settimane prima della strage di Bologna, in una audizione al CSM, rivelò la sua intuizione sulla pericolosità dinamitarda delle bande armate neofasciste; 10 giorni dopo fu ucciso per ordine di Mambro e Fioravanti, che festeggiarono l’evento con ostriche e champagne.

E anche dopo, ai processi per quell’omicidio come al processo per la strage , mostrarono arroganza e disprezzo nei confronti dei parenti delle vittime, ridendo loro in faccia ed esibendosi in effusioni amorose durante le udienze.

Ci pensino coloro che fanno a gara per invitare questi due squallidi personaggi a conferenze e convegni.

Ci pensino quei registi e produttori senza scrupoli che pensano di fare un film sulla vita dei due stragisti, trattando le loro vittime alla stregua di comparse, quando invece spesso sono state, come nel caso di Mario Amato, dei giganti morali.

La storia del terrorismo, “l’esperienza umana” che merita d’essere raccontata non è quella degli assassini rossi e neri, ma quella delle loro vittime, quella delle persone che hanno visto i colleghi più validi cadere per difendere la democrazia, quella di chi aveva paura ad uscire di casa o a prendere un treno, quella di chi, quel giorno, ha dovuto lacerarsi gli abiti per trasformarli in bende, quella di chi ha dovuto respirare odore di polvere da sparo mentre qualcuno li voleva convincere che era stata l’esplosione di una caldaia, quelli che, con la pelle sporca di polvere e sangue hanno trasportato e assistito le vittime di questa orrenda strage, quella di chi è dovuto crescere senza una madre o un padre, invecchiare senza un compagno o senza un figlio.

E’ la storia di persone comuni che quel 2 agosto di 25 anni fa hanno scavato con le mani tra le macerie Ed è anche la storia di chi, dalla parte giusta, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, sindacalisti, si è opposto alla follia assassina di esaltati come Mambro e Fioravanti.

E’ la storia di eroi civili come l’avvocato Ambrosoli e il giudice Emilio Alessandrini, come Guido Rossa e Emanuele Petri, come Walter Tobagi e Carlo Casalegno, come Massimo D’Antona e Marco Biagi.

Anche per loro, anche per voi-oggi non possiamo tacere.

Anche per loro e anche per voi, tanti anni fa, noi parenti delle vittime, ci siamo costituiti in Associazione assieme a Torquato Secci che ne è stato per sedici anni Presidente, volendo trasformare un progetto di morte quale è stata la strage, in un progetto di vita, per ridare voce a quegli stessi valori democratici che quell’eccidio aveva violato.

Anziché scegliere la strada sterile della vendetta, abbiamo voluto percorrere quella più lunga e impegnativa della ricerca di giustizia e verità. Da allora esigiamo rispetto della democrazia e della trasparenza e non ci stanchiamo di denunciare lo scandalo di un Paese in cui giace in un cassetto da ventuno anni la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare per “l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”, lo scandalo di un paese in cui è lettera morta la “Legge quadro per il sostegno delle vittime di reato”, è uno scandalo che la legge 206 in favore delle vittime del terrorismo, approvata all’unanimità dal Parlamento, non sia applicata e si costringa le vittime a umiliazioni per ottenere quanto previsto; mentre per leggi ad personam ci sono corsie preferenziali che ne permettono l’approvazione e l’attuazione in tempi da record. Non ci stanchiamo di denunciare al Ministro della Giustizia la situazione di incredibile privilegio di cui continua a godere lo stragista Fioravanti, che nell’aprile dell’anno scorso ha ottenuto la libertà condizionale, pur non avendone i requisiti.

Fioravanti e la moglie Mambro hanno recentemente respinto le lettere con le quali i parenti delle vittime intendevano interrompere la prescrizione per il risarcimento dei danni derivati dai loro reati. Un tale arrogante comportamento, sintomo inequivocabile di assenza del minimo ravvedimento, doveva comportare la revoca immediata del beneficio, cosa che invece non è avvenuta.

Il Ministro Castelli, che non ha indagato sulla Magistratura di sorveglianza di Roma, così spesso ha elargito premi non meritati a questi due assassini.

Ma Castelli, dice di essere un uomo tutto di un pezzo, dice di essere dalla parte di Abele e di combattere Caino. In realtà ha chiuso l’Osservatorio per la tutela delle vittime di reato. Ma non si è fermato a questo. Chi sbaglia, dice,deve pagare. Tutti meno uno: il neofascista Cicuttini, nel 1972 segretario di una sezione del Movimento Sociale, condannato all’ergastolo in via definitiva quale autore per la strage di Peteano.

