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Il 25 Aprile di Lidia

26 aprile 2006, 18:55

La mia prima uscita "ufficiale" (dopo aver ricevuto la "proclamazione", aver scelto il collegio, avuto la convocazione per la prima seduta) è stata a Trieste, il 25 aprile; sono contenta di iniziare da questa data i miei racconti dalle istituzioni. Un bellissimo 25 aprile, devo dire, anche se i soliti incoscienti, che non possono più essere anche giudicati innocenti, ma stupidamente maliziosi, hanno rovinato un po’ la festa a Milano, dove peraltro era bellissima a quanto si vede dalle immagini televisive. Parto da qui: le persone alle quali fa meno impressione una celebrazione conflittuale siamo noi partigiani perchè la Resistenza fu una esperienza molto conflittuale al suo interno, data la differenza di pratiche prospettive tradizioni politiche locali e considerazione dei mezzi, a parte la paura patologica dei "tradimenti" tipica di tutti i movimenti clandestini (e per questo dalla clandestinità noi volevamo uscire al più presto e non rientrarci mai più, non ci apparteneva il gusto dell’agire all’oscuro e senza controlli; eravamo obbligati dal fatto che qualsiasi nostra apparizione sarebbe stata crudelmente repressa). I dibattiti tra noi erano moltissimi ferventi e anche aspri. Cito il caso più clamoroso: sull’episodio di via Rasella molto si discusse e non ci mettemmo d’accordo sul giudizio che davamo, ma questo non diminuì nè la solidarietà nè la stima tra noi e anche questo è da sottolineare, che le differenze anche gravi non erano mai legate al disprezzo. Ero e rimasi sempre dell’opinione che fu una operazione sbagliata perchè potevano essere colpiti anche degli innocenti cittadini romani. E il danno alla popolazione è sempre da evitare. So che agire in una metropoli occupata è cosa molto diversa dalla guerriglia in montagna e non giudico chi prese la decisione e la eseguì. Penso che fu sbagliata e che rispondeva più alla cultura di Longo più militarista, che a quella di Togliatti più politico: questa differenza di opinioni non leva nemmeno un pelo alla tremenda responsabilità di chi ordinò ed eseguì la strage delle Fosse Ardeatine, rappresaglia decisa senza che mai sia stato richiesto che gli autori dell’attentato di via Rasella si consegnassero. Insomma dico che tra noi c’erano discussioni anche accese, sempre appassionate e che le diversità di giudizio non escludevano dalla comune solidarietà e meta di liberarci dal fascismo e dall’occupazione nazista. E veniamo a Milano: certo è stupido attaccare la Moratti: era meglio darle un ironico e corale benvenuto, dato che pur essendoci stati tanti 25 aprile è la prima volta che si fa vedere anche in veste di brava figlia, guarda caso, quando è candidata a sindaco della città. Quanto alla faccenda di Israele: la questione è molto complicata perchè certamente Israele non è uno stato di diritto, non ha una costituzione e rappresenta, come tutti gli stati confessionali, una brutta confusione tra opzioni politiche e osservanza religiosa. Appunto per questo una manifestazione non è il luogo migliore per fare azioni clamorose, in un momento in cui la situazione è delicatissima: molto meglio chiedere che del gruppo facessero parte anche dei refusnik. Insomma l’uso della ragione è sempre meglio che l’uso della "forza". Però sono stufa di dover ogni volta rilasciare dichiarazioni su questo e su quello (generalmente su problemi grandissimi) per non essere confusa con persone con le quali non posso certo essere confusa. Diciamo una volta per tutte che partecipiamo alle manifestazioni condividendone la piattaforma su cui sono convocate e qualsiasi altra cosa non ci riguarda. E basta. Anche perchè l’attenzione sugli sconsiderati di Milano ha fatto passare sotto silenzio a Trieste una cosa molto grave e cioè che una bandiera della RSI (Repubblica sociale italiana, la Repubblica di Salò) sia stata issata su un campanile proprio il 25 aprile. Per chi non lo sapesse è una bandiera italiana, con un’aquila al centro che regge tra gli artigli un fascio littorio, una vera vergogna, anche un reato.

Invece la ricorrenza è stata ricordata la mattina nel cortile della Risiera con una partecipazione di folla superiore al solito, simpatica, spontanea, non organizzata, non camellata, due paginette del sindaco (di destra, l’unico ballottaggio su quattro andato alla destra) che ha dovuto leggere un compitino nel quale diceva il meno che si possa dire e poi se ne è andato, erano presenti il neoeletto sindaco di Muggia (cs) e la neoeletta presidente della provincia di Trieste (cs), alcuni consiglieri regionali (non il presidente della Giunta), c’ero anch’io e ho visitato per la prima volta la Risiera una testimonianza davvero drammatica di un campo di sterminio (l’unico in Italia, mi pare) e vedere le immagini e le foto e le testimonianze in italiano e in sloveno. La ricorrenza si era conclusa con i canti del coro partigiano, molto belli, nelle due lingue, intervallati da letture di brani di poesia e di lettere di caduti, un evento di grande risonanza emotiva e di grande fermezza morale e anche di grande suggestione artistica. Mi è stato detto che quest’anno per la prima volta al coro è stato concesso l’uso di impianti di amplificazione. Gli anni precedenti il sindaco aveva rifiutato persino il cortile per i cori.

Dopo sono andata in una Casa del popolo molto accogliente sulla collina, con un tempo meraviglioso, abbiamo pranzato all’aperto e dopo si è svolta una memoria di caduti partigiani e antifascisti del quartiere, nel corso della quale mi è stato chiesto di dire qualche parola, ho saputo da uno dei presenti della faccenda della bandiera. Tornerò per discutere appunto di questioni aperte sulla Resistenza, essendoci accordati che nessuna azione negativa o violenta altrui ne giustifica una nostra dello stesso tipo e che anche la Resistenza come qualsiasi evento storico deve essere sottoposta a giudizio critico. Adesso lascio e prometto che in futuro sarò più sintetica.