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> Il discorso di Paolo Bolognesi nell’occasione del 25° anniversario della Strage di Bologna

4 agosto 2005, 00:06

C’è da piangere dall’umiliazione e dalla vergogna quando si assiste ai tentativi degli sciacalli della destra di riabilitare i carnefici Fioravanti e Mambro.
Perchè a questo punto mi è difficile anche considerarli essere umani,i pennivendoli della destra.

In questo articolo Nicola Tranfaglia riassume i fatti:

La trappola e la vergogna
di Nicola Tranfaglia

Il nostro, non sarò l’ultimo a ripeterlo, è un’assai strano Paese. Così strano che, per commemorare venticinque anni dopo la strage di Bologna che provocò 85 morti e 200 feriti e dopo una sentenza definitiva che ha condannato all’ergastolo due terroristi neri, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, a trent’anni di carcere un terzo neofascista Luigi Ciavardini, allora minorenne, il governo Berlusconi ha l’idea di inviare il vicepresidente del Consiglio Giulio Tremonti che con quella storia non ha nulla in comune e appare, in nulla e per nulla, adatto a ricordare le ragioni di chi si oppose all’offensiva terroristica portata avanti dai terroristi di estrema destra, collusi quasi sempre con apparati dello Stato e dei servizi, con l’obbiettivo evidente di favorire uno spostamento a destra degli equilibri politici nazionali.

Non è un caso peraltro che, a livello giudiziario, due personaggi centrali del golpismo più o meno morbido e intimidatorio come il grande venerabile della Loggia P2 Licio Gelli e l’oscuro procuratore di affari Francesco Pazienza siano stati a loro volta condannati a dieci anni di carcere per calunnia e depistaggio.

Il quadro è completo se si aggiunge che un ex presidente della Repubblica, il senatore Francesco Cossiga, noto per le sue posizioni filoberlusconiane negli ultimi tempi, si affanna a ribadire che il processo deve essere riaperto, essenzialmente a favore di una impossibile riabilitazione di Mambro e Fioravanti.I

n una situazione di questo genere il ricordo di quello che resta, per molti aspetti, il più doloroso attentato degli anni terribili del terrorismo che insanguinò l’Italia tra il 1969 e il 1985, rischia di essere sommerso ancora una volta da scontri e polemiche che poco hanno a che fare con l’orrore di tutte le vittime di ogni età e condizione sociale, di donne e bambini, di giovani e vecchi che quel 2 agosto passarono per la stazione emiliana diretti a casa o invece in cammino verso le vacanze e vennero colpiti da una mano omicida della quale, a distanza di un quarto di secolo, non conosciamo ancora né i mandanti né gli obbiettivi politici precisi.
Sappiamo certo che l’attentato si iscriveva in una lunga serie di azioni compiute dai gruppi di estrema destra in quel periodo, che Bologna era allora la città simbolo del partito comunista italiano, che non vi fu, a differenza di quel che accadeva di solito per le azioni del terrorismo rosso, una pubblica rivendicazione, ma la verità completa manca ancora ed è quello che costituisce il punto centrale di una commemorazione non retorica della grande strage.
È, ancora una volta, una richiesta popolare di giustizia in un Paese del quale una parte non piccola della storia repubblicana resta oscura, soprattutto quando si tratta di stragi o attentati che hanno percorso l’ultimo sessantennio senza interruzione a partire, vale la pena ricordarlo, dalla strage di Portella della Ginestra del primo maggio 1947.

Ma il rischio assai concreto é che non di tutto questo si parli sui giornali e nelle televisioni ma soprattutto o soltanto dei fischi che hanno accolto l’on. Tremonti, l’on. Bertolini e altri rappresentanti del governo e del Parlamento.

Giacché esprimere il proprio dissenso nei confronti dei deputati di Forza Italia, come degli esponenti di qualsiasi forza politica, è del tutto legittimo ed è già avvenuto negli anni scorsi di fronte ad esponenti del governo e del Parlamento presenti alla commemorazione ma ormai proprio i manifestanti dovrebbero sapere assai bene che l’atteggiamento della maggior parte dei giornali, come degli altri mezzi di comunicazione, legati per controllo o proprietà, alla maggioranza di centro-destra, è quello di oscurare il senso della persistente richiesta di giustizia e di concentrare tutta l’attenzione e lo spazio proprio a quelle manifestazioni,spesso minoritarie, che si esprimono fischiando Tremonti e altri personaggi riconducibili all’attuale maggioranza.
È come se, da parte del governo e del centro-destra al potere, la trappola fosse stata già messa in conto come un pretesto assai utile a sollevare l’attenzione dei media amici (che sono pur sempre la grande maggioranza) non sul fatto assai scandaloso di una strage che non dispone venticinque anni dopo di una sua verità esauriente ma sul preteso scandalo di una sinistra che inscenerebbe l’ennesimo attacco contro l’incolpevole Tremonti e i suoi comprimari.

Ed è per questo - crediamo - che il presidente dell’Associazione delle vittime Bolognesi e il sindaco della città emiliana hanno invitato i manifestanti a non fischiare. Per non cadere ancora una volta nella trappola."""

Io spero solo che la banda mediatica di berlusconi non riesca nel suo infame ennesimo tentativo di depistaggio e che il diritto ad avere giustizia dalle famiglie delle vittime delle stragi fasciste non sia beffeggiato da chi queste stragi le ha volute per prendere il potere