Questo Ministro ha espresso per ben due volte parere favorevole a che Cicuttini, dopo 26 anni di latitanza, venisse espatriato in Spagna per scontare la pena pur sapendo che, in quel paese, Cicuttini, difeso dall’On. Fragalà di AN, sarebbe stato amnistiato e così sottratto ad ogni pena. Solo le ripetute decisioni della Corte d’Appello di Venezia hanno impedito che si realizzasse quell’indegno disegno.

L’ex Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri si è personalmente impegnato per bloccare l’emissione di un francobollo celebrativo del 25° anniversario della strage di Bologna e non a caso ha utilizzato una intervista per difendere i vecchi camerati Mambro e Fioravanti e perorare atti di clemenza, seguito a ruota dal collega di partito e ministro Gianni Alemanno.

Questi sconcertanti episodi, dimostrano ancora una volta che chi difende gli esecutori della strage di Bologna si schiera contro i parenti delle vittime, contro la verità e contro la memoria.

Nell’anno in corso non sono mancati neppure opportunistici interventi di chi, come Paolo Mieli, per spiegare la strage alla stazione non ha esitato a riesumare la fantomatica pista internazionale indicata da Gelli e già smascherata come depistaggio.

Vecchi e nuovi depistatori oggi cercano di condizionare la corretta e democratica informazione con lo strumento masmediatico attraverso interviste e trasmissioni televisive d’inquietante disinformazione.

Denunciamo con fermezza, l’ennesimo tentativo di utilizzare in maniera impropria gli enormi strumenti della commissione parlamentare Mitrokhin al fine di negare la verità sulla strage ed elaborare fantasiosi teoremi. Si tratta, con la copertura istituzionale, di un vergognoso tentativo di cancellare la matrice fascista della strage, come riconosciuto dalla sentenza definitiva del 23 novembre 1995 emessa dalla Corte di Cassazione.per sostenere una inesistente pista internazionale.

In un epoca di revisionismi su ordinazione, dove c’è chi propone di abolire la festa del 25 aprile, giorno della Liberazione e chi vuole equiparare i partigiani ai repubblichini, gli eroi ai boia, le vittime ai carnefici, non stupisce che la terrorista Mambro la più sanguinaria e più impunita della storia del nostro Paese possa dichiarare con disinvoltura che il terrorismo è nato dalla Resistenza e che lei è stata condannata per la strage in quanto fascista.

Da sempre noi opponiamo alle menzogne i fatti, alle sensazioni le prove, alle irresponsabili critiche revisioniste le risultanze processuali. Anche per questo nel 2004 abbiamo completato l’archiviazione informatica di tutti gli atti processuali in collaborazione col Centro di Documentazione Storico Politico sullo Stragismo, affinché chiunque possa informarsi e fondare un’opinione seria e meditata su ciò che è stato.

Grazie anche a questa nostra faticosa opera di diffusione, di conoscenza e informazione , ormai tutti i cittadini onesti hanno capito che Mambro e Fioravanti non sono stati condannati perché fascisti, ma perché hanno massacrato decine di persone e che la campagna innocentista allestita è un ennesimo tentativo di depistaggio.

Gli stragisti e i loro amici hanno grandi e potenti mezzi per propinare le loro versioni distorte, false e interessate, ma la vostra presenza al nostro fianco qui , oggi, ci conferma che non dobbiamo lasciare il nostro Paese e la sua storia in balia della prepotenza dei più ricchi e dei più forti, perché cancellare la verità e riscrivere la storia in modo fazioso è contrario alle più elementari regole della democrazia.

Noi oggi operiamo, pur con tante difficoltà, in un paese democratico, fondato su valori di libertà radicati sul sacrificio di quanti persero la vita per conservarceli, e sul senso del dovere di quanti si prodigarono per affermarli.

Vogliamo qui ricordare le vittime del terrorismo internazionale a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà.

Grazie di essere con noi, dalla vostra presenza trarremo la forza di continuare a difendere la verità, la memoria,la democrazia.

