Home > 14 miliardi buttati per 131 caccia bombardieri

14 miliardi buttati per 131 caccia bombardieri

Publie le venerdì 10 aprile 2009 par Open-Publishing

Viviana segnala:

In questi giorni il governo italiano sta chiedendo al parlamento il parere positivo alla continuazione della produzione di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026 con una spesa di quasi 14 miliardi di euro. Si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi sia per la sua incoerenza (si tratta di un aereo di attacco che puo’ trasportare anche ordigni nucleari) con le autentiche missioni di pace del nostro paese.

In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati, per il terremoto, e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’universita’ e alle politiche sociali, destinare 14 miliardi di euro alla costruzione di 131 cacciabombardieri e’ una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese.

Per aderire all’appello: info hEQ sbilanciamoci.org - http://www.sbilanciamoci.org

E’ in discussione nelle Commissioni Difesa di Camera e Senato la richiesta di parere da parte del Governo sul programma pluriennale relativo all’acquisizione del sistema d’arma Joint Strike Fighter (JSF) e l’associata linea di assemblaggio finale a Cameri.

Dopo le fasi di sviluppo e pre-industrializzazione il Governo chiede al Parlamento un semplice parere per passare alla fase di acquisizione di 131 cacciabombardieri JSF completi di relativi equipaggiamenti, supporto logistico iniziale e approntamento delle basi operative nazionali (4 aereoporti ed 1 portaerei). Tutto per circa 12,9 miliardi di euro nel periodo 2009-2026. A cio’ va aggiunta la realizzazione sul suolo nazionale, a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica dei velivoli italiani ed olandesi al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012. A queste spese va aggiunto il miliardo di euro gia’ investito per la fase di sviluppo, arriviamo cosi’ a quasi 15 miliardi di euro.

Il progetto e’ faraonico. Il Joint Strike Fighter (JSF) e’ un aereo da combattimento monomotore, monoposto, in grado di operare alla velocita’ del suono, ma con velocita’ di crociera subsonica. E’ ottimizzato per il ruolo aria terra (quindi per l’attacco) ed ha due stive interne per le bombe che possono essere anche di tipo nucleare. E’ un velivolo di tipo stealth, cioe’ a bassa rilevabilita’ da parte dei sistemi radar e di altri sensori.

L’aereo assolve un ampio ventaglio delle funzioni operative dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare, ed andra’ a sostituire gli AV-B della componente imbarcata della Marina e gli AM-X ed i Tornado della componente aeronautica.

Capofila del progetto sono gli Stati Uniti e vi partecipano altri 8 paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capocommessa e’ l’americana Lokheed Martin Aero. L’impresa italiana maggiormente coinvolta e’ l’Alenia Aeronautica. La Difesa parla di un indotto da 10.000 posti di lavoro, ma e’ puro marketing. Per gli Stati Uniti quello del JSF e’ il programma piu’ costoso della sua storia militare. Infatti il costo complessivo si dovrebbe aggirare intorno ai 275 miliardi di dollari (all’inizio erano 245 miliardi di dollari). Il costo unitario e’ gia’ salito da 37/47 milioni di dollari in base al modello, a 50/70 milioni di dollari ma nessuno giura su queste cifre; il costo reale, secondo alcuni si sapra’ solo quando si dovra’ pagare. C’e’ chi parla di un costo unitario finale molto vicino ai 100 milioni di dollari. Il Pentagono allo stato attuale spendera’ 12 miliardi di dollari l’anno per i prossimi 20 anni.

Passando dagli Stati Uniti all’Olanda la preoccupazione (per i conti pubblici) per il programma JSF e’ molto forte. Secondo la Corte dei Conti olandese tra il 1996 ed il 2006 i costi sono cresciuti dell’80% e per questa ragione i vari organismi di controllo (dei paesi interessati) preoccupati da questi dati hanno stabilito di ritrovarsi ogni sei mesi per verificare l’andamento del progetto. A queste riunioni non risulta abbiano mai partecipato i rappresentanti della Corte dei Conti italiana.

I fautori del JSF affermano che non ci sono incompatibilita’ con il progetto europeo dell’Eurofighter perche’ il primo e’ un cacciabombardiere ed il secondo un caccia. Ma l’incompatibilita’ evidentemente e’ economica, visto che l’Italia ha chiesto al Consorzio dell’EFA di calcolare il costo di una revisione della sua partecipazione alla produzione del nuovo aereo. Si tratta dell’acquisizione dei 46 velivoli della terza tranche (2012-2017). Il preventivo di riduzione degli ordini richiesti al consorzio dovrebbe prevedere sia la possibilita’ di un taglio parziale delle consegne sia una rinuncia totale alla fornitura. Il danno per l’industria europea e’ fin troppo evidente.

Tra l’altro i vertici della Difesa hanno calcolato la diminuzione delle esercitazioni e della manutenzione dei mezzi in base ai tagli apportati dalla finanziaria del 2009. In base a queste stime (tutte da verificare) l’Aeronautica potra’ effettuare circa 30.000 ore di volo a fronte delle 90.000 previsionali del 2008. La situazione di manutenzione dei mezzi e dei sistemi d’arma complessi sara’ ad un livello di efficienza: per l’anno 2009 al 45%-65%; per gli anni 2010-2011 al 20%-30%; dall’anno 2012 prossimo allo 0%. Allora che senso ha investire in stratosferici sistemi d’arma se poi non si ha la certezza di poterli fare volare perche’ mancano i fondi per il carburante o per i pezzi di ricambio?

Inoltre parlare poi del JSF come di una occasione anticrisi e’ assolutamente fuori luogo. Infatti per il ritorno occupazionale si parla di 1/10 rispetto alle previsioni, cioe’ 200 assunzioni a Cameri e 800 persone per l’indotto senza avere poi quel passaggio di know how sperato. I 10mila posti di lavoro promessi sono dunque un’autentica invenzione. Con gli stessi soldi si potrebbe fare ben altro. Ci sono molti modi migliori per spendere tante risorse a beneficio della societa’ e dell’economia.

Infine c’e’ l’articolo 11 della Costituzione: «l’Italia ripudia la guerra». Che ci facciamo con 131 cacciabombardieri d’attacco in missioni di pace che dovrebbero avere un ruolo di peace keeping? Una ragione in piu’ per bloccare la decisione del parlamento.

ripreso da masadaweb.org