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> PIOGGIA D’ESTATE -DILUVIO AUTUNNALE

31 luglio 2006, 15:13

Sto cercando l’etimologia della parola acqua nelle lingue ebraiche e sulla pagina web di
Aljazira mi imbatto nello scritto di Jean Genet sulla strage di Chabra e Chatila.

Non resisto dall’inviarvelo.

Volevo riuscire a spiegare ai ragazzi che incontrerò il prossimo settembre, quando si
riapriranno le scuole , prendendo spunto dalla parola acqua, elemento che ci unisce,
quanto sia assurdo questo riproporsi della guerra nella storia.

Ho trovato che la parola acqua nelle tre lingue dei contendenti ha la stessa radice MA

In arabo si pronuncia mà, in libanese maille e in ebraico maim, e scopro che in ebraico
è collegata alla parola cielo che fa Sha-maim, e mi viene subito in mente che questa
operazione che era partita sulla palestina ed ora prosegue in Libano si chiama "pioggia
d’estate" .

....ma da questo cielo piovono bombe.

Non riesco a trovare la traduzione della parola bombe, credo che sarebbe complicatissino,
ne esistono talmente tante varietà oggi e forse la lingua ebraica non ha ancora coniato
l’equivalente di bombe al fosforo

Come sono inadeguati i dizionari, spero invece siano adeguate le parole di Genet per
aiutarci a capire

Paolo rizzi - Laura bergomi

vi incollo un estratto ma su questo link trovate tutto il testo completo è
impressionante il parallelismo.

http://www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=257

Il giorno dopo l’entrata dell’esercito israeliano noi eravamo prigionieri, ma mi è
sembrato che gli invasori fossero più disprezzati che temuti, incutevano più ribrezzo
che angoscia. Nessun soldato rideva o sorrideva. Qui non c’era sicuramente un tempo
propizio al lancio di riso e fiori.
Quando hanno interrotto le strade, col telefono silenzioso, privo di ogni comunicazione
con il resto del mondo, per la prima volta in vita mia mi sono sentito diventare
palestinese e ho odiato Israele.
Alla città sportiva, vicino alla strada Beirut-Damasco, nello stadio già quasi
interamente distrutto dalle incursioni aeree, i libanesi consegnano agli ufficiali
israeliani dei mucchi di armi, per quanto si può vedere tutte messe volontariamente
fuori uso.
Nell’appartamento in cui abito, ognuno è alla sua radio. Si ascolta Radio Kataeb, Radio
Morabita, Radio Amman, Radio Gerusalemme (in francese), Radio Libano. Senza dubbio,
stanno facendo lo stesso in tutti gli altri appartamenti.
«Noi siamo legati a Israele da numerosi fili che Ci portano bombe, carri, soldati,
frutta, legumi; essi importano in Palestina i nostri soldati, i nostri figli... in un
andirivieni continuo che non ha mai fine, perché - come dicono loro - noi siamo legati a
essi da Abramo in poi, nella sua discendenza, nella sua lingua, nella stessa origine...»
(un fedayn palestinese). «Insomma», continua, «ci invadono, Ci rimpinzano, ci
soffocano e vorrebbero abbracciarCi. Dicono di essere nostri cugini. Sono molto tristi se
vedono che Ci voltiamo dall’ altra parte. Devono essere furiosi contro di noi e contro
sé stessi».