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> LA LIBERAZIONE A GIORNATE

21 aprile 2006, 23:00

Anche il sottoscritto è un rappresentante sindacale di base, non un Rsu perchè nella mia categoria - il credito - non si è ancora riusciti a trovare un accordo unitario per formare le citate Rsu, quindi sono semplicemente un dirigente Rsa di un sindacato autonomo a vocazione "movimentista", dopo aver a lungo militato nella Cgil.

Anche al sottoscritto è capitato di contrattare con l’ azienda, per alcune strutture che si occupano di rapporti con l’estero, la giornata lavorativa per il 25 Aprile ed anche per la Befana, Ferragosto e per l’ 8 dicembre di tutti gli anni, giornate in cui è festa quasi soltanto in Italia e non nella maggioranza dei paesi europei coi quali si hanno appunto questi rapporti di lavoro.

Stabilito con chiarezza che a trattare queste cose erano abilitate solo le rappresentanze sindacali di base e non le strutture nazionali, ottenuto il consenso unanime dei lavoratori interessati in assemblea, fatta salva la volontarietà dei singoli e il pagamento migliorativo rispetto al normale straordinario per quelle giornate, non ho visto in questa scelta nulla di scandaloso.

Anche se è vero che all’epoca di quell’accordo ( mi sembra il 1999 ) non c’era ancora l’attacco ideologico/revisionista alla festa del 25 Aprile e quindi non abbiamo avuto patemi d’animo rispetto a questo tipo di problematica, credo comunque che tale scelta non avrebbe trovato particolari impedimenti "etici" nemmeno adesso.

Una volta detto questo, chiarito quindi che personalmente non ho alcun pregiudizio rispetto a questo tipo di scelte, chiarito il fatto che penso che le scelte sindacali non possano che essere "pragmatiche" e non ideologiche, chiarito pure che non entro minimamente nel merito della vicenda Bosh - della quale ovviamente non so nulla - pero’ alcune cose mi sento di dirle.

Nel commento del delegato metalmeccanico barese si respira una logica di "attaccamento ed appartenenza" all’ azienda - peraltro, se ho ben capito, nemmeno la sua - che mi sembra francamente, questa sì ideologica.

Ed anche una qualche forma di ironia in salsa berlusconiana sulla "sacralità" del 25 Aprile e una discreta arroganza su un certo concetto di "modernita’" tendente a definire quasi dei "trogloditi" quelli che, a torto o ragione, hanno criticato nel merito questa scelta sindacale, "trogloditi" non si capisce bene se tali in quanto "comunisti" o in quanto "meridionali", e forse tutte e due le cose.

Cosi’ come profondamente di taglio berlusconiano mi è sembrata una certa strafottenza rispetto ad improbabili ed in verità assolutamente mai esistite "adunate obbligatorie" del 25 Aprile.

Conosco bene questo tipo di subcultura sindacale, tipica in particolare di larga parte dei rappresentanti sindacali di Cisl e Uil ( cui se ho ben capito appartiene l’interlocutore) ma non esclusivamente soltanto di queste sigle.

E so altrettanto bene quali danni irreparabili, molto piu’ di un accordicchio sostanzialmente inoffensivo sul 25 Aprile lavorativo, puo’ provocare ai diritti dei lavoratori .......

Keoma