Messaggi

  • Non erano mani fasciste, autonome o cos’altro. Erano le mani di criminali che pagheranno con l’inferno la loro follia. Sinceramente, non votando sinistra, ritengo pura demagogia il continuo accusare le destre di essere le mandanti e le fautrici di tutte le stragi compiute in questi anni. Mi spiego meglio: avete sempre considerato la destra moderata come la mandante di questi eccidi (i fischi a Tremonti ne sono un chiaro esempio), o perlomeno l’avete sempre giudicata belligerante di fronte a tali atti villici. La destra estremista, invece, come la fautrice.
    Purtroppo, cosa che io non tollero, c’è l’abitudine a differenziare il brigatismo rosso da quello nero.
    Il primo spinto da valori e ideali "giusti", il secondo da intolleranza e odio verso tutto ciò che appare "diverso" dal suo pensiero.
    Non si può considerare la Strage di Bologna come un atto di brigatismo nero nel suo complesso, bensì una delle più nefaste pagine della storia italiana degli ultimi trent’anni.

    • Francamente non credo che l’ unica giustizia che conti sia quella divina.

      E questo non per rivendicato ateismo ma perche’ ritengo che dobbiamo tutti, credenti e non, aspirare anche ad una sacrosanta giustizia terrena.

      Che le stragi indiscriminate avvenure in Italia dal 1969 al 1984 siano opera di ambienti fascisti, quasi sempre con coperture "di stato" ed atlantiche, e’ riconosciuto da tutte le relative sentenze che pero’, quasi mai, hanno individuato gli esecutori materiali e mai i mandanti.

      Per Piazza Fontana 1969 le sentenza che ha assolto altri fascisti dice chiaramente che Freda e Ventura sono colpevoli di quella strage, anche se non sono piu’ processabili, nonostante le nuove prove, essendo stati assolti piu’ volte in questi decenni per quel crimine.

      Piu’ o meno la stessa situazione per Brescia 74, Italicus 74, e per i tentativi falliti di strage, in uno dei quali fu pescato un fascista, Nico Azzi, mentre deponeva l’ ordigno. Cosa che non ha impedito che lo stesso Nico Azzi fosse apertamente impegnato per la campagna elettorale di A.N. alle ultime regionali lombarde.

      Per la strage del rapido 904, nel 1984 sempre a Bologna, sono stati condannati dei boss mafiosi come mandanti che pero’ avevano usato una manovalanza camorristico/fascistoide per l’ esecuzione materiale.

      Per Bologna 1980 sono stati condannati in via definitiva tre nazisti dei Nar, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

      Qualche oggettivo dubbio sullo spessore delle prove che hanno portato alla loro condanna ce l’ ho francamente anche io ; rimane il fatto che anche in questo caso, al di la’ delle responsabilita’ materiali, anche questa sentenza riconosce negli ambienti dell’ estrema destra la responsabilita’ politica della strage e negli ambienti dei servizi segreti i depistatori delle indagini.

      Tremonti in tutto cio’ c’entra poco. Nel 1980 manifestava posizioni di sinistra e scriveva, con uno pseudonimo, articoli di politica economica addirittura su "Il Manifesto".

      Credo francamente che sia stato fischiato piu’ per le politiche economiche antipopolari e fallimentari portate avanti negli ultimi anni che non come rappresentante storico della "destra moderata, mandante delle stragi" di cui tu parli.

      Rimane il fatto che oggettivamente questo governo ospita, al di la’ del personaggio Tremonti, gli eredi diretti e indiretti di quella "eversione delle classi dirigenti" che ha largamente contribuito, anche se certo non da sola, ad insanguinare l’ Italia tra il 1969 e il 1984.

      Il lottarmatismo di sinistra ci fu eccome e fece anche un sacco di cose gravissime ed assolutamente condannabili.

      Ma non fece mai stragi indiscrinate e non ebbe mai "coperture di stato" come quello neofascista e neonazista.

      E questa e’ una verita’ storica inconfutabile.

