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> Gli intellettuali nel fascismo, complici o frondisti?

30 settembre 2005, 16:21

grande è l’imbarazzo di scrivere ancora su fatti noti e risaputi , anche perchè ogni quindicina d’anni qualche scrittore o storico o giornalista riscopre l’acqua calda . Gran parte degli intellettuali nati fra il 1910 ed il 1925 si sono nutriti ( e non poteva essere altrimenti) alla cultura fascista , spesso se non spessissimo in contrasto con la sostanza del fascismo, rappresentata fino al 1940 dalla rigida irregimentazione staraciana e dal culto della personalità di Mussolini, e dopo il 1940 dalla turpe guerra fascista . Essi hanno poi vissuto ( ed io dico fortunatamente ) un percorso nuovo , spesso attraverso la lotta partigiana , che li ha portati ad approdare ad una cultura democratica, sia alla sponda cattolica, che a quella laico-azionista che a quella marxista . Certo, vi è stato chi ha vissuto in esilio durante il fascismo , ma erano quasi tutti militanti marxisti , comunisti o socialisti , chi ha subito il carcere, chi è stato zitto ; ma ogni percorso personale è accettabile se è sincero ed approda ad una scelta di campo corretta e coerente .E così sono stati fascisti : Bocca, Lajolo (il compagno Ulisse), Pintor, Teresio Olivelli, Fenoglio, Ingrao, e tanti altri . Sul punto ha scritto un libro direi esaustivo Ruggero Zangrandi ," Il Lungo Viaggio Attraverso il Fascismo ", che ha quarant’anni ma che invito a rileggere . Certo vi è stato chi vivendo il fascismo ha ritenuto di non mutar bandiera , come Almirante od Evola , ma non mi paiono figure da prendere ad esempio.
Buster Brown