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25 ottobre 2005, 22:27

SULL ’ASTRATTO CONCETTO DI "LEGALITA’", VOCI TUTT’ALTRO CHE ESTREMISTE E PROFONDAMENTE CRITICHE RISPETTO A COFFERATI

«Dal mio punto di vista - nota Stefano Bonaga, consigliere comunale D.S., - la legalità ha una doppia faccia. Si tratta in sostanza di uno strumento democratico usato formalmente contro il privilegio. Ma diventa "pura retorica formalistica" se non è accompagnato da soluzioni decenti sul terreno della sopravvivenza e dei bisogni primari. In definitiva - aggiunge - è chiaro che per sua natura la legge vale "erga omnes" ma è altresì chiaro che un conto è adottarla contro alcuni privilegi un conto adottarla allo stesso modo sulle fasce deboli. E diventa di un bizantinismo insopportabile, inoltre, se quest’enfasi non si sposa con un’azione politica efficace. La politica è fatta da gestioni di problemi e di volta in volta si dovrebbe affrontare la legalità o meno delle azioni. Non se ne può fare un manifesto astratto. Senza considerare che quest’ordine del giorno apre a un contenzioso pericolosissimo e non solo all’interno della giunta bolognese perché è destinato a diventare un problema politico di carattere nazionale che, ritengo, si dovrebbe per lo meno tentare di evitare a ridosso delle elezioni». Per dirla ancora con Folena (indipendente Prc): «C’è un grande equivoco semantico sulla parola legalità, anche i braccianti che occupavano le terre o gli operai che facevano i picchetti erano in condizione di illegalità». Cofferati evidentemente non la pensa così e intende al contrario tenere duro. Nessuna critica - neppure la più aspra come quella per esempio formulata dai suoi stessi ex compagni di sindacato ma persino da sociologi come Achille Ardigò che lo ha bocciato apertamente dichiarando al "Carlino": «ah come mi dispiace averlo votato» - sembra farlo retrocedere dal suo modo di considerare la gestione politico-amministrativa di una città con alle spalle - ricordano in molti - una storia democratica istituzionale costruita su una rete di relazioni con i partiti e il movimento basata sull’ascolto e non su un decisionismo inopportuno. Andrea Caselli, della segreteria della Camera del lavoro di Bologna, esprime la sua opinione: «Non ha alcun senso fare operazioni come quella che è stata fatta sul Lungoreno se poi quelle stesse azioni non sono accompagnate da risposte e da politiche sociali adeguate». E’ inaccettabile - aggiunge - che agli sgomberi non segua l’accoglienza. Il rischio è proprio che questo tipo di politica sia tacciata di assumere un connotato leghista. Cofferati come Bossi?