      Keoma

    • Mi spiace che anche questa lettera non fosse firmata, cosi’ non si sa a chi attribuirla e a chi rivolgersi. C’e’ un galateo in internet, che salva l’identita’ delle persone ma almeno permette di presentare una soggettivita’, ma vedo che viene sistematicamente violata.
      Una cosa ho imparato col tempo: che dagli abomini degli estremisti di sinistra la sinistra ha preso sempre le distanze, con una ferma condanna, i sindacati, i militanti, gli iscritti si sono sempre separati con orrore da ogni strage o attentato di cui sono stati vittime e non carnefici, ma dagli abomini degli attentati di destra la destra di governo ha risposto con l’aiuto, la liberazione, l’inganno, la connivenza, quando pure con la difesa diretta come e’ avvenuto spesso da parte degli esponenti di questo governo verso personaggi loschi e inquietanti.
      Un’altra cosa mi balza agli occhi, che gli assassini fascisti sono stati sempre liberati, vedi Mambro e Fioravanti che sono stati condannati per il totale dei loro assassini
      a 216 anni di galera eppure sono a piede libero e Scelli si pregia di invitarli come ospiti di onore al convegno per i giovani di Berlusconi come modelli e esempi da seguire.
      Invece i colpevoli di estrema sinistra stanno in prigione e non vengono mai liberati o graziati, nemmeno quando non si sono mai macchiati le mani del sangue di innocenti.
      Questo vorra’ pure dire qualcosa?
      Io sono profondamente convinta che il male sia male qualunque veste voglia prendere, qualunque nome o etichetta o ideologia.
      Ma sono urtata da questi reiterati tentativi di scagionare Mambro e Fioravanti e da questa insistenza di dire che se le stragi di stato sono rimaste senza dei nomi di colpevoli, cio’ non significa che vengano da destra.
      Forse dietro queste affermazioni c’e’ una conoscenza molto scarsa dei fatti, delle indagini, dei processi, ma soprattutto c’e’ un’assenza totale di informazione sui metodi della CIA e su quanto ha perpetrato, a livello di stragi e attentati, per destabilizzare quei paesi dove gli elettori stavano per spostarsi a sinistra, e anche una completa ignoranza sui programmi della P2, e su piani di presa dello stato da parte di Gladio e simili, che impongono la strage come metodo per dissestare uno stato e indurre una situazione di panico, paura, insicurezza, che apra la porta a uno stato forte di destra. Mai nessuna strage ha aperto la porta a uno stato forte di sinistra.
      Mi sembra pietoso questo tentativo di salvare la destra e di santificarla.
      O forse io ho sognato la mia vita e la storia e anche la casa rosada di Allende fu bombardata da aerei non di destra e tutti i governi sudamericani e asiatici furono coartati ma da forse dell’esercito non di destra.
      Ci sono limiti anche alla libera immaginazione, oltre si entra nella perdita di contatto con la realta’.
      E sentire oggi un Cossiga, primo membro della P2, responsabile diretto del rapimenti di Moro e della sua morte, distruttore dei diari di Falcone, coinvolto nel tentativo di golpe di Gladio, sentirlo oggi che con estrema spudoratezza tenta di attribuire la strage della stazione di Bologna al terrorismo islamico... via... ci sono dei limiti alla sfacciataggine e alla menzogna
      e questa lettera poi....
      preferisco non fare altri commenti... ripeto, c’e’ un limite a tutto
      e se ci si accorge di aver militato per anni in una banda di assassini, non sara’ negando che essi lo siano, che ci si salvera’ la coscienza
      viviana

    • Innanzitutto credo che per essere condannati, in un paese civile e democratico, non possa essere sufficiente essere fascisti, o destroidi o quello che ti pare ma serva comunque una responsabilità oggettiva e quindi una prova di colpevolezza. Anche tu dici che hai dubbi sullo spessore delle prove oggettive che hanno portato alla loro condanna...questo mi lascia perplessa...come puoi accontentarti di una verità ed accettare una condanna di questo genere se nemmeno tu ci credi?
      Qui sono in gioco vite umane non marionette. E su questo non si scherza.
      Sottolineo un errore nel tuo commento. Fai riferimento ad una sentenza definitiva che condannerebbe anche Luigi Ciavardini. E’ falso. Attualmente Ciavardini è stato condannato a 30 anni dalla Corte d’Appello (senza utleriori e nuovi elementi di prova) dopo un annullamento della sua condanna con rinvio da parte della Corte di Cassazione. Quindi non esiste nessuna sentenza definitiva che lo condanna e speriamo che sia la ricerca della verità ciò che realmente interessa a tutti noi.

      Arjuna.

