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19 maggio 2005, 09:56

Dal manifesto 18.5.05

Lotte sociali, più di 8 mila a processo
by dal manifesto Wednesday, May. 18, 2005 at 12:05 PM mail:

Dagli operai Fiat al Trainstopping. Accuse anche per
associazione a delinquere.

Vi ricordate la straordinaria lotta di un’intera comunità che nel 2003
paralizzò per due settimane l’intera Basilicata? Il primo grande
autogol
del governo Berlusconi fu probabilmente compiuto in quell’occasione,
quando si pensò di costruire nel metapontino il sito unico che avrebbe
dovuto raccogliere i residui del nucleare italiano senza sentire cosa
ne
pensavano le popolazioni locali. A pagare, per la vittoria di Scanzano
così come per l’opposizione alla costruzione di un termovalorizzatore
ad
Acerra, nel napoletano, sono stati i 328 manifestanti denunciati per
blocco, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. E la stagione
del Trainstopping, il blocco dei «treni della morte» che dalle basi
italiane trasportavano armi e mezzi diretti in Iraq? Centinaia di
pacifisti si opposero in ogni modo alla partenza dei convogli,
bloccando
stazioni, binari e il porto di Livorno. Ebbene, le denunce per le
manifestazioni contro la guerra e i blocchi non violenti sono state
oltre 500. Per qualcuno sono già arrivate le prime condanne, in genere
con decreti penali che non prevedono contraddittorio e sanzioni
pecuniarie. Il prezzo dell’opposizione sociale a quattro anni di
governo
Berlusconi, dalle lotte operaie ai movimenti no global e pacifista, è
pesante. Dalle repressioni di Napoli e Genova, con i pestaggi in
piazza,
l’uccisione di Carlo Giuliani, le torture nella caserma Bolzaneto e
l’irruzione notturna nella scuola Diaz, si è passati a una gestione più
«soft» di cortei e proteste, fatta di criminalizzazione preventiva dei
movimenti, anche attraverso qualche campagna mediatica, e poche botte
in
piazza, rimpiazzate da centinaia di denunce postume. Spesso per piccoli
reati come resistenza o blocco stradale, ma quanto basta per
neutralizzare decine e decine di attivisti, costringendoli per qualche
anno a occuparsi di come risolvere le pendenze giudiziarie. Altre volte
con accuse ben più pesanti, dall’associazione a delinquere alla rapina
aggravate e all’estorsione, come è accaduto a 102 persone, militanti di
Action o «fedeli di San Precario».

In tutto sono oltre 8 mila gli attivisti sottoposti a procedimento
penale, secondo la ricostruzione effettuata dalla Rete per il reddito
insieme alla rete di legali degli imputati.

Ma vediamo un altro po’ di cifre: sono 4.450 i tranvieri denunciati per
gli scioperi «selvaggi» durante la vertenza per il rinnovo del
contratto
di lavoro; 310 i forestali e i lavoratori socialmente utili nel mirino
per aver bloccato le strade per non perdere il posto di lavoro; 45 i
dipendenti dell’Alitalia denunciati per interruzione di pubblico
servizio e danneggiamento durante la dura lotta per evitare che la
compagnia di volo chiudesse addirittura i battenti; 250 i lavoratori
della Fiat di Termini Imerese e 120 quelli dell’Alfa in sciopero contro
l’azienda; 40 gli operai della Thyssen Krupp di Terni denunciati per
blocco stradale dopo l’annuncio di chiusura dello stabilimento; 800 i
disoccupati napoletani accusati di associazione a delinquere,
estorsione
e altri reati; 410 le persone sotto accusa per occupazioni di case,
dieci delle quali già condannate a 18 mesi di carcere; 264 i militanti
che hanno partecipato a iniziative contro i cpt; 577 quelle cadute
sotto
la scure della giustizia per mobilitazioni antifasciste e 282 gli
studenti per le mobilitazioni in difesa del diritto allo studio. C’è
poi
la lunga e complicata partita giudiziaria relativa ai fatti di Napoli e
Genova, con 218 persone sottoposte a procedimento penale nel capoluogo
ligure e nel contestato processo di Cosenza. Per questo da più parti,
nei movimenti, arriva la richiesta di un provvedimento di amnistia e
indulto per le lotte sociali. Come aveva fatto appello da Parigi,
all’indomani della morte del papa, Oreste Scalzone, accompagnando la
richiesta con uno sciopero della fame.