Home > 1 maggio contro i lavoratori
1 MAGGIO CONTRO I LAVORATORI
La vicenda ancora aperta dell’allegato lavoro (legge 1167) pone un problema di salvaguardia dei diritti dei lavoratori da affidamenti ed accordi che possono essere dati o stipulati dalle Confederazioni Sindacali in loro nome. Cisl ed Uil difendono la legge licenziata dal Senato. La Cisl si spinge fino ad insultare come "lazzaroni" quanti dissentono facendo eco al Ministro Sacconi che accennando alle critiche di Vendola parla di "idee velenose" e finge di sentire un "fastidio alla schiena" evocando reazioni terroristiche. Bisogna avere la coscienza molto sporca per temere di essere sparati a causa
di un atto legislativo che viene decantato come un equo prodotto della modernizzazione.
La CGIL, consapevole di avere una base reattiva e più politicizzata di quella di Cisl ed Uil, si è astenuta dall’approvazione della legge anti art.18, l’ha criticata, ma ha lasciato fare. Ha lasciato che
il Senato giungesse al voto finale senza intervenire e senza avvertire i suoi rappresentati del macigno che stava per rotolare sulle loro teste. A differenza di Ferrero, non ha ritenuto di illustrare al Presidente della Repubblica le ragioni di incostituzionalità che un centinaio di giuslavoristi ha formulato in un appello. Ha escluso che la questione art.18 potesse essere al centro dello sciopero del 12 marzo ed ha anche escluso che potesse avviare una raccolta di firme per un referendum. Si è limitata ad annunziare un ricorso alla Corte Costituzionale dando per scontata la firma del Presidente
della Repubblica quando questa è ancora incerta. Insomma, ha lanciato una serie di segnali rivolti a rassicurare i fautori della legge facendo capire di non poter fare a meno di esserne contraria per tra-dizione, per cultura, per la contrarietà dei lavoratori ma che non avrebbe alzato barricate per contra-starne l’applicazione.
Questo comportamento della CGIL è la logica conseguenza di una profonda involuzione antidemocratica di cambiamento culturale e politico che ha segnato un percorso cominciato con
gli accordi di abolizione della scala mobile e di concertazione e che ha avuto momenti significativi
nel protocollo d’intesa del luglio 2007 con il governo Prodi, con il lasser faire a Cisl e Uil per la riforma della contrattazione e sopratutto con gli accordi per l’Alitalia stipulati contro i lavoratori
che sono stati lo spartiacque tra un prima ed un dopo. Per l’Alitalia la CGIL ha accettato una privatizzazione che ha regalato ad una cordata di imprenditori un patrimonio ingente, ha danneggiato i piccoli azionisti e sopratutto ha accettato di stipulare un contratto aziendale lesivo di diritti sindacali ed anche di cittadinanza. Per l’accordo Alitalia, la CGIL era intervenuta con posizioni iniziali corrette ma, cammin facendo, per influenza di vari fattori e tra questi la pressione del PD, ha sottoscritto condizioni che hanno fatto retrocedere l’Alitalia tra i peggiori datori di lavoro
del trasporto aereo.
Sono convinto che nelle posizioni diverse che la CGIL assume rispetto a Cisl ed Uil ci sia un gioco delle parti, un modo per approvare respingendo. Insomma, un espediente per non deludere i propri iscritti per poi, ad un certo punto, allargare le braccia e dire che non c’è stato niente da fare. Non mi spiego diversamente l’annunzio
della comune celebrazione del 1 Maggio dopo uno sciopero generale fatto in contrasto con Cisl e Uil.? Un Primo Maggio contro i lavoratori privati financo del diritto di ricorrere ad un Giudice ed avviati alla precarizzazione ed ad un lungo periodo di bassi salari e di ricatti esistenziali.
Il Sindacato italiano ha cambiato pelle e natura. I suoi interessi sono diventati diversi da quelli dei lavoratori che sono usati come materia prima per il loro sviluppo burocratico ed aziendale. Sono grandi aziende di servizi che gestiscono con le associazioni padronali un enorme gruppo di enti bilaterali finanziati da ritenute imposte contrattualmente ai lavoratori. Non è privo di significato che i Sindacati italiani applicano ai loro dipendenti la legge trenta e da molto tempo sono esonerati dagli obblighi dell’art.18.
Anche i grandi ideali che costituivano parte dell’identità della CGIL sono stati cancellati. La CGIL non partecipa da anni alle lotte per la pace. C’è più sensibilità in certi articoli che appaiono sul NYT
e sul Guardian per l’orrore delle guerre coloniali in corso che nei suoi sempre più rari pronunziamenti.
La perdita di identità progressista, socialista, di sinistra della CGIL è una terribile perdita per l’Italia.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it