    • Purtroppo per l’ennesima volta mi trovo di fronte ad un muro dove la verità e il "tutto bello e perfetto" stanno solo da una parte. Non scuso chi ha commesso il crimine ma non posso essere tacciato di ignoranza e di far parte di una banda di criminali. Pochi lo ammettono, ma la sinistra spagnola ha utilizzato la strage di Madrid per far pendere l’ago della bilancia a suo favore in occasione delle elezioni( non invenzioni ma realtà estrapolata dai comizi). Max

  • Commentare tutto il discorso del presidente Bolognesi sarebbe troppo difficile. Mi limito a dire che se, come lui afferma, lo scopo dell’associazione è stato e sarà sempre quello della ricerca della verità, non è pensabile che ci si ostini a non voler valutare eventuali altre piste che sembrano essere emerse d’un tratto in questo ultimo periodo, ma che sono da molti anni ipotizzate con numerose richieste di approfondimenti anche relativi alla figura di Carlos.
    Non sono un giudice nè tanto meno spetta a me indagare, ma è mio dovere quale cittadino italiano di pretendere chiarezza su una delle pagine più triste e tragica della nostra storia e soprattutto di non accontentarmi dell’individuazione di un colpevole per tacitare la coscenza.
    Finchè esiste anche un sottilissimo dubbio, la vicenda non può essere liquidata in questo modo.
    Oltre a Mambro e Fioravanti c’è una terza persona che ancora oggi subisce l’iter giudiziale della strage. E’ Luigi Ciavardini, accusato di essere l’esecutore materiale. Non è vero che la Cassazione lo ha condannato, tutt’altro. La condanna a trentanni di carcere è stata annullata dalla Suprema Corte con rinvio alla Corte d’Appello, dove è stato di nuovo condannato a 30 anni ma senza ulteriori elementi di prova. Quella di Ciavardini è una storia infinita, in alcuni casi paradossale e la cosa più grave è che la prova della sua colpevolezza si basa su "passaparola" e "sentito dire" ed il suo accusatore sarebbe tal Angelo Izzo, ex stupratore del Circeo, e pochi mesi fa di nuovo alla ribalta delle cronache per l’omicidio di due donne.
    Altra considerazione è che in alcuni passaggi il discorso del presidente Bolognesi sembra più mirato a sottolineare ed evidenziare la matrice fascista della strage piuttosto che alla condanna dell’atto in se stesso, chiunque l’abbia commesso. Mi spiego meglio. Ipotizzando, come sostiene Bolognesi, la matrice fascista (cosa a cui non credo assolutamente) è necessario comunque fare dei distinguo. Non esiste il connubio fascista quindi stragista. Chi militava in quegli anni nella destra, quindi, per assioma comune e superficiale, fascista, non per forza di cose deve aver commesso una strage. Già, se riuscissimo a riflettere su questo, sarebbe un grande passo in avanti. Se non esistono prove a carico di Ciavardini ma, come già detto labili "sentito dire", non può essere condannato perchè all’epoca militava nei Nar. E’ assurdo!
    Ai parenti delle vittime va la mia più totale ed umana solidarietà ma non posso accontentarmi di una verità che mi lascia con l’amaro in bocca, che mi sembra una pseudo verità, che insinua mille e mille dubbi nella mia coscenza. Io voglio IL responsabile della strage, non mi accontento di UN colpevole.

    • Veramente in Spagna e’ stato Aznar che, ritenendo che una responsabilita’ dell’ Eta e non di Al Qaida nella strage gli avrebbe fatto elettoralmente comodo, e’ riuscito a sputtanarsi contro ogni evidenza in quella tesi bislacca ed a causare cosi’ la vittoria del tutto inattesa dei socialisti.

      Tornando a Bologna, i dubbi sulla responsabilita’ di Fioravanti e c. sono a mio giudizio piu’ che legittimi.

      Probabilmente si era in cerca, per coprire responsabilita’ piu’ istituzionali e di stato, di colpevoli di comodo e cosa c’era di meglio che un gruppo di pazzi nazisti gia’pieni di ergastoli per altri crimini e per i quali la condanna per Bologna era praticamente ininfluente ?

      Ciavardini, mi scuso per l’ inesattezza, e’ un caso a parte ; diciassettenne all’ epoca della strage, e’ stato processato a parte dal tribunale dei minori e la condanna definitiva effettivamente non e’ ancora arrivata.
      E, pur condannato per reati associativi, non ha certo il curriculum pluri-omicida dei coniugi Fioravanti.

      Ma, a mio giudizio - al di la’ delle responsabilita’ materiali su cui mi sono espresso in modo inequivoco - il contesto della vicenda non cambia di una virgola.

