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> Adesso si dimetta Loiero se ne ha il coraggio

3 luglio 2006, 13:59

"Divide et impera"
di Rosanna Scopelliti (*)


E così siamo arrivati al dunque…

Sentivo in cuor mio che prima o poi sarebbe successo, mi auguravo di sbagliare ma, ahimè, ho peccato di ottimismo.

L’unica cosa positiva è che finalmente si sta iniziando a giocare a carte scoperte e forse qualcuno dovrà assumersi delle responsabilità. (Spero di non peccare nuovamente di ottimismo).
Ho avuto modo di seguire la disputa tra Aldo Pecora ed il Presidente Agazio Loiero.

Mi ha sorpresa l’immediata replica del Presidente, che, evidentemente fuori di sè, oltre che far intendere che Aldo Pecora parlasse a nome dei Ragazzi di Locri e ne strumentalizzasse il nome, (cosa palesemente non vera, basti legge la firma del comunicato) ha tenuto a precisare che Aldo Pecora è un ragazzo isolato, precisazione che, a mio parere, ha molto di ‘pizzino’, ma non voglio entrare in merito: come vittima di mafia, ho imparato a caro prezzo la diffidenza e la lettura ‘tra le righe’

Spero che le mie restino solo supposizioni.

Del resto, sempre secondo la mia chiave di lettura, cosa simile fu lasciata intendere nei riguardi del giudice Romano De Grazia, querelato dal Presidente Loiero per direttissima senza possibilità di replica, in seguito a presunte dichiarazioni del giudice durante l’incontro di solidarietà alla famiglia Mazza il 2 giugno al ‘Valantain ’.

Anche De Grazia sarebbe dovuto apparire isolato, per fortuna non è stato e non è così… né per l’uno, né per l’altro.

Comunque, resta il fatto che il 2 giugno i rappresentanti dello Stato non c’erano, nemmeno i vice dei vice dei vice dei vice, come non c’erano al funerale del povero Fedele Scarcella, come non c’erano alla manifestazione organizzata a Gioia Tauro dai ragazzi della cooperativa “Valle del Marro”, che sta coraggiosamente gestendo e rendendo fruttuosi i terreni confiscati alle cosche…
Il che, sempre ai miei occhi critici di vittima di mafia, abbandonata per anni nel dimenticatoio delle scartoffie e delle strette di mano di rappresentanza, è tutto dire.

Noi abbiamo bisogno di una tangibile presenza delle Istituzioni, non di discorsi accorati.
Non abbiamo bisogno di esperti che si consultino, forse anche pagati profumatamente, sul problema mafia.

Abbiamo bisogno di azioni concrete, di persone che scelgano di assumersi le proprie responsabilità dando per primi esempio di limpidezza e coerenza.
Ma questo è un’ altro discorso e forse è chiedere troppo.

Tornando alla disputa.

Ciò che mi è saltato agli occhi, sin da subito, è come si sia voluto cercare di spostare l’attenzione su altro, facendo passare in sordina il problema nodale della questione, cosa che avviene spesso e volentieri quando si toccano certi temi delicati e, ahimè, poco puliti.

Aldo Pecora, e sottolineo ancora, a titolo personale e del solo movimento “Ammazzateci tutti” (basta saper e VOLER leggere), ha chiesto ufficialmente, dopo gli ultimi clamorosi sviluppi delle indagini seguite al delitto Fortugno, le dimissioni del Presidente Loiero, fornendone una motivazione di esclusivo carattere etico che partiva da un assunto dello stesso Presidente Loiero nei confronti del consigliere regionale Domenico Crea. Aldo aveva solo portato il ragionamento del presidente Loiero ad una conseguenzialità estrema.

La risposta reale, ma celata, del Presidente è stata quella di fare il possibile per tentare di ‘cambiare argomento’ e far cadere così nel ‘dimenticatoio mediatico’ le accuse che gli sono state mosse.

Ecco allora da cosa nasce l’attaccare questo ragazzo, ed il tentativo di alimentare una polemica interna tra lui e gli altri ‘ragazzi di Locri’.

E ancora su come sia possibile che la signora Musella, che asserisce di essere simbolo dell’antimafia, sia intervenuta scagliandosi proprio contro quello stesso Aldo Pecora che lei stessa, solo un mese fa, riconosceva meritevole del Premio ‘Gerbera Gialla’ per essersi distinto nella lotta alla mafia.

Come non vedere una strana ambiguità in questa cronologia?

Nella mia profonda ingenuità non avrei mai creduto possibile da parte di chi dice di rappresentare comunque l’antimafia, andare contro, con tanta veemenza, un vero simbolo dell’antimafia, forse diventato un po’ scomodo.

Abbiamo assistito a due giornate dense di comunicati stampa tra smentite di presunti ragazzi del Fo.Re.Ver. (ma chi ha inviato quel comunicato-bufala ai giornali? Chi c’era dietro?) e contro-smentite di reali ragazzi di quel forum e svariate dichiarazioni tra le parti, ma l’esito di tutto questo polverone è che l’attenzione è stata spostata dalle responsabilità e dai motivi che avrebbero dovuto indurre Loiero a dimettersi, alle presunte beghe interne ai ‘ragazzi di Locri’ (per fortuna subito smentite).

Colpaccio riuscito. Forse.

Come sempre, coscientemente o meno, siamo caduti nella trappola del ’Divide et impera’.

Andando oltre.

Giunti a questo punto, vorrei che si tornasse a ciò che ha alimentato tutto questo caos, ovvero i motivi che dovrebbero spingere Loiero a dimettersi.

Ancora una volta, come cittadina, vorrei avere delle risposte, come vittima di mafia, mi augurerei che ci fossero delle smentite.

Superando le polemiche e la confusione che è stata volutamente creata, desidererei che il Presidente Loiero replicasse con calma e ragionamento, come sa fare quando vuole, ai dubbi espressi da Aldo Pecora nel suo primo comunicato stampa, e cioè se sia etico, lasciando perdere qualsiasi altra motivazione giuridica e meno che mai personale, che la Giunta regionale che governa una regione di mafia come la Calabria possa lasciar trasparire una benché minima ombra di sospetto di aver tratto giovamento dai voti della mafia per diventare maggioranza.

E non glielo chiedo come antagonista, ma come simpatizzante di questa coalizione.

Vorrei che lui per primo, come rappresentante di questa regione martoriata e tristemente nota per il silenzio ed il buio in cui versano i palazzi del potere, desse un segno tangibile della sua limpidezza, vera o presunta.

Mai come in questo caso c’è bisogno di chiarezza.

Il silenzio e l’ambiguità portano a facili dubbi, così come le querele affrettate e le repliche che lasciano spazio alla supposizione ed all’interpretazione di messaggi trasversali.

Chiarezza, verità e responsabilità.
Questa, a questo punto, è la mia richiesta.

Rosanna Scopelliti *

(Calabria Ora - 3 luglio 2006)

(*) figlia del giudice Antonino Scopelliti, assassinato dalla mafia