Home > ... > Forum 8907

> Giampaolo Pansa: il grande bugiardo

18 ottobre 2006, 18:47

Intervista a Giorgio Bocca sull’antifascismo e su Pansa

Partigiani della montagna viene ripubblicato dopo sessant’anni dalla sua uscita in un momento in cui in Italia è in corso una polemica di tipo revisionistico…

Sì, una campagna contro l’antifascismo politico e contro l’antifascismo combattente. I partigiani vengono presi di mira in quanto rappresentano la parte più attiva dell’antifascismo.

Perché?

Perché il regime che sta crescendo non vuole ostacoli, non vuole controlli, non vuole critiche, vuole un unanimismo simile a quello del fascismo. Ciò non è nulla di molto diverso da quello che è avvenuto negli anni venti, quando a un certo punto si è creato un fronte che andava dai cattolici ai liberali, e tutti quanti hanno appoggiato il fascismo: gli industriali, i liberali, i fascisti costituirono un grande gruppo che è simile alla Casa delle libertà.

Quali sono gli attori e i registi di questa campagna?

L’attore e il regista di questa campagna è Berlusconi. È stato lui che ne ha dato l’inizio sdoganando i fascisti, dicendo che preferiva Fini a Veltroni come sindaco di Roma. L’operazione è stata quella di creare questa grande alleanza di centro-destra per far fallire il governo di centro-sinistra. Tutte le leggi vengono violate, le leggi vengono fatte ad personam e quindi non c’è più il controllo democratico. E adesso tentano di distruggere i partigiani e gli antifascisti, come hanno fatto con Bobbio e con Foa: ogni giorno c’è una paginata sui giornali italiani per dimostrare che gli antifascisti erano dei deboli, che chiedevano grazie a Mussolini. Questo viene fatto perché tutti devono vedere.

Non pensa che uno degli obiettivi sia anche quello di rimettere storicamente in discussione il ruolo di Giustizia e libertà?

Giustizia e libertà è naturalmente uno degli obiettivi principali, perché gli azionisti sono coloro che hanno introdotto il Partito comunista nella democrazia, cioè l’hanno aiutato a entrare in democrazia, e questo è veramente un punto dolente per quelli di destra.

C’è qualche storico che si è prestato a questa operazione?

Direi che il libro di Pansa è diventato un libro "cult" per i fascisti italiani: in tutte le sedi di partiti di destra e di estrema destra vengono fatte delle presentazioni del libro, un libro che appartiene quasi alla cultura fascista.

Cosa potrebbe dire per smontare il costrutto di Pansa?

E’ difficile smontare un costrutto che è senza costrutto, perché nessuno ha mai fatto un’indagine sulla "resa dei conti" dopo la Resistenza. Non è stata mai fatta perché era impossibile farla, perché le punizioni dei fascisti sono state fatte in minima parte dai partigiani e in massima parte dalla popolazione civile che aveva subito le angherie fasciste e che quando è avvenuta la Liberazione se ne è vendicata. E poi in Emilia e in Romagna c’è stata una resa dei conti ritardata rispetto a quello squadrismo fascista che nelle campagne emiliane aveva seminato morti e incendi. È uno studio difficilissimo che nessuno storico ha fatto, non c’è documentazione e la poca che esiste è stata raccolta in modo raffazzonato e fazioso come aveva già fatto il fascista Pisanò negli anni cinquanta e quindi non si vede che grande novità sia questa.