      E ne sono evidente testimonianza i numerosissimi depistaggi per cui sono stati condannati, sia pure a pene lievi, i vertici dei servizi segreti nello stesso processo.

      Dove le prove a a loro carico erano assai piu’ consistenti di quelle contri i nazi dei Nar.

      In sostanza, pressoche’ tutte le stragi italiane sono di stato, al di la’ della manovalanza usata, comunque pressoche’ ogni volta attinta nelle scheggie piu’ impazzite dell’estrema destra, spesso anche in accordo con gli ambienti delle varie mafie.

      E ripeto, questa e’ una verita’ storica incontestabile.

      E se anche, per assurdo, una singola vicenda facesse parzialmente eccezione, questo non cambierebbe minimamente i termini storici.

      Keoma

    • C’è da piangere dall’umiliazione e dalla vergogna quando si assiste ai tentativi degli sciacalli della destra di riabilitare i carnefici Fioravanti e Mambro.
      Perchè a questo punto mi è difficile anche considerarli essere umani,i pennivendoli della destra.

      In questo articolo Nicola Tranfaglia riassume i fatti:

      La trappola e la vergogna
      di Nicola Tranfaglia

      Il nostro, non sarò l’ultimo a ripeterlo, è un’assai strano Paese. Così strano che, per commemorare venticinque anni dopo la strage di Bologna che provocò 85 morti e 200 feriti e dopo una sentenza definitiva che ha condannato all’ergastolo due terroristi neri, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, a trent’anni di carcere un terzo neofascista Luigi Ciavardini, allora minorenne, il governo Berlusconi ha l’idea di inviare il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti che con quella storia non ha nulla in comune e appare, in nulla e per nulla, adatto a ricordare le ragioni di chi si oppose all’offensiva terroristica portata avanti dai terroristi di estrema destra, collusi quasi sempre con apparati dello Stato e dei servizi, con l’obbiettivo evidente di favorire uno spostamento a destra degli equilibri politici nazionali.

      Non è un caso peraltro che, a livello giudiziario, due personaggi centrali del golpismo più o meno morbido e intimidatorio come il grande venerabile della Loggia P2 Licio Gelli e l’oscuro procuratore di affari Francesco Pazienza siano stati a loro volta condannati a dieci anni di carcere per calunnia e depistaggio.

      Il quadro è completo se si aggiunge che un ex presidente della Repubblica, il senatore Francesco Cossiga, noto per le sue posizioni filoberlusconiane negli ultimi tempi, si affanna a ribadire che il processo deve essere riaperto, essenzialmente a favore di una impossibile riabilitazione di Mambro e Fioravanti.I

      n una situazione di questo genere il ricordo di quello che resta, per molti aspetti, il più doloroso attentato degli anni terribili del terrorismo che insanguinò l’Italia tra il 1969 e il 1985, rischia di essere sommerso ancora una volta da scontri e polemiche che poco hanno a che fare con l’orrore di tutte le vittime di ogni età e condizione sociale, di donne e bambini, di giovani e vecchi che quel 2 agosto passarono per la stazione emiliana diretti a casa o invece in cammino verso le vacanze e vennero colpiti da una mano omicida della quale, a distanza di un quarto di secolo, non conosciamo ancora né i mandanti né gli obbiettivi politici precisi.
      Sappiamo certo che l’attentato si iscriveva in una lunga serie di azioni compiute dai gruppi di estrema destra in quel periodo, che Bologna era allora la città simbolo del partito comunista italiano, che non vi fu, a differenza di quel che accadeva di solito per le azioni del terrorismo rosso, una pubblica rivendicazione, ma la verità completa manca ancora ed è quello che costituisce il punto centrale di una commemorazione non retorica della grande strage.
      È, ancora una volta, una richiesta popolare di giustizia in un Paese del quale una parte non piccola della storia repubblicana resta oscura, soprattutto quando si tratta di stragi o attentati che hanno percorso l’ultimo sessantennio senza interruzione a partire, vale la pena ricordarlo, dalla strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947.

      Ma il rischio assai concreto é che non di tutto questo si parli sui giornali e nelle televisioni ma soprattutto o soltanto dei fischi che hanno accolto l’on. Tremonti, l’on. Bertolini e altri rappresentanti del governo e del Parlamento.

