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13 marzo 2006, 21:49

Lezione n.1: il giornalista fa le domande, il politico risponde

Va bene che siamo in Italia. Va bene che Lucia Annunziata sarà pure di parte (e lo dice). Però il punto è un altro. In una intervista ci sono due persone: il giornalista e l’intervistato (in questo caso un politico). Il mestiere del giornalista è fare le domande. Non le domande che l’altro si aspetta, o che desidera, o che vorrebbe. Non c’è scritto da nessuna parte che il giornalista deve mettere a suo agio l’interlocutore. Non c’è scritto da nessuna parte che deve rivolgergli delle domande per permettergli di spiegare meglio ciò che egli vorrebbe dire.

Al contrario, il ruolo del giornalista è quello di fare il «cane da guardia» del potere. Porre domande scomode, difficili, che rendono la sedia dell’ospite sempre più calda.

Questo è quello che giustamente ha fatto Lucia Annunziata, da professionista quale è.

Ad un certo punto la sedia è diventata troppo calda per il premier, che se ne è andato per non scottarsi. E’ suo diritto farlo. Ma nel momento in cui lo fa, in un paese normale, si assume la responsabilità di non aver risposto alle domande del giornalista. E le conseguenti critiche.

Berlusconi, invece, ha minacciato l’Annunziata, sostenendo che quell’intervista sarebbe stata «una macchia» nel suo curriculum.

In un paese democratico sarebbe l’esatto contrario. Sarebbe Berlusconi a doversi preoccupare di avere una macchia nel suo curriculum.

Speriamo che questa vicenda convinca anche Lucia Annunziata - che finora è apparsa scettica sul tema - che in Italia esiste una destra lontana dalla democrazia, con la quale dialogare è difficile, se non impossibile.

Per Petruccioli, in tutta sincerità, una speranza del genere non riusciamo a coltivarla.

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