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> La grande gara del permesso di soggiorno

8 marzo 2006, 09:49

In fila per un posto «regolare» in Italia

Via al decreto flussi per gli immigrati. Distribuiti un milione e mezzo di kit, solo 170 mila avranno il permesso

CINZIA GUBBINI

Sarà pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale il decreto flussi per i lavoratori extracomunitari. Inizia così il conto alla rovescia per la corsa alle quote: sette giorni di tempo per iniziare a presentare i moduli a lettura ottica nei 6.244 uffici postali abilitati (l’elenco completo su http://www.poste.it). Quest’anno il ministero dell’interno si è messo una mano sulla coscienza e ha evitato il ripetersi dello scandalo dell’anno scorso, quando il decreto fu pubblicato a mezzanotte e il giorno dopo si presentarono agli uffici solo i ben informati. Con una nota diramata venerdì il Viminale ha fatto sapere che l’«ora x» è fissata per le 14,30 di martedì 14 marzo. Quel giorno, per chi intende accaparrarsi una quota il consiglio è scontato: mettersi in fila a tempo debito. I posti disponibili - nonostante quest’anno ne siano stati messi a disposizione 170 mila - sono pochi rispetto a quanti sono senza permesso di soggiorno. Perché che il decreto flussi sia nient’altro che una sanatoria mascherata è cosa nota. Kit e imbrogli. Per capire di che giro si sta parlando basti pensare che finora le Poste hanno distribuito un milione e mezzo di kit. Il primo giorno in molte città i moduli erano finiti dopo venti minuti. Oggi inizierà la distribuzione di altri 300 mila kit. L’azienda ha deciso di concentrarsi prevalentemente sugli uffici postali più grandi e su quelli che saranno abilitati a ricevere le richieste. Per questa partita, inoltre, ogni persona potrà ritirare un solo modulo, per evitare il traffico che si è scatenato in tutte le città italiane: gli introvabili moduli rivenduti anche a 250 euro.

Ma non si tratta della sola speculazione messa in campo per l’occasione. Moltissime «associazioni fantasma» spuntate come funghi pretendono dai lavoratori o dai datori di lavoro un pagamento per aiutare a compilare i moduli (abbastanza complessi) che arriva anche a 150 euro, come denuncia il sito Meltingpot.org . Occhio, quindi, alle associazioni a cui ci si rivolge. Anche perché la corretta compilazione del modulo è caratteristica essenziale per sperare di vincere il «lotto dei flussi». Le richieste verranno lette attraverso particolari software e quelle compilate male finiranno in fondo alla fila. La regola principe rimane quella del «chi prima arriva meglio alloggia»: la graduatoria, cioè, verrà stabilita in base all’orario di inoltro della domanda. Cosa succederà nel caso due richieste perverranno con lo stesso orario stampigliato sulla busta? Il ministero del Welfare non lo ha ancora chiarito, ma si presume che funzionerà come l’anno scorso: il vecchio e caro metodo del sorteggio.

Ultime notizie. Ma non è l’unico tassello mancante. Ad esempio: chi si metterà in fila il 14 marzo potrà presentare un numero illimitato di richieste? La domanda non è peregrina, e lo sanno tutte quelle persone che negli scorsi anni si sono trovati a fare le code dietro ai rappresentanti di fantomatiche «agenzie»» che avevano in mano decine e decine di moduli. Con il risultato di falsare irrimediabilmente le graduatorie. Dalle Poste fanno sapere che sono in corso valutazioni per decidere come regolarsi. Le informazioni dell’ultim’ora, d’altronde, sono frequenti: «Solo adesso ci hanno comunicato che i codici da inserire sulle buste non erano quelli della prima pagina del kit, ma quelli stampati sulla seconda. E si è venuto a sapere soltanto perché un prefetto di non so dove l’ha detto durante un’intervista in tv - spiega Chiara Dibello, che si occupa di sbrigare le pratiche per un ufficio della Cgil nella periferia romana - Ora bisognerà ricontattare tutti quelli che abbiamo assistito fino a oggi».

La fiera del «diciamo». Nell’ufficio del sindacato in questi giorni sono passate centinaia di persone. Chi per chiedere informazioni, chi per farsi compilare il modulo. Costo: 10 euro per la tessera dell’ufficio stranieri che permette al lavoratore di usufruire dei servizi per un anno. In genere arrivano in coppia lo straniero «clandestino» e il datore di lavoro. Per il sindacato non è impresa facile: «Chiarisco subito che il nostro compito è tutelare il lavoratore», dice puntualmente Chiara ai padroni che cercano di capire come risparmiare sui contributi. Si tratta quasi sempre di persone che cercano di mettere in regola una badante o una colf. «Guardi, questa ragazza viene da me tre ore a settimana, ma tutti gli altri si rifiutano di regolarizzarla con i flussi», è il cruccio di una donna, peraltro impiegata dell’Inps. Sul suo modulo dichiarerà 25 ore di lavoro settimanale per 600 euro, poi all’uscita dice sottovoce «ci siamo messe d’accordo che i contributi li pagheremo a metà...».

Spesso l’imbarazzo è palpabile: «Diciamo che io questa persona la conosco già, sì insomma, già lavora per me, però al nero, perché non ha il permesso di soggiorno...». Oppure: «Diciamo che questa persona lavorerà per me. Sì insomma, in realtà è un amico di mia moglie, però gli facciamo questo favore altrimenti non può entrare». Oppure: «Il passaporto è scaduto, diciamo che lo rinnoverà in Romania. Per la verità lo potrebbe rinnovare anche all’ambasciata qui a Roma, ma poi è valido?». Per il sindacato una bella fatica: da una parte si cerca di fare l’interesse dei lavoratori, che abbiano o meno il permesso di soggiorno. Dall’altro bisogna tapparsi le orecchie di fronte a certe affermazioni. L’obiettivo è far dichiarare almeno 25 ore di lavoro settimanali e impegnare il datore di lavoro a un contratto a tempo indeterminato che permetterà allo straniero di ottenere un permesso di soggiorno di due anni, in modo da metterlo al riparo dal ricatto del licenziamento e della conseguente perdita del documento. Facce scure quando Chiara spiega cosa succederà una volta consegnato il modulo: «Se rientrerà nei flussi, la contatterà lo Sportello unico della Prefettura. In media ci vogliono sei mesi». «E se non ci rientro?», chiede un utente. «Non lo saprà mai. Le domande sono sempre tante e non ci sono i soldi per avvertire tutti gli esclusi».

7.3.06

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