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26 febbraio 2006, 13:22

[Roma] Il sabato nero dei Castelli
by dal corriere Sunday, Feb. 26, 2006

Fiamma Tricolore sfila gridando «Duce, duce!». Concerto con inno per «Lupo» Liboni. Albano, si fronteggiano neofascisti e centri sociali.

Saluti romani e cori «duce, duce» hanno accompagnato ieri la manifestazione di Fiamma Tricolore ad Albano, Castelli Romani, conclusa da un concerto del gruppo «La peggio gioventù», autori di un’ode in musica al killer Liboni. Agli slogan dei militanti di destra ha risposto una contro manifestazione indetta nei vicoli adiacenti dalle varie anime della sinistra. Proteste e lanci di bottiglia da parte di attivisti di un centro sociale, in un paese blindato che ha vissuto momenti di panico. Bilancio: pochi feriti lievi. E comizio finale di «Fiamma», prossimo alleato elettorale della Cdl, all’insegna del «Siamo fascisti e ce ne vantiamo».


Saluti romani, cori «duce duce...», inni alla «Repubblica sociale». E per concludere concerto del gruppo «La peggio gioventù», autore di un’ode in musica a Luciano Liboni, detto «il lupo»: il rapinatore che nel 2004 terrorizzò l’Italia dopo aver ucciso un carabiniere. Con questi ingredienti si è svolta ieri pomeriggio ad Albano, Castelli Romani, la manifestazione di Fiamma Tricolore, alleato elettorale della Casa delle Libertà alle politiche. Una cittadina blindata da polizia e carabinieri, giunti in forza da Roma, in quello che per molti cittadini ignari avrebbe dovuto essere solo un tranquillo sabato di carnevale, sul corso di un paese dove è ancora viva la tradizione dello struscio. Sono le 17 del pomeriggio, e la strada pullula di mamme e bimbi in maschera, che inizialmente passeggiano tranquilli. Ma basta che il corteo - partito da piazza Mazzini - si incammini sulla via principale, perché l’atmosfera cambi. Solo l’impegno delle forze dell’ordine ha fatto sì che si siano evitati scontri gravi. Due feriti lievi, alla fine, il bilancio di una giornata che si è surriscaldata subito per via di una contromanifestazione indetta dalle varie anime della sinistra nei vicoli limitrofi al corso (un «presidio antifascista» è stato organizzato anche sotto la sede del vicino Comune). In quelle stradine, tutte blindate, erano infatti assiepati centinaia di militanti che contestavano la manifestazione della «Fiamma». Il corteo con le bandiere nere e il mondo dei vicoli restano comunque separati tutto il tempo, ma in più punti si sfiorano e si guardano in faccia, divisi da un paio di metri al massimo. Ai saluti romani si risponde allora con pugni chiusi e le note di «Bella Ciao».

Il momento più difficile, quando il corteo si avvicina ai membri di un centro sociale di zona, anche loro in una traversa del corso: qualcuno preme per sfondare il cordone della polizia, che carica. Volano sampietrini e bottiglie vuote. Sul corso ormai invaso dai fumogeni molti scappano, con qualche crisi di pianto da parte di chi lì è capitato per caso. L’atmosfera si placa quando i militanti di «Fiamma» raggiungono la piazza del comizio: dove uno dei leader, Maurizio Boccacci (Albano è la sua roccaforte) dal palco svolge il suo intervento con un campionario che oscilla dal «Siamo fascisti e ce ne vantiamo» agli slogan irripetibili su Lapo Elkann.