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> Farmacisti fascisti ? Sit-in e tensioni a Roma

30 luglio 2006, 14:10

Il ceto medio in camicia nera

Galapagos

«No all’aggressione al ceto medio» è scritto a caratteri cubitali su migliaia di manifesti affissi dalla federazione romana di An. La spiegazione è nel «sì alle riforme, no a Bersani». Ovvero, alle liberalizzazioni. I «post» fascisti sono in quste settimane molto attivi e Alemanno che ha ritrovato la sua natura di destra sociale, mascherata nei 5 anni di governo, si riscopre uomo di lotta e partecipa freneticamente a ogni assembramento di protesta: dai tassisti ai farmacisti. E con lui, la destra più becera che cerca di egemonizzare la protesta esaltando il ceto medio, ma prendendo a randellate altri ceti.

Due giorni fa è successo a Milano: un gruppo di tassisti con perfetto stile fascista ha diffuso un volantino con il quale veniva preso di mira il professor Francesco Giavazzi, economista rispettabile, colpevole di volere una liberalizzazione estrema del servizio dei taxi. Con Giavazzi il manifesto ha spesso polemizzato (anche sui taxi) ma mai alla fine di un articolo ci siamo sognati di pubblicare il suo indirizzo di casa e il numero di telefono: le liste di proscrizione sono una cultura fascista. Purtroppo un gruppo di tassisti milanesi le ha fatte. E quel che è peggio, ha malmenato un passante che aveva strappato uno dei manifestini.

Ieri a Roma c’è stato un bis: un corteo di «professionisti» (parecchi i farmacisti), cioè di rappresentanti autorevoli del ceto medio, che non dovrebbe essere aggredito, ha aggredito a sua volta a Roma, in pieno centro, un presidio di lavoratori dello spettacolo e di esponenti dell’Agi, l’Associazione dei generici italiani, che chiedevano davanti al palazzo della provincia nuove regole per il collocamento. Come i tori, i professionisti (una ventina i farmacisti, ha raccontato un giornalista dell’Agi) si sono scagliati contro il rosso: quello delle bandiere dell’Agi e della Cgil che sventolavano davanti a palazzo Valentini.

A dar man forte ai farmacisti, un gruppo di esponenti della Fiamma tricolore (organici al centro destra, sempre meno centro) che, isolato dalla polizia ha però srotolato uno striscione con scritto «il liberalismo uccide il popolo italiano». Mancava il riferimento ai gruppi pluto giudaico massonici, ma lo stile è quello del fascismo vecchio stampo che ama le corporazioni e odia i lavoratori. Non a caso sono volati cazzotti. L’importante è «non aggredire i ceti medi». Per gli altri è pronto il manganello.

da "Il Manifesto" 29.7.06