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> “Cuori Neri” il libro di Luca Telese - Memoria degli anni ’70 e guerra speculare dei miti

9 maggio 2006, 18:23

Giampaolo Pansa è sicuramente un grandissimo scrittore e giornalista.

Ma proprio per questo mi riesce difficile pensare che faccia cose a caso.

Sull’argomento dell’ ultima fase dellla Rsi e sul comprensibile clima di vendette successivo alla fine della guerra, prima dell’inchiesta best-seller "Il sangue dei vinti", aveva scritto ben tre romanzi : "Il bambino che guardava le donne", "I nostri giorni proibiti" e "Ma l’amore no", tutti e tre di notevole successo e tutti editi dall’editore Sperling.

Tutti e tre ben scritti ma anche tra loro simili, con personaggi e situazioni che potrebbero essere intercambiabili da un libro all’altro, cosa pressochè inevitabile essendo del resto tutti e tre ambientati nello stesso periodo e nella stessa zona, quella di Casale, luogo di origine dello stesso Pansa.

Difficile immaginare che il buon Pansa non si sia basato su questi precedenti ( questi si’ di successo realisticamente inaspettato) quando poi ha tirato fuori "Il sangue dei vinti", passando guarda caso dall’editore Sperling alla Mondadori del Cavalier Berlusconi.

Insomma, casomai è stato proprio Pansa il primo a sfruttare un suo "filone" precedente di tipo vagamente autobiografico, probabilmente casuale .... utilizzando però stavolta la grancassa mediatica dell’apparato berlusconiano e una certa tendenza neorevisionista che Berluskoni aveva tutto l’interesse a fomentare in una certa fase per bassi motivi propagandistici/elettorali.

Può essere che un vecchio volpone "di sinistra" come Pansa, uno che viene dalla scuola di Scalfari e di Bocca, non abbia calcolato tutto questo ?

In tono minore e assai piu’ da "magliaro" il caso di Telese che certo non è ne’ una affermato giornalista nè tantomeno uno scrittore di successo, ma semplicemente uno sfigato iscritto a Rifondazione che si è trovato a fare il cronista di "nera" per il quotidiano di famiglia del Cavaliere.

E che ha pensato bene di inserirsi nella scia del piu’ noto collega per ottenere qualche briciola di denaro e di visibilità, approfittando pure lui del can-can mediatico di Mediaset e affini e del particolare momento politico.

Insomma, se Pansa è uno spregiudicato Arsenio Lupin, Telese è poco piu’ di un "grassatore" di borgata.

Tra l’altro il piu’ esperto e furbino Pansa quantomeno il problema di inquadrare il "contesto" degli anni 1943/48 se lo pone.

Telese, come dicevo, racconta il caso Ramelli ( squallidissimo episodio di criminalità politica, ribadisco a scanso di equivoci per l’ennesima volta) senza degnarsi di spiegare gli altri 5 morti di sinistra degli stessi giorni.

Sarebbe come se Pansa avesse raccontato certe vendette rusticane dell’ immediato dopoguerra ignorando le stragi di nazisti e fascisti dei mesi precedenti.

Insomma, anche nel revisionismo interessato e strumentale e nella paraculaggine, un conto è la "noblesse" ambigua ma intelligente di Pansa e un altro la drittagine di bassa lega di un venditore di "tappeti napoletani" come Telese.

Keoma