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> Ramon Mantovani: il voto degli italiani all’estero è un "contentino"

28 febbraio 2006, 16:48

Cari Cartocci e Mantovani,

Innanzitutto, un grazie per farci (parlo in qualità di italiano residente all’estero) sentire parte di un dibattito politico che, in qualche modo -strano quanto si voglia-, ci riguarda.

Per nascita siamo italiani.

Vivo a Copenaghen, in Danimarca, da otto anni. Sono un migrante. Sono cittadino italiano.
Circa un anno fa, vedendo lo scempio che il governo Berlusconi stava facendo della nostra Nazione, decisi di fare qualcosa per aiutare il mio Paese. Presi contatti, in Italia, via internet e sempre via internet, ho fondato e sviluppato, con un’altra quarantina di compagni, il coordinamento de l’Unione in Danimarca.

Quale tipo di aiuto possiamo dare noi (a migliaia di chilometri di distanza) all’Italia?

1- Innanzitutto una esperienza di vita diversa.

Vivo in Danimarca per scelta e non per necessità. Vivo in un Paese dove si pagano le tasse (e lo fanno tutti), dove l’ecologia è nei programmi politici di tutti i partiti (i verdi sono inesistenti, senza offesa per nessuno), dove la condivisione della ricchezza comune è sentita come un dovere morale ed il bene comune una proprietà di tutti (che va’ perciò rispettato e preservato). Se un giorno ritornassi a vivere in Italia vorrei "contaminare" la mia realtà locale in base alla mia esperienza di vita. Qualcosa del genere sta’ gia’ avvenendo: abbiamo fatto un blog www.scandinaria.org dove , oltre a tenerci collegati a livello scandinavo, sentiamo di poter contribuire (con le nostre esperienze di vita) ad una maggiore comprensione, in Italia, delle società in cui viviamo e ,perchè no? , magari dare la possibilità agli italiani in Italia di capire che vivere in un altro modo è possibile - noi lo proviamo quotidianamente.

Questa è la ricchezza che i rappresentanti degli italiani che saranno eletti in parlamento alle imminenti politiche dovranno portare all’Italia.

In Danimarca ci sono circa 2.600 italiani aventi diritto al voto: in termini numerici siamo ai livelli di un quartierino di Stoccarda... Ma in termini pratici viviamo il cosiddetto modello scandinavo; a pelle.
È chiaro che i "nostri" candidati della circoscrizione Europa vengano dalle aree a più alta densità di popolazione (Germania, Svizzera e via dicendo). Forse per loro, noi siamo una manciata di voti che, in ogni modo finiranno laddove devono finire (ed è anche vero). Ma ciò che mi preme sottolineare è che a livello politico possiamo, anche noi, dire la nostra. Mantovani teorizza l’inutilità del nostro voto (il contentino): non sono daccordo. In ogni caso, noi residenti all’estero, il diritto di voto lo avremmo sempre avuto (sobbarcandoci il viaggio in Italia ed avendo diritto al rimborso del biglietto ferroviaro dal confine fino al comune di appartenenza - secondo la legge antecedente a quella attuale sul voto degli italiani all’estero). Quindi, non essendo più obbligati a viaggiare per votare o meglio, non viaggiare per non votare, più che di contentino parlerei di un bel progresso civile: il nostro diritto al voto è inalienabile in quanto cittadini italiani e siamo adesso messi in grado di esercitarlo. Sono però daccordo con mantovani quando dice che gli immigrati dovrebbero avere diritto di voto. In Danimarca noi stranieri partecipiamo alle elezioni comunali e regionali ma non a quelle politiche. E qui si aprirebbe un altro capitolo di civiltà: la doppia cittadinanza. Un cittadino straniero dovrebbe, dopo un certo numero di anni, automaticamente ricevere la cittadinanza del paese in cui vive e lavora e mantenere, al tempo stesso, la cittadinanza per nascita. Ho letto i programmi dei nostri candidati nella circoscrizione europa (quelli che sono disponibili sulla rete). Non ce n’è uno solo che, ad oggi, nel proprio programma abbia incluso questo tema. Gira e rigira si parla di cose importanti sì pensioni, valorizzazione della lingua e della cultura, partite di calcio e formula uno oscurate dalla RAI ecc. ma che non raccolgono le opportunità e le sfide che il nostro tempo ci propone. Chi dei nostri candidati se la sentirà di raccogliere questo impegno? Attendo risposte.

2- Gli italiani all’estero sono la parte visibile dell’Italia

Siamo noi, italiani all’estero, che rappresentiamo l’Italia: ne spieghiamo le sfaccettature, le contraddizioni, aiutiamo gli "stranieri" ad amare la nostra cultura, la nostra lingua (e poi metteteci quello che volete perchè mi sembra di parlare come Tremaglia). E questo è un dato di fatto. Le istituzioni che ci rappresentano all’Estero (Istituti di cultura, ICE, Enit ecc.) salvo rare eccezioni, rappresentano il lato "istituzionale" dell’Italia e non la parte "vivente".

3- Gli italiani all’estero sono il raccordo tra i Paesi stranieri e l’Italia

Sia dal punto di vista culturale, che economico, che sociale e politico noi possiamo sviluppare relazioni "dal basso" che in virtù della loro natura sono molto più efficaci e genuine. Un esempio (e scusate se cito ancora la nostra esperienza come Unione in Danimarca - ma è l’unica di cui posso parlare con cognizione di causa) abbiamo allacciato rapporti con partiti politici danesi che ci porteranno a varie occasioni di scambio politico e culturale aiutando così quel processo di vera integrazione europea (tra le persone) che è in questo momento in una fase pericolosa di stallo.

Scusate la mia prolissità ma sentivo di dover portare una voce "in causa" all’interno di questo dibatitto. Se poi vorreste scrivermi personalmente il mio indirizzo email è: birignao@gmail.com
Venite a visitare i nostri siti: www.scandinaria.org ed www.unione.dk per essere parte della "nostra" (come italiani in Danimarca) esperienza così come noi lo siamo, sempre della "nostra" (in quanto italiani).

Ciao,

Donato Russo