      Giacché esprimere il proprio dissenso nei confronti dei deputati di Forza Italia, come degli esponenti di qualsiasi forza politica, è del tutto legittimo ed è già avvenuto negli anni scorsi di fronte ad esponenti del governo e del Parlamento presenti alla commemorazione ma ormai proprio i manifestanti dovrebbero sapere assai bene che l’atteggiamento della maggior parte dei giornali, come degli altri mezzi di comunicazione, legati per controllo o proprietà, alla maggioranza di centro-destra, è quello di oscurare il senso della persistente richiesta di giustizia e di concentrare tutta l’attenzione e lo spazio proprio a quelle manifestazioni,spesso minoritarie, che si esprimono fischiando Tremonti e altri personaggi riconducibili all’attuale maggioranza.
      È come se, da parte del governo e del centro-destra al potere, la trappola fosse stata già messa in conto come un pretesto assai utile a sollevare l’attenzione dei media amici (che sono pur sempre la grande maggioranza) non sul fatto assai scandaloso di una strage che non dispone venticinque anni dopo di una sua verità esauriente ma sul preteso scandalo di una sinistra che inscenerebbe l’ennesimo attacco contro l’incolpevole Tremonti e i suoi comprimari.

      Ed è per questo - crediamo - che il presidente dell’Associazione delle vittime Bolognesi e il sindaco della città emiliana hanno invitato i manifestanti a non fischiare. Per non cadere ancora una volta nella trappola."""

      Io spero solo che la banda mediatica di berlusconi non riesca nel suo infame ennesimo tentativo di depistaggio e che il diritto ad avere giustizia dalle famiglie delle vittime delle stragi fasciste non sia beffeggiato da chi queste stragi le ha volute per prendere il potere

  • «La pista palestinese? E’ frutto solo di invenzioni e bugie»: intervista a Pifano e Saleh
    by ANDREA COLOMBO Thursday, Aug. 04, 2005 at 5:20 PM mail:
    da "il manifesto" 4.8.05

    «La pista palestinese? E’ frutto solo di invenzioni e bugie» «I palestinesi e la sinistra sono distanti anni luce dalla strage di Bologna e dalla cultura che la ha prodotta». Parlano Abu Saleh, che secondo la destra sarebbe coinvolto nella vicenda, e Daniele Pifano, che fu arrestato con lui

    Abu Saleh, palestinese, aderente al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), fu arrestato il 7 novembre 1979 insieme a tre militanti romani dell’Autonomia, Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Luciano Neri, mentre trasportava un lanciamissili destinato alle forze palestinesi. Il suo nome è stato tirato in ballo a proposito della cosiddetta «pista mediorientale» per la strage di Bologna. L’attentato, secondo questa tesi, sarebbe opera del gruppo di Carlos, come rappresaglia per l’arresto di Abu Saleh. L’accusa ha creato forti malumori nella sinistra e ha provocato anche numerose critiche rivolte al nostro giornale per averla registrata. Saleh è uscito dal carcere, con i tre autonomi italiani, nell’83. Oggi vive a Damasco e interviene, con lo stesso Pifano, sulle accuse che gli sono state rivolte.

    Saleh, hai mai conosciuto Carlos o hai mai avuto contatti con la sua organizzazione?

    Saleh: Mai. Era una figura molto lontana da noi. Sosteneva di agire a favore del popolo palestinese, ma lo faceva in totale autonomia, senza alcun tipo di interlocuzione con noi.

    E con militanti delle formazioni armate tedesche in Italia?

    Saleh: No, mai.

