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> “Cuori Neri” il libro di Luca Telese - Memoria degli anni ’70 e guerra speculare dei miti

4 febbraio 2006, 11:28

L’analisi di Persichetti è sostanzialmente condivisibile, ma qualcosa mi sembra vada precisato.

E’ evidente che Paolo tenda, anche per storia ed anagrafe personale, a storicizzare la vicenda allargandola al periodo successivo al 1977, quello del lottarmatismo dilagante e della sostanziale assenza di movimenti di massa.

E’ anche vero, pero’, che l’ incidenza del lottarmatismo, nelle vicende narrate da Telese, e’ secondaria se non minima.

Gran parte degli episodi narrati, la stragrande maggioranza delle "vittime di destra" (quelle di sinistra, come numero superiore di almeno 4 volte, sono invece del tutto ignorate ) non sono dovuti ad azioni lottarmatiste, bensi’ a scontri di strada, a quella specie di "guerra civile strisciante" che ha attraversato il periodo del decennio rosso (1968/77), precedente appunto l’esplosione e la iniziativa pressoche’ quotidiana dei lottarmatisti di sinistra, iniziativa che, pur con eccezioni, comunque ha storicamente teso ad ignorare i fascisti, considerati solo "servi" di uno stato che invece i "combattenti comunisti" volevano direttamente "colpire al cuore", non certo rappresentato dagli stessi fascisti.

E nemmeno tutti i fascisti caduti sono morti a seguito di aggressioni di militanti di sinistra, per alcuni si è trattato invece del piombo ( e nel caso di De Angelis del pestaggio) delle forze dell’ordine ed anche questo viene del tutto ignorato nelle recensioni del libro di Telese.

In un caso, quello barese di Martino Traversa, si tratta addirittura di omicidio dovuto ad altri camerati, sia pure intruppati in una stranissima aggregazione con velleita’rosso/brune che era nata in quella citta’. Il fatto che poi l’ assassino materiale di Traversa si sia rifugiato all’estero sotto la protezione di Stefano Delle Chiaie, vecchio arnese di tutte le trame fasciste e "di stato" e’ tutto dire ....

Ma al di la’ della conta burocratica dei morti e dei loro assassini, l’ operazione di Telese ( militante Prc che scrive sul "Giornale" della famiglia Berlusconi !) e’ di una scorretezza senza limiti ed anche il fatto che il lancio del libro avvenga in campagna elettorale fa ancora di piu’ pensare male ....

E sembra inquadrarsi in una operazione piu’ ampia di "revisionismo storico" che tende da tempo ad utilizzare autori "di sinistra" ( da Pansa a Ugo Maria Tassinari, ma non solo loro...).

Gia’ inquadrare solo i "caduti fascisti" di quel periodo, ignorando quelli di sinistra e le vittime delle stragi ( tutte riconducibili alla destra, con qualche legittimo dubbio per le personali responsabilita’, ma non certo per la matrice politica, per quanto riguarda Bologna 1980)) e’ una operazione a dir poco storicamente scorretta.

Ma Telese racconta falsita’ anche nel merito.

Ad esempio sulla morte del missino Falvella a Salerno nel 1972.

Falvella, insieme ad altri fascisti non estranei anche a pratiche camorristiche, aggredi’ tre anarchici sul corso principale della citta’. Nel parapiglia furono colpiti dallo stesso coltello lui ( che mori’ poi in ospedale) e due degli anarchici. Il coltello apparteneva allo stesso Falvella.

Per quell’ episodio fu condannato l’anarchico Giovanni Marini in un allucinante processo che duro’ una infinita’ di anni , ma pur nella evidente ingiustizia, la stessa condanna al Marini ( 9 anni interamente scontati, DECISAMENTE POCO PER UN OMICIDIO)) tenne oggettivamente conto degli aspetti solo indiziari, dell’ oggettiva aggressione da parte dei fascisti, del fatto che l’arma del delitto apparteneva al Falvella.

Telese invece ignora tutto questo, se la prende con Umberto Terracini, fondatore del Pci e padre della Costituzione Italiana, che fu uno degli avvocati di Marini nei vari processi ed indica il fatto come spia di una certa "ipocrisia" della sinistra, anche parlamentare e moderata, che tendeva comunque a giustificare gli "estremisti".

Operazione di uno squallore infinito, tipica dei giornalacci fascisti dell’epoca, e non certo di uno "storico di sinistra" in vena di rivisitazioni sugli anni 70.

Una volta detto questo, qui non si tratta certo di negare un uso della violenza di piazza anche da parte delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare.

Ed un uso, a volte scriteriato al limite del criminale, della cosiddetta pratica dell’ "antifascismo militante", del quale sono evidenti esempi alcuni episodi come quello milanese di Ramelli o quello, ancora non del tutto chiarito ma con oggettive responsabilita’ ormai ammesse, dell’ incendio di casa Mattei a Primavalle.

Ma togliere tutto cio’ dal "contesto", dagli assai piu’ numerosi episodi contrari, dalle stragi e dai tentativi di golpe ecc. ecc., soprattutto da parte di un sedicente "storico comunista", appare per quello che e’.

E cioe’ una squallidissima operazione che ha anche assai probabilmente, tenendo conto anche della fase politica che stiamo vivendo, ben precisi "mandanti".

Keoma