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> Pietro Folena lascia il partito dei DS

12 agosto 2005, 15:28

E’ facile da dire con 9 parole e tre simboli di interpunzione ma chi, come me, ha militato per anni nel PDS e poi nei DS lottando strenuamente per affermare un’indirizzo politico più attento alle questioni della democrazia, dell’ambiente, del rifiuto della guerra e delle privatizzazioni, si trova senza dubbio al bivio, prima o poi. Ho 29 anni, ho ricoperto incarichi nel direttivo romano e laziale della Sinistra giovanile, sono stato segretario di un circolo ed ho sempre militato fedelmente ed orgogliosamente nel partito. Non avrei mai pensato di lasciare il partito ed ho lottato duramente per convincere molti compagni a rimanere, quando in passato cominciavano a manifestarsi i segni della "svolta riformista". Pensavo di avere ragione, i fatti mi hanno smentito. Oggi (ma non da oggi..) mi trovo senza "casa" politica. Ho aderito negli ultimi anni ad Aprile, alla sinistra diessina, alla sinistra ecologista, cercando disperatamente le ragioni del mio restare all’interno di un contenitore a cui tanto tempo sono stato legato. Oggi con dolore mi trovo ad analizzare e a vivere questa condizione di "limbo di rappresentanza"in cui tanti si trovano, nella speranza di lasciarla presto. Approvo la decisione di Pietro Folena, la cui vicenda politica "al vertice" esemplifica quella di molti di noi della "base".
Sono convinto che la geometrica divisione base-vertice vada radicalmente cambiata e che per questo vadano studiati gli strumenti necessari. Sono convinto che, lasciati i timori reverenziali nei confronti dei Partiti (pur fondamentali nella vita democratica), possano essere ritrovate le ragioni di una sinistra democratica e antiliberista, ambientalista e pacifista.
Infine vorrei chiedere a chi ritiene che la battaglia "di sinistra" possa essere fatta all’interno del contenitore diessino di spiegare come questo sia possibile, se chi ha lasciato il partito lo ha fatto proprio perchè gli spazi per il confronto sono stati occupati e resi sterili dai vari "vertici" locali.
Non abbiamo abbandonato il partito, è il partito (o chi lo conduce) ad aver abbandonato noi.

Marco Troisi