    All’origine del tentativo di coinvolgerti nella vicenda di Bologna c’è un’informativa Ucigos del luglio 80, secondo cui l'Fplp minacciava ritorsioni contro l'Italia per il tuo arresto. Ci furono davvero queste minacce? Saleh: Non c'è nulla di vero. Non ci fu alcuna pressione da parte dell'Fplp. Comunque il Fronte non avrebbe in nessun caso organizzato attentati contro un popolo amico della Palestina come quello italiano. Che tu sappia esistevano accordi segreti tra il governo italiano e l'Olp? Saleh: Ne ho sentito parlare ma non so quanto ci sia di vero. Era però risaputo che l'Italia, in quanto paese amico, ci lasciava campo libero per i trasporti e altre attività del genere, escludendo naturalmente ogni tipo di attentato sul territorio italiano. Dunque non si parlò mai dell'eventualità di una tua liberazione prima di quella dei tre autonomi italiani? Saleh: Se ne parlò. I servizi segreti mi offrirono la liberazione anticipata in cambio dell'abbandono dei compagni italiani. Rifiutai e dissi che sarei uscito dal carcere solo insieme a loro. Comunque tra l'Fplp e il governo italiano la situazione era chiarissima. Cosa intendi dire? Saleh: Il governo italiano sapeva perfettamente che il lanciamissili che stavamo trasportando non era destinato all'uso sul territorio italiano. Come fu deciso quel trasporto? Pifano: Saleh ci disse che si era rotta una macchina e che serviva un aiuto per trasportare alcune casse. Noi accettammo. Sapevamo che mai un'organizzazione palestinese avrebbe organizzato attentati indiscriminati contro la popolazione italiana. Se lo avesse fatto, non solo avremmo interrotto ogni rapporto, ma avremmo anche denunciato pubblicamente l'assoluta incompatibiità di gesti simili con noi e con tutta la solidarietà internazionale. Dopo la strage all'aereoporto di Lod, nel72, criticammo molto severamente i palestinesi, sostenendo che non si potevano uccidere persone inermi e innocenti solo perché israeliane.

    Saleh: E’ vero, gli italiani sono sempre stati contrari a questo tipo di azioni. Il loro sostegno è sempre stato solo politico e umanitario.

    Secondo il parlamentare di An Fragalà, Saleh era protetto dal Pci, che intervenne direttamente a suo favore. Cosa ne sapete?

    Saleh: Posso rispondere solo con una risata. Noi avevamo rapporti politici con tutta la sinistra, ma non ci fu nessunissima protezione da parte del Pci.

    Pifano: Ma quale protezione! Allora noi dovevamo difenderci più dal Pci che dai fascisti. Avevamo un rapporto di grande collaborazione politica con l’Fplp, perché era un’organizzazione laica e marxista. Il Pci invece lo teneva a distanza, perché lo considerava troppo vicino al movimento e non voleva alcun rapporto istituzionale col Fronte. Chiesero anche all’ambasciatore palestinese in Italia, Hammad, di intervenire per ricondurlo all’ordine.

    Questa vicenda nasce dai dubbi, sollevati non solo dalla destra, sulla colpevolezza dei Nar per la strage di Bologna. Voi cosa ne pensate?

    Saleh: Io sono convinto che la matrice della strage sia fascista, come sempre da piazza Fontana in poi. Credo che questa favola del nostro coinvolgimento sia stata tirata fuori su pressione dei sionisti israeliani.

    Pifano: Non so se Fioravanti e Mambro sono colpevoli. Il problema è che, nella maggior parte dei casi, la campagna innocentista non mira a cercare la verità, ma a confondere il giudizio storico complessivo, sul modello di quello che è avvenuto con i «ragazzi di Salò». Inoltre, ho l’impressione che ci sia una sorta di patto di solidarietà per cui gli ex camerati dei Nar, oggi al governo, li vogliono non solo liberi, ma anche scagionati dalle accuse più gravi.

    Ma tu pensi che siano colpevoli?

    Pifano: Forse no. Ma l’ambiente in cui è maturata la strage è quello. Del resto la strage si è verificata in contemporanea con il rinvio a giudizio di Mario Tuti per la strage dell’Italicus, e secondo me questa è quasi una firma. Inoltre c’è un retroterra culturale molto preciso. Un compagno che accettasse l’idea di azioni indiscriminate contro vittime innocenti, di qualsiasi schieramento, sarebbe incompatibile con quella stessa idea di società diversa che vuol costruire. La cultura fascista è opposta. Si basa sul concetto di superiorità, individuale o addirittura razziale. Si basa sulla capacità di staccarsi dai propri sentimenti: di torturare, come al Circeo, o di sparare a delle donne, come nell’attacco contro Radio Città Futura guidato da Fioravanti, senza provare compassione. Non dico che Izzo, Fioravanti e Storace siano la stessa cosa. Ma il substrato culturale è identico.

  • Il discorso mi ha molto commosso. Grazie per la mole di lavoro che svolgete nel nome delle vittime, dei loro cari, della giustizia. Mi commuove la tenacia e la grande energia messa in opera, per lottare, per districarsi, per emeregere come da sabbie mobili, in tutti questi anni, per ottenere giustizia... "Grazie" é il mio modesto contributo e la testimonianza che io credo come voi tutti in cio che state costruendo da cosi tanto tempo.

    Agostino Carnevale, dalla Svizzera