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> Farmacisti fascisti ? Sit-in e tensioni a Roma

26 luglio 2006, 18:32

Francamente dubito che il buon Prodi abbia preso molti voti tra farmacisti, panettieri, notai, avvocati e nemmeno tra i tassisti, che pur essendo una "corporazione" sono comunque cosa diversa dagli altri citati ....sicuramente più "plebea" e più normalmente "stradarola" e "piazzarola".....

Una volta detto questo, sono d’accordo nel non generalizzare troppo ....

Rimane però il fatto che sta uscendo fuori con chiarezza una caratteristica "cilena" di una parte significativa di certi ceti privilegiati, chiaramente eccitata da 12 anni di berlusconismo, caratteristica "cilena" che questa gente non aveva ( o almeno si vergognava di mostrare apertamente) nemmeno in quei primi anni 70 del secolo scorso, nei quali tentazioni golpiste erano attive per davvero .....

E credo che su questo sia necessario riflettere seriamente.

Non che agitazioni ultracorporative e tese a difendere inacettabili privilegi ( a partire da quello di poter tranquillamente evadere il fisco) siano mancate nei decenni precedenti agli anni novanta del secolo scorso e l’avvento di Berluskaiser.

Basti pensare alle serrate dei commercianti contro la blandissima riforma fiscale di Spadolini nel 1982/83 o alle marce antifisco dei primissimi agglomerati leghisti sul finire degli anni ottanta.

Ma mai avevano manifestato tanto apertamente posizioni così dichiaratamente reazionarie e fascistoidi ...

Francamente le bandiere nere col teschio agitate dai tassinari in Piazza Montecitorio, gli urli "duce duce" degli stessi tassinari e persino dei compassati avvocati, il "boia chi molla", l’ "aridatece Storace" e addirittura la voglia di menar le mani con la polizia manifestato oggi da una categoria normalmente considerata ultrarispettabile e "timorata di Dio" come i titolari di farmacie, sono cose che mi sembrano una novità assoluta.

Come dicevo, pur trattandosi sicuramente di minoranze di quelle stesse categorie, un atteggiamento così borghesemente "eversivo" di certi ceti ha precedenti seri, oltre che negli anni venti italiani, solo nei mesi che precedettero il golpe cileno del 1973 e, in misura minore, nella attuale Venezuela di Chavez.

Naturalmente, per mille motivi, non vedo rischi di golpe nell’Italia di oggi ma va anche rilevato che ovviamente Prodi e Bersani non sono certo un Gramsci, nè un Allende, nè uno Chavez.

Ed anche sulle "liberalizzazioni" di Bersani ho francamente molti dubbi.

Ma se basta il lieve intaccare di qualche privilegio per spingere a gridare al "duce" tanti piccoli e medi borghesi, forse sarebbe il caso di prenderli noi a calci in culo prima che diventino un pericolo reale ....

Keoma