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> INTERCETTAZIONI. BUFERA SULL’AGENZIA GUIDATA DAL GENERALE HAYDEN

17 maggio 2006, 20:29

Schedato in segreto il Dna di migliaia di persone
Beatrice Montini

Un archivio segreto in cui viene raccolto, schedato e conservato il Dna di centinaia, forse migliaia di cittadini. Un archivio, del tutto illegale, costruito nel corso degli anni conservando le «tracce biologiche» raccolte dai Carabinieri durante normali attività investigative. Un database che il Ris, la scientifica dell´Arma, usa normalmente per identificare i presunti autori di reati. La storia è scritta nero su bianco nel verbale di un processo per il furto di alcune auto e di gioielli, avvenuto a Gargazzone (nei pressi di Merano) tre anni fa. L´imputato è un cittadino albanese che adesso si trova in carcere proprio a causa di questo database illegale e che, tramite il suo avvocato Francesco Coran, presenterà un esposto al garante della Privacy.

Questi, in sintesi, i fatti. La mattina del 25 settembre del 2003, un rivenditore d’auto di Gargazzone, svegliandosi si accorge che la sua casa è stata svaligiata: sono spariti orologi, gioielli e due automobili. Scatta immediatamente la denuncia ai Carabinieri. Un paio di giorni dopo viene ritrovata una delle auto rubate: all’interno un mozzicone di sigaretta, un paio di guanti, un fazzoletto di carta e un passamontagna. Il tutto viene inviato, come prassi, alla Sezione Biologia del Ris di Parma, punto di raccolta dei reperti provenienti da tutti i comandi e Procure del Nord Italia. Poco tempo dopo il Ris comunica i risultati: il dna del mozzicone appartiene a un cittadino albanese, pregiudicato. L´uomo viene preso e incarcerato.

Ma come si è giunti all´identificazione? Lo spiega, durante il processo, un maggiore dei Carabinieri del Ris di Parma che, come si legge nel verbale. racconta, candidamente: «Come sistema generale riceviamo tutto (ndr tutti i reperti) e poi abbiamo realizzato un nostro software fatto in casa, dove appunto immagazziniamo tutti questi dati da tutti i referti o soggetti che ci vengono inviati come eventuali sospetti per i diversi casi». Nel caso del furto di Gargazzone, spiega ancora il carabiniere, dai mozziconi di sigaretta emerge l’identikit genetico di 3 diversi soggetti: «Questi tre profili, che poi ripeto sono una serie di tanti numeri, sono stati infilati in questo software che non fa altro che comparare dei numeri e vedere se contemporaneamente ci sono queste coppie di numeri uguali». Risultato: uno dei tre identikit genetici combacia perfettamente con il dna di un uomo che «era già risultato in altri due reati». In particolare, racconta il comandante, il dna dell’albanese era stato analizzato e schedato nel corso di un’inchiesta su uno stupro avvenuto nel ‘99 a Bressanone: «La Procura all´epoca prolungò le indagini molto su questo caso e ci mandarono nell´arco di due anni circa 400 campioni di confronto». In realtà nessuno dei 400 presunti colpevoli aveva un dna compatibile con il violentatore e il caso è quindi rimasto irrisolto. «Il Ris, però, non ha distrutto i risultati delle analisi come avrebbe dovuto secondo quanto stabilito in primis dalla legge sulla Privacy che vieta la conservazione segreta di dati sensibili - sottolinea l´avvocato Coran - Ma li ha inseriti nel famigerato software fatto in casa per riusarli ogni volta che si tratta di identificare un dna sospetto».

Gli interrogativi a questo punto si moltiplicano. Prima di tutto perché in Italia la legge vieta il prelievo non autorizzato del Dna a sospetti (anche se il decreto legge antiterrorismo di Pisanu lo scorso luglio prevede la possibilità di fare un "tampone" in bocca per prelevare la saliva) e poi perchè, a differenza di altri paesi europei, non esiste alcuna norma che consente di tenere una banca dati del Dna di persone fermate, arrestate, incarcerate. E quindi l´archivio «fatto in casa» dal Ris è «assolutamente illegittimo», come sottolinea il senatore Ds Guido Calvi, capogruppo Ds in commissione Giustizia nell´ultima legislatura: «Si tratta di una violazione della legge sulla Privacy - spiega - che oltretutto, come è evidente, non viene fatta su tutti i cittadini ma solo su extracomunitari e quindi è anche un atto di discriminazione».

Qualche mese fa in Inghilterra la scoperta di un archivio simile che raccoglieva il dna di migliaia di minorenni incensurati fece tremare il governo Blair: «Spiace che oggi il Parlamento non sia attivo - dice Calvi - perchè avremmo immediatamente proposto un´interrogazione per capire se questa prassi sia diffusa».

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=56392