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Priebke cerca una villa ? Mandatelo a “Villa Triste”

Publie le sabato 13 agosto 2005 par Open-Publishing

Dazibao Estrema destra Storia Enrico Campofreda

di Enrico Campofreda

I familiari, ormai i nipoti, dei trecentotrentacinque trucidati alle Fosse Ardeatine (è passato tanto tempo dal 24 marzo 1944 e la destra sedicente perbene tende a cancellare la memoria) possono ringraziare il magistrato Fulvio Salvatori che - in base alla detenzione domiciliare già concessa nel 1998 dopo la condanna postuma all’ergastolo per l’ex ufficiale delle SS Erich Priebke - ora gli consente di godersi la frescura in una villa a Cardana di Besozzo sul Lago Maggiore. Villa, guardate un po’, che fu proprietà d’un altro ex nazista.

Il magistrato, difendendosi dalla riprovazione delle locali organizzazioni antifasciste che hanno immediatamente organizzato una protesta, ha dichiarato che non si tratta d’un permesso premio, pur ammettendo che è il detenuto a indicare un domicilio preferito.

Già tempo fa avevamo suggerito di alloggiare il boia, diventato vecchio ma mai pentito per le azioni criminali di cui si macchiò, anziché nel carcere di Regina Coeli a lui sgradito, direttamente sul luogo della strage: nel Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Quella permanenza l’avrebbe aiutato a ripercorrere il lugubre suo passato e i cinquant’anni di fughe ottenute con la compiacenza dei governi italiani, angloamericani e dei Servizi di queste nazioni.
In virtù della mai cessata indole vacanziera (negli anni della latitanza Priebke s’era celato nell’amena località argentina di Bariloche) e della ricerca di ville proponiamo allo zelante magistrato di condurlo sì in villa, ma una consona alla sua triste esistenza. Potrebbe dunque ritrovarsi a suo agio a “Villa Fossati” che i milanesi chiamavano “Villa Triste”, il luogo dove operava una delle più feroci bande di criminali che s’era posta al servizio dei nazisti che occupavano l’Italia dopo l’8 settembre: la banda Koch.

Fra le mura dell’elegante villino della zona San Siro potrebbero risuonare le grida dei torturati che Koch, Trinca, Valenti, Ferida seviziavano, osservavano, fotografavano nell’orrore e nella bieca oppressione. Un “Garage Olimpo”, un “Abu Ghraib” ante litteram. Ce n’erano molti di questi luoghi nell’Italia straziata dai nazifascisti: ancora a Milano l’Albergo Regina dove operava un caro collega di Priebke, Teo Saevecke il boia dei martiri di piazzale Loreto, via Rovello, sede della Legione Muti e via Copernico, via Abbondio Sangiorgio sede della Guardia Nazionale Repubblicana e via Andrea del Sarto altro palazzotto in cui si riunivano i ‘ragazzi di Salò’ delle Brigate Nere. Non ha che da scegliere il camerata Priebke. Potrebbe andare a Firenze in via Foscolo dove “lavorava” la banda Carità o tornare a Roma nell’ex pensione Oltremare, o in via Romagna dove sorgeva la pensione Jaccarino. E se proprio ama l’amarcord c’è sempre via Tasso, sede della Gestapo dov’era di casa insieme al camerata Kappler.

Un uomo come Priebke che non ha mai mostrato pentimento per il suo trascorso nazista sicuramente gradirebbe prolungare i suoi giorni nei luoghi che gli rammentano un così valoroso passato. Lo accontenti dottor Salvatori, lo accontenti. Ma lo mandi a “Villa Triste”.