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Subcomandanti

29 aprile 2007, 23:00

Non credo che il problema di Rifondazione di oggi sia di controllare l’irruenza dei movimenti, nè mi sembra che sia questo l’obbiettivo che si è posto il partito. Tant’è che ha promosso la manifestazione nazionale contro la precarietà e ha dato un impulso forte al successo della manifestazione di Vicenza.

Il problema si apre quando non i movimenti in astratto ma alcuni soggetti politici concreti sulla base della propria strategia cercano di trasformare dei movimenti di massa, necessariamente pluralisti, in una clava contro il governo e all’interno del governo soprattutto contro Rifondazione Comunista. E’ questo che finora ha danneggiato i movimenti stessi, più che la politica di Rifondazione.

L’operazione di Turigliatto, al di là della disputa sulla sua responsabilità nel far cadere il governo ha concretamente indebolito i movimenti perchè ha determinato nella coscienza di molti un corto-circuito tra lotta per un obbiettivo concreto (ad esempio il No Dal Molin) e messa in crisi del governo. Questo ha reso più difficile mantenere alto il movimento contro la base USA a Vicenza.

(A proposito delle sue responsabilità, e di onestà inetllettuale, il massimo organismo della Quarta Internazionale, con un proprio documento in inglese, ha rivendicato a Turigliatto il merito di aver fatto cadere il governo Prodi, mentre in Italia i suoi sostenitori si arrampicano sugli specchi per sostenere il contrario.)

Turigliatto ripropone una strategia politica, quella della desistenza, che il PRC ha perseguito dieci anni fa, che peraltro non diede grandi risultati, e lo fa in una situazione politico-istituzionale che non consente lo stesso tipo di manovra.

Questa strategia è la stessa che Turigliatto e Cannavò avevano proposto al congresso di Rifondazione e a tutti i Cpn successivi con documenti che sono sempre stati sonoramente sconfitti. Quello che è chiaro (leggi gli inteventi soprattutto di Cannavò sui siti internazionali della Quarta Internazionale) è che l’esclusione di Turigliatto era già stata messa nel conto da mesi. Già a novembre dello scorso anno Cannavò scriveva (in inglese) che Sinistra Critica aveva deciso una "exit strategy" da Rifondazione Comunista.

Se tutto il resto rientra nella normale dialettica politica, la scelta di entrare in Parlamento nelle liste di Rifondazione sapendo già dall’inizio di preparare la rottura, mi sembra ponga un qualche problema di correttezza e di lealtà.

Franco