Home > 11 marzo, la difesa chiede gli arresti domiciliari

11 marzo, la difesa chiede gli arresti domiciliari

Publie le venerdì 14 luglio 2006 par Open-Publishing

Iniziata l’ultima udienza del processo
11 marzo, la difesa chiede gli arresti domiciliari
La sentenza è attesa per il 19 luglio. I genitori dei 25 ragazzi in cella hanno presentato due appelli: «Valutazione serena e obiettiva»

Un’immagine degli scontri dell’11 marzo in corso Buenos Aires (Ap)
È iniziata l’ultima udienza del processo per gli scontri dell’11 marzo in corso Buenos Aires, quando furono danneggiate o incendiate oltre 20 auto, feriti alcuni agenti delle forze dell’ordine e devastata una sede di An. Presenti in aula, oltre ai 25 accusati di concorso in devastazione, un centinaio di amici arrivati da diverse città d’Italia. I legali dei ragazzi in carcere hanno chiesto per i loro assistiti gli arresti domiciliari in attesa della sentenza (27 abbreviati e due patteggiamenti), che dovrebbe essere emessa il 19 luglio, ribadendo la loro innocenza. Secondo le difese, «la sola presenza sul luogo degli scontri degli imputati non è sufficiente per ritenerli colpevoli moralmente e fattivamente di saccheggio e devastazione». Gli avvocati hanno chiesto dunque l’assoluzione per il reato di devastazione e inoltre che ogni imputato venga giudicato per i fatti che ha realmente commesso e non vi sia un giudizio collettivo.
PM FAVOREVOLE - Il pm Piero Basilone ha espresso parere favorevole alla concessione degli arresti domiciliari. Il pm, che lunedì scorso aveva chiesto per 27 indagati pene fino a sei anni di reclusione, ha parlato di «sussistenza di gravi indizi» che permane per tutti e 25 ancora in carcere e ha chiesto che l’opera di riabilitazione venga condotta anche con l’aiuto delle loro famiglie. La decisione sulla eventuale concessione della misura alternativa al carcere verrà pronunciata mercoledì, nel corso di quella che dovrebbe essere l’ultima udienza del procedimento per rito abbreviato, dal gup Giorgio Barbuto.
DUE APPELLI - Il comitato di solidarietà costituito dai genitori dei ragazzi dell’11 marzo hanno intanto presentato al pm Piero Basilone due appelli, uno dei quali sottoscritto anche da 150 parlamentari. Durante una manifestazione non autorizzata, i genitori e gli amici dei 25 ragazzi in carcere e degli altri 4 sotto procedimento penale hanno tenuto una conferenza stampa di fronte a Palazzo di Giustizia chiedendo la scarcerazione per tutti e criticando l’operato del pm che, come ha affermato uno dei portavoce, «sta saccheggiando delle vite con la carcerazione preventiva e sta devastando il futuro di quei giovani». «Chiediamo una valutazione serena e obiettiva dei fatti che si esprima in una valutazione proporzionale alla loro effettiva gravità» si legge in uno dei due appelli consegnati al pm.
IMPUTATI - «La colpa che ci viene imputata era solo quella di essere presenti a una manifestazione antifascista con cui ci volevamo opporre alla commissione di un reato», ovvero il corteo della Fiamma Tricolore. Lo ha detto, in aula, nella forma di dichiarazione spontanea, Marta Canidio, accusata con altri di reati che vanno dalla devastazione all’incendio, alla resistenza a pubblico ufficiale. Canidio, che è a piede libero, ha parlato a nome suo e di tre ragazze che si trovano in carcere da quattro mesi. Anche Valter Ferrarato, accusato a piede libero, parlando a titolo personale, ha fatto riferimento a quello che ha definito un «processo politico contro l’antifascismo. Il vero reato commesso - ha sostenuto durante la sua dichiarazione spontanea davanti al gup Barbuto - è quello commesso dall’autorità cittadina che ha permesso che avesse luogo una manifestazione fascista». www.corriere.it


http://www.